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Sabato, 27 Aprile 2024
L'appello

Campi elettromagnetici e patologie da elettrosensibilità, l'allarme delle associazioni reggine

Lo sportello ambiente chiede a Falcomatà di intervenire nella conferenza stato-città contro l'innalzamento dei limiti di esposizione

"Siamo padri, madri, figli che abbiamo a cuore la salute dei nostri cari, che ci preoccupiamo della qualità del cibo in tavola, dell'aria che respiriamo, dei rifiuti non correttamente conferiti in discarica, delle strade sporche, ma forse non ci poniamo troppe domande sugli effetti sanitari legati all'esposizione ai campi elettromagnetici".

L'appello arriva dalle associazioni aderenti allo Sportello Ambiente del Comune di Reggio Calabria, che si sono riu senite per confrontarsi sulle conseguenze del recente innalzamento dei limiti di esposizione ai campi elettromagnetici, previsto dal ddl Concorrenza approvato pochi mesi fa. Il disegno di legge ha dato via libera all'aumento da 6 V/m a 15 V/m, valori che potrebbero salire ulteriormente nei prossimi mesi.

Dello Sportello Ambiente fanno parte Ambiente Mare Italia (delegazione di Reggio), Anpana Gepa, associazione culturale Le due Sicilie, Club per l’Unesco della Città Metropolitana di Reggio di Calabria Re Italo, Differenziamoci Differenziando, Kronos 1972, Sandhi, Consulta assetto del territorio, Università della terza età, Stop 5G. L'incontro ha prodotto un documento che sarà indirizzato al sindaco, nel quale si ricorda l'impegno assunto dal consiglio comunale con la delibera 55 del 2 ottobre 2023 con la quale si dà mandato a sindaco e giunta per "intervenire presso il governo e nella conferenza stato-città e autonomie locali affinché siano mantenuti i valori di attenzione ai campi elettromagnetici a radiofrequenza attualmente in vigore per salvaguardare la salute di bambini, donne incinte, adolescenti, malati”. 

Nel sollecitare questo intervento in applicazione dell'indirizzo espresso in quella delibera, le associazioni chiederanno al sindaco, come massima autorità sanitaria locale, di tutelare la salute intesa come benessere, oltre la mera assenza di malattie. 

I rischi degli elettrosensibili in ambienti di forte esposizione ai cem

Alla riunione hanno partecipato anche molti cittadini direttamente interessati all'argomento a causa di un particolare stato biologico-sanitario, l'elettrosensibilità. Paolo Giunta, referente dello sportello, spiega: "Quando se ne parlò per la prima volta la chiamarono malattia del radarista perché apparve con l'utilizzo dei radar. Oggi eistono molti studi scientifici e pareri medici su questa condizione infiammatoria cronica legata all'esposizione ai campi elettromagnetici. In Svezia, ad esempio, è riconosciuta come disabilità, e lo stato copre le spese per la schermatura delle abitazioni".

I sintomi dell'elettrosensibilità, che insorgono con l'esposizione indiscriminata a campi in alta o bassa frequenza, sono eterogenei e vanno dalla cefalea e stanchezza cronica, all'insonnia, la riduzione della memoria e deficit di concentrazione, dolori localizzati, disturbi uditivi, gastrointestinali e urinari, sbalzi pressori, palpitazioni cardiache e stati d’ansia. "Ovviamente i disturbi cambiano da persona a persona - continua Giunta - e sono diverse anche le terapie che abbiamo per contenere e ridurre questo grave stress ossidativo nei soggetti elettrosensibili. In una città francese, ad esempio, è successo che alcune persone hanno dovuto lasciare il centro urbano per rifugiarsi in un'area boschiva ancora libera da campi elettromagnetici".  

Il primo pensiero nell'immaginario comune va ai cellulari, ma parliamo soprattutto di antenne, stazioni radiotelevisive, router wi-fi, e poi comuni elettodomestici e televisori. Insomma, siamo immersi in una bolla di inquinamento elettromagnetico invadente e in espansione. "Le malattie ambientali sono ancora sottovalutate - continua Giunta - invece dovrebbe essere ormai assodato che campi elettromagnetici e radiofrequenze siano effettivamente causa di patologie infiammatorie". Eppure sui valori autorizzabili si spinge sempre più sull'accelerazione, privilegiando gli interessi del mercato alla salute. 

Le associazioni dello sportello reggino hanno ricordato che gli attuali limiti di esposizione sono stati definiti dall’Incnirp alla fine degli anni ’90 in relazione ai soli effetti termici senza tenere conto di quelli biologici e sanitari. Un criterio parziale e anacronistico rispetto alle ultime evidenze scientifiche che non è cambiato, nonostante quest’anno l’Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro riclassificherà i campi elettromagnetici inserendoli nella categoria cancerogena. Anche la risoluzione 1815 del 2011 del Consiglio d'Europa rimarca l'incompletezza dei limiti fissati dall’Incnirp e raccomanda attenzione verso i soggetti "elettroipersensitivi". 

Il ddl Concorrenza ha approvato l'adeguamento dei limiti cem per rafforzare i servizi di connettività, premettendo che avverrà "senza pregiudizio alla salute". Ricerche e statistiche dimostrano invece come l'esposizione a lungo termine a determinati campi elettromagnetici sia fattore di rischio per alcuni tipi di tumore e il morbo di Alzheimer, oltre a poter causare infertilità maschile. 

