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La città recuperi la storia della Rivolta e ne faccia un fondo consultabile presso l'archivio comunale | VIDEO

Il Comitato civico ha ricordato il cinquantesimo anniversario dei moti di Reggio Calabria: "Un movimento di popolo che non fu capito dalla sinistra", Arcidiaco: "La città ritrovi unità"

Una storia negata, una storia tutta da scrivere. Quella della Rivolta di Reggio Calabria, di cui oggi ricorre il cinquantesimo anniversario, è una pagina della storia italiana che deve essere raccontata alle giovani generazioni, a quelle ragazze e a quei ragazzi che quelle pagine di rivolta popolare mai troveranno nei propri libri di storia.

Per questo, ma non solo per questo, il Comitato civico che vuole dare dignità di evento storico dell'Italia contemporanea a quelle manifestazioni nate il 14 luglio del 1970, è tornato in piazza nel pieno rispetto delle normative anti Coronavirus.

Sul Lungomare Falcomatà, all’altezza del monumento che ricorda quei giorni, si sono dati appuntamento e si sono ritrovati Franco Arcidiaco, che del Comitato civico ne è il presidente, l’assessore comunale Anna Nucera e il professore Francesco Arillotta.

“Quello di oggi - ha detto Franco Arcidiaco - è un momento che vuole essere di grande unità. La Rivolta di Reggio Calabria non è stata una rivolta fascista, cosa che né la sinistra né il centro sono riusciti a capire, ha avuto un’anima squisitamente popolare e noi così vogliamo ricordarla”.

Sulla stessa lunghezza d’onda anche l’assessore Anna Nucera che, da dirigente scolastica quale è, ha spostato il ragionamento sulle giovani generazioni. “Ciascuno di noi - ha detto - deve avere il dovere delle memoria. Tutti insieme dobbiamo aiutare i giovani a ricordare questo momento storico molto importante per la città, un momento che vide impegnate anche tante donne il cui apporto dovrebbe essere meglio valorizzato”.

Per il professore Francesco Arillotta, infine, quella di Reggio Calabria, della sua Rivolta e delle sue aspirazioni a diventare capoluogo di regione, “è una storia ufficialmente negata, una storia che manca di documentazione e di conoscenza. Reggio insorse non per avere il capoluogo, ma perché le avevano tolto un riconoscimento che le era stato assegnato già nel 1800. In quella fase mancò coraggio alla classe politica e culturale di andare contro chi aveva un comportamento completamente sbagliato e tutto fu gestito da chi, con grande coraggio e sacrificio, si assunse responsabilità di portare avanti questa battaglia”.

Anche per questo l’auspicio del professore Arillotta è che la storia della Rivolta possa essere studiata a scuola ma, soprattutto, che possa diventare appunto storia. Proprio per questo il primo impegno che ha fissato Francesco Arillotta è quello di avviare una “raccolta di tutto il materiale afferente a quel periodo, di tutta la documentazione di questa grande battaglia e ciò al fine di fare un fondo presso l’archivio comunale”.

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