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Venerdì, 19 Aprile 2024
Cronaca

Caso piccolo Matteo, il garante non si arrende e chiede incontro al ministro Lamorgese

Antonio Marziale, dopo l'assenza della terna commissariale all'audizione, ha deciso di rivolgersi al Viminale per garantire i diritti negati al bimbo autistico

Non si arrende il garante regionale per l'infanzia e adolescenza nella sua lotta a difesa dei minori e delle ingiustizie.

Antonio Marziale, in relazione a Matteo, il bimbo autistico di Reggio Calabria che nonostante le leggi e un'ordinanza del Tribunale di Reggio Calabria non sta accedendo alle cure con metodo ABA, ha chiesto questa mattina un incontro urgente al ministro dell’Interno Luciana Lamorgese. 

"La scelta - dichiara il sociologo Marziale - scaturisce dal fatto che la terna commissariale, di nomina proprio del ministero dell’Interno, non ha partecipato all’audizione da me convocata tra le parti proprio per capire dove si annida il problema e garantire al bambino i sacrosanti diritti alla cura. Ho ricevuto dalla terna una lettera di complimenti per il mio lavoro e di disponibilità a lavorare sinergicamente che reputo antitetica alla scelta di disertare l’audizione".

L’ordinanza del Tribunale di Reggio Calabria  contempla che "in parziale accoglimento della domanda cautelare, condanna l’Azienda sanitaria di Reggio Calabria a provvedere, direttamente o indirettamente, in favore del minore all’erogazione di 15 ore settimanali di terapia con metodo ABA o, in subordine, a sostenere l’onere economico di tale terapia con conseguente diritto di rivalsa dei ricorrenti, tanto almeno fino al compimento del 12esimo anno di età". 

"Questo non sta avvenendo - incalza Marziale - e il legale della mamma del bambino, Stefania Pedà, in corso di audizione lo ha dimostrato, ma non ha avuto contraddittorio proprio per l’assenza dei commissari. Dunque la 'sinergia' è tra garante e bambino, non mi sembra di poterne riscontrare altre".

Marziale conclude ricordando che "a settembre del 2019 mi sono fidato dei commissari, che mi avevano garantito che il bambino avrebbe potuto scegliere uno specialista privato in ambito Asp di Reggio e che l’Azienda avrebbe rimborsato le cure. Il tutto si è protratto fino ad oggi e la stessa Asp ha detto che il bambino può accedere in strutture a Catanzaro.

Peccato che l’avvocato non lo sapesse, non lo sapesse Angela, la mamma, e peccato anche il garante reputa che più di tre ore al giorno tra andata e ritorno da Reggio Calabria inficerebbero indubbiamente gli effetti della terapia".

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