Ed esiste anche una correlazione tra la condizione di elettrosensibilità o sensibilità chimica multipla e la fibromialgia. Su questo tema, citando uno studio del dipartimento di neuroscienze del Karolinska Institute di Stoccolma, lo Sportello Ambiente ha indirizzato alla garante regionale della salute Anna Maria Stanganelli un documento sugli effetti dei campi elettromagnetici polarizzati.

Le associazioni chiedono un aggiornamento del regolamento comunale

Nella città di Reggio il contesto è di buone intenzioni, con qualche provvedimento persino rivoluzionario, come l’ordinanza sindacale 75 del 6 luglio 2020, con la quale Falcomatà dispose la sospensione immediata “in via cautelativa e a tutela della salute dei cittadini, della sperimentazione e/o della attivazione del 5G sull’intero territorio del Comune”. Ma nella pratica l'installazione delle antenne avviene in un contesto di sorveglianza molto blanda, poiché il regolamento vigente per il rilascio di concessioni e autorizzazioni risale a più di dieci anni fa e non tiene conto dei siti sensibili (scuole, ospedali), basandosi solo sull'impatto visivo legato al paesaggio. Ovvero, si dice no ad antenne e ripetitori quando deturpano il panorama ma non perché possono nuocere ai cittadini. "Nel periodo della pandemia - ricorda Paolo Giunta - un consigliere comunale presentò una bozza di regolamento aggiornata dove l'installazione delle antenne era legata alla valutazione, con appositi registri, dei siti sensibili e alla presenza di malati e portatori di pacemaker". 

Nel 2021 il coordinamento dello sportello ambiente aveva chiesto al Comune la modifica del regolamento comunale con riferimento a siti sensibili individuati per assicurare il corretto insediamento urbanistico e territoriale degli impianti e minimizzare l'esposizione della comunità ai campi elettromagnetici. E si promuoveva anche da parte del Comune il riconoscimento della malattia da elettrosensibilità, come già ha fatto la Regione Basilicata, classificandola disabilità, e come tenta di ottenere anche una proposta di legge depositata in Parlamento per la tutela delle persone elettrosensibili. In Basilicata l'inserimento dell'elettrosensibilità tra le malattie rare riconosce il diritto all'esenzione per le prestazioni mediche e diagnostiche.

A soffrire di elettrosensibilità, secondo le stime attuali, è il 3% della popolazione, e nel 2005 per mettere insieme quest'utenza fragile in Italia si è costituita l'Aie (Associazione Italiana Elettrosensibili), associazione di promozione sociale presente con sedi territoriali, di cui Paolo Giunta è rappresentante regionale calabrese.

Si chiederà al Comune attenzione per luoghi di lavoro, scuole e ospedali

Dice ancora il referente: "Già oggi, nel rispetto dei limiti attuali, c'è sempre più gente che sta male e con l’aumento dell'esposizione probabilmente molti si aggraveranno e salirà il numero dei soggetti malati. Purtroppo - continua - non è un fatto nuovo, perché su questra strada andava anche il precedente governo. Nel 2017 un decreto del ministero dell'ambiente raccomandava l'uso delle connessioni cablate alternative al wifi per ridurre l'esposizione ai campi elettromagnetici, poi quel passaggio è stato modificato diventato riferendosi agli hotspot in punti sensibili... ma non lo sono forse le scuole, dove ragazzi e insegnanti trascorrono cinque ore al giorno in ambienti con alta concentrazione di tecnologie wireless?"

Come già avvenuto nell'ultima interlocuzione, davanti a questo nuovo allarme di innalzamento dei limiti di esposizione, il coordinamento dello sportello ambiente ribadirà al sindaco la richiesta di attenzione per i livelli di cem in luoghi di lavoro, ospedali e scuole. "Oggi - scrivono le associazioni - le multinazionali, molto più di ieri, occupano posizioni anche al di sopra degli Stati e la politica non riesce a tutelare uno tra i diritti inviolabili dell'individuo, il diritto alla salute. Siamo stati così fortemente storditi che la società moderna riesce a ragionare solo in termini economici, dobbiamo invece ragionare tornando a mettere al centro il benessere dell’uomo. Dobbiamo affermare - continuano - che non abbiamo bisogno di essere connessi 24 ore al giorno, non abbiamo bisogno di nuove infrastrutture per le radiocomunicazioni. Alle infrastrutture radio dobbiamo preferire le infrastrutture cablate, la fibra è già stata dispiegata in molte abitazioni e già essa è sufficiente. L'uomo è un organismo vivente non un automa, un uomo-macchina perennemente collegato all'Internet delle cose". 

Precisa Paolo Giunta: "Non tutti coloro che stanno male riescono o vogliono ammettere che i loro disturbi sono dovuti alle antenne che hanno di fronte casa, o desiderano , se consapevoli, rendere pubblica la loro patologia, e parlandone e informando su questo argomento poco noto, speriamo di registrare la disponibilità di altre persone che condividono questa sfortunata condizione".

La salute è un bene che non può attendere i tempi di burocrazia e politica, né essere oggetto di giochi di interessi. "Il Consiglio di Stato - conclude - ha, nel recente passato, condannato i Ministeri preposti per non aver informato la popolazione. Per le istituzioni c'è un obbligo normativo di rendere edotta la popolazione. In difetto ce ne dobbiamo preoccupare noi" 

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