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Mercoledì, 24 Aprile 2024
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La Fondazione Falcomatà riparte dalla cultura, presentato il libro del giornalista Turano

Un parterre di illustri studiosi ed analisti, tutti reggini doc, ha raccontato attraverso il romanzo "Salutiamo, amico", gli anni della rivolta di Reggio

La Fondazione Falcomatà riparte dalla cultura con la presentazione, al Circolo del Bridge di Pentimele, del romanzo "Salutiamo, amico" di Gianfrancesco Turano. Accanto al giornalista dell’Espresso un parterre di reggini illustri: l’inviato e autore Rai Pietro Raschillà, il “volto” di La7 e “penna” del Corriere della Sera Tommaso Labate, l’ex “colonna” della Direzione nazionale antimafia Enzo Macrì. A moderare l'incontro, il giornalista Mario Meliadò. 

E già alle prime battute dell’appuntamento, s’è puntualizzato come per la Fondazione, presieduta da Rosetta Neto Falcomatà che si prefigge di tramandare e valorizzare la figura e l’operato del sindaco della “Primavera” reggina, Italo Falcomatà, si  trattasse della prima iniziativa dopo la devastazione della sede storica di via Reggio Campi.

Il triste episodio avvenuto nel marzo scorso, che ha visto il danneggiamento di una parte del patrimonio documentale e fotografico custodito dalla Fondazione, non ha minimamente scalfito l’intenzione dei promotori di andare avanti nelle iniziative della Fondazione, che si estendono anche a settori come la solidarietà e la promozione del territorio e delle sue  “eccellenze”.

Nel corso del dibattito è stato posto in evidenza come una lunga sequenza di eventi tra il 1969 e il 1972, ben al di là della mera rivendicazione dello status di capoluogo calabrese per Reggio Calabria, inquadri la “Rivolta” del 1970 nel lugubre contesto di un disegno eversivo di matrice “nera” che ebbe tra i suoi picchi il fallito golpe del generale Junio Valerio Borghese, figura assai sottovalutata della storia d’Italia. 

Secondo la brillante ricostruzione del giudice Macrì – così come nell’interessante libro di  Turano, reggino a sua volta –, nel conteggio delle vittime dei “Fatti” dovrebbero dunque rientrare almeno anche i sei morti del deragliamento del Torino-Palermo alla stazione di Gioia Tauro e i cinque anarchici “della Baracca”.

Lodato coralmente anche lo stile letterario di Turano, che in "Salutiamo, amico" non si lascia andare al “giornalistese” spesso tipico della narrativa firmata da “penne” anche importanti, ma vanta una scrittura bella, fluente, con quattro-cinque piani di lettura diversi, con un’attenzione gradevolissima a ricette gastronomiche o a espressioni in slang dialettale che impreziosiscono la trama dei dialoghi, anzi delle lettere tra due dei protagonisti, Nunzio e Luciano. Una prosa persino accattivante nel “riproporre” personaggi in realtà facilmente identificabili dai reggini che vissero quegli anni impossibili da dimenticare. 

Al termine, firmacopie per Gianfrancesco Turano, che s’è anche prestato con generosità e simpatia all’inevitabile “fuoco di fila” di domande da parte dei presenti.

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