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Lunedì, 29 Aprile 2024
Operazione Aeternum / Cittanova

Le mani sul cimitero di Cittanova: "Volevano quel posto là...compare"

L'operazione "Aeternum" dei carabinieri coordinata dalla procura di Palmi ha fatto luce sugli illeciti e ha portato a sedici arresti e settanta indagati

La gestione del cimitero di Cittanova era affare privato e al centro di tutto c’era l’ex custode Salvatore Ligato, oggi in pensione,  ritenuto dagli investigatori il promotore dell’associazione a delinquere che, con le estumulazioni, si accaparrava gli affari. Con lui sono ritenuti al vertice dell’associazione anche tre imprenditori locali, amministratori di due imprese di onoranze funebri,  tutti sottoposti alla custodia cautelare in carcere, perché avrebbero creato e gestito un sistema di “gestione parallela” a quello del Comune.

È quanto è emerso da una lunga indagine condotta dai carabinieri e coordinata dalla procura di Palmi che ha emesso un’ordinanza di custodia cautelare per 16 persone: 4 in carcere e 12 ai domiciliari e 74 indagati.  In conferenza stampa al comando provinciale dell'Arma, stamattina, ecco che il procuratore di Palmi Emanuele Crescenti, con il colonnello dei carabinieri Cesario Totaro, il capitano Gaetano Borgese, il colonnello Gianluca Migliozzi e il maresciallo maggiore Giuseppe Ciotola hanno illustrato i particolari dell'operazione Aeternum. 

conferenza stampa carabinieri operazione aeternum

Un'operazione partita nel 2019, dopo una denuncia presentata ai carabinieri della Stazione di Cittanova nel dicembre del 2018, quando un cittadino si era accorto che, all’interno del tumulo di un proprio caro estinto, era stata abusivamente inserita una seconda salma.  Da qui ecco che è partita la complessa attività di indagine, fatta anche di intercettazioni, ha permesso di ipotizzare l’esistenza di un’associazione per delinquere finalizzata alla “gestione in esclusiva” degli affari cimiteriali. 

Ai domiciliari sono finiti anche il titolare di un’impresa funebre, Francesco Curulla e alcuni dipendenti comunali come l’attuale custode del cimitero Girolamo Franconeri, il responsabile dell’Ufficio tecnico del Comune di Cittanova Salvatore Foti e tre agenti della polizia locale, Maria Cutrì, Francesco Falleti e Vincenzo Ferraro, vicecomandante del corpo. I vigili sono indagati per illeciti commessi in occasione dell’esumazione straordinaria eseguita nel 2020 a seguito di un appalto bandito dal Comune di Cittanova ed aggiudicato da un’impresa il cui responsabile risulta anch’esso tra gli indagati.

Nell'operazione c'è anche don Giuseppe Borrelli, l'ex arciprete della parrocchia di San Girolamo. Secondo i pm, avrebbe attestato falsamente di essere proprietario delle cappelle gentilizie una volta appartenenti a tre confraternite religiose, disciolte nel 2007. Su quelle cappelle, adesso del Comune, grazie alla complicità del sacerdote, gli indagati hanno avviato lavori di ristrutturazione procedendo così alla soppressione di oltