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Giovedì, 25 Aprile 2024
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Nel giorno della Memoria, per non dimenticare riscopriamo la Reggio ebraica

Con il prezioso supporto dello storico Francesco Arillotta, facciamo un viaggio indietro nel tempo in una città che intreccia la propria storia con quella del popolo di cui si voleva eliminare ogni traccia

Ogni anno, nel mondo, il 27 gennaio si celebra la Giornata della Memoria, la ricorrenza durante la quale vengono ricordati 15 milioni di vittime dell'Olocausto, cifra emersa dallo studio dell'Holocaust Memorial Museum di Washington rinchiusi e uccisi nei campi di sterminio nazisti prima e durante la Seconda Guerra mondiale. Sei milioni di queste vittime innocenti appartenevano al popolo ebraico. Un popolo di cui se ne volevano cancellare le tracce.

Tracce però che non possono essere cancellate, perché, ovunque, se si scava nella storia del nostro Paese, riemergono. Beffando chi, questi segni, li voleva sterminare. Anche Reggio, molti non sanno, intreccia la sua storia con quella del popolo ebraico. 

Con il prezioso contributo dello storico Francesco Arrilotta andiamo alla scoperta proprio della Reggio ebraica. 

Come mai gli Ebrei a Reggio e quando sono arrivati? 

“Qui è stato trovato un frammento di una lapide marmorea inscritta in caratteri greci 'ioydaion', della metà del IV sec., classificata titulus o insegna di una sinagoga. Nel 1060, all’epoca della conquista normanna, gli ebrei erano ancora qui, e quello successivo fu un periodo tranquillo e sicuro da attacchi. Nel 1217, Federico concede al vescovo di Reggio, Landone, la giurisdizione e i fiscali sui giudei residenti nella città. Anche il periodo aragonese della seconda metà del XV sec. è da considerare fra i più floridi della dimora, in Calabria, degli ebrei, elemento preponderante nella classe mercantile. E’ probabilmente fu anche questa situazione, di generale stabilità, ad indurre lo stampatore Abraham ben Garton a stabilirsi a Reggio”. 

Oggi è il giorno della memoria, all’epoca, com’era trattata la comunità ebraica?

“Giuridicamente erano servi della Regia Camera, che li proteggeva come propri beni e che li poteva assegnare temporaneamente anche ad altri soggetti; famosa la lite durata decenni, nel ‘400, fra l’Arcivescovo di Reggio, il Regio Fisco e la Città, per la giurisdizione civile e criminale sui giudei, per fundico, tintoria et porto. Era loro proibito contrarre vincoli familiari misti, non potevano avere schiavi o servi cristiani, non potevano assumere uffici pubblici. Inoltre, dovevano portare addosso un segno distintivo: gli uomini giravano con un nastro rosso davanti al petto, lungo un palmo e largo due dita, o con un berretto senza falda, chiamato tau, rotondo e largo; le donne dovevano tenere sul capo un velo turchino. Stranamente, infine, non potevano portare calze violacee”.

Quali erano i rapporti fra loro e  i Reggini cristiani?

“Ci sono molte testimonianze a tal proposito. Nel 1484, Abraham Sicar, giudeo di Messina abitante a Reggio, protesta perché ritiene onerosa la quota di tasse assegnatagli la tassazione imposta dai Regi Governi e non vuole pagare la sua quota di tasse. Nel 1494, lo speziale giudeo siciliano Salomone Actant protesta, affermando di essere stato molestato nella sua professione dagli speziali reggini e sempre nel 1494 la Camera Sommaria di Napoli ordina al capitano di Reggio di rendere giustizia all’ebreo di Sicilia Mardoco, abitante a Reggio, e agli altri ebrei che sono arrivati dalla Sicilia. Comunque, Reggio li accettava volentieri, perché commerciavano e perché prestavano soldi; e per le loro attività pagavano alti fiscali, fra cui la nota tassa della mortafa. Re Ferdinando I di Napoli concede, il 31 luglio 1466, l’indulto generale che comprende cristiani e giudei di Reggio, proprio su specifica richiesta della Città. Com’è noto, nel 1492, Ferdinando II il Cattolico espelle gli Ebrei dalla Spagna, insieme ai Mori; un gran numero di famiglie si rifugia in Sicilia e a Reggio.

Nel 1504, essi sono espulsi dalla Sicilia; la comunità ebraica di Siracusa si trasferisce quasi per intero fra noi; quindici famiglie di tintori giudei siciliani portano per la prima volta a Reggio le loro procedure segrete per il trattamento dei tessuti con lo sconosciuto indaco. La qual cosa è dimostrata dal fatto che in quegli anni il Fisco riscuoterà un gigliato per ogni oncia di indaco importato e impiegato nelle tintorie reggine. Con la Prammatica del 23 novembre 1510, sempre di re Ferdinando II, viene ordinata la cacciata definitiva degli Ebrei anche dal Viceregno di Napoli.  Da Reggio vanno forzatamente via il 25 luglio 1511. E non torneranno più."

Cosa perse la città dalla cacciata della comunità ebraica?

“Si soppresse così un elemento di grande vitalità nella società reggina dell’epoca; essi garantivano equilibrio economico nei periodi di crisi finanziaria; con il loro commercio avevano promosso e valorizzato le produzioni calabresi, prima fra tutte la seta; il loro allontanamento provocò la decadenza del sistema serico e lo sfruttamento delle nostre risorse economiche da parte di altre forze mercantili, cristiane sì ma estranee alla Città, e soprattutto molto più aggressive ed esose”. 

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