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Lunedì, 29 Aprile 2024
Contrasto alla criminalità

Bancarotta e autoriciclaggio, arrestati i fratelli Palamara: sequestro beni per 1,3 milioni

Si tratta di Pasquale e Giuseppe Palamara. L'inchiesta della Guardia di finanza e della Direzione distrettuale antimafia di Milano. Nove gli indagati

Bancarotta fraudolenta, autoriciclaggio e sottrazione fraudolenta al pagamento delle imposte. Con queste accuse la Guardia di finanza di Milano, eseguendo un'ordinanza emessa dal gip del tribunale, ha arrestato due fratelli, originari di Melito Porto Salvo e San Lorenzo, in provincia di Reggio Calabria, che vivono ad Arona e Meina, sul Lago Maggiore. Gli indagati sono in tutto nove.

L’indagine, condotta dal nucleo di polizia economico-finanziaria milanese, coordinata dalla locale Direzione distrettuale antimafia, (pm Sara Ombra, aggiunta Alessandra Dolci), ha permesso di individuare Pasquale e Giuseppe Palamara di 48 e 57 anni, dediti secondo gli inquirenti "alla commissione di plurimi reati tributari e fallimentari attraverso società operanti nel settore del movimento terra e lavori stradali a Milano e nella provincia di Novara".

Le fiamme gialle hanno inoltre sequestrato immobili, auto di lusso e disponibilità finanziarie, per un valore complessivo di oltre 1,3 milioni di euro nei confronti dei principali indagati.

Le indagini

Secondo le indagini della guardia di finanza i due uomini avrebbero "cagionato dolosamente il fallimento e la distrazione dei patrimoni aziendali di diverse società a loro riconducibili, impedendo così l’azione di recupero dei creditori e dell’Erario.

Le condotte si sarebbero ripetute nel tempo, come spiegano i finanzieri "mediante la preordinata costituzione di new company operanti nel medesimo settore del movimento terra e lavori stradali, tra cui figura anche una società di diritto elvetico, fittiziamente amministrate da soggetti compiacenti, utilizzate dai due fratelli per riciclare i beni e le altre utilità di provenienza illecita, in modo da ostacolarne l’identificazione".

Gli accertamenti patrimoniali e l’analisi dei conti correnti intestati alle società e ai due uomini coinvolti avrebbero "evidenziato svariate movimentazioni finanziarie anomale, alcune delle quali verso la Svizzera, finalizzate a svuotare sistematicamente le imprese decotte a vantaggio delle newco e a drenare parte dei fondi per utilizzi privati dei due amministratori di fatto".

Le perquisizioni

Sono state eseguite, inoltre, numerose perquisizioni nelle sedi societarie e nei confronti dei principali indagati responsabili, secondo i finanzieri, della distrazione patrimoniale e delle condotte di autoriciclaggio.

"La responsabilità degli indagati - conclude la Guardia di finanza - sarà definitivamente accertata con la sentenza irrevocabile di condanna. Il procedimento penale verte ancora nella fase delle indagini preliminari e, allo stato delle attuali acquisizioni probatorie, in attesa di giudizio definitivo, è doveroso sottolineare che vale la presunzione di non colpevolezza degli indagati".

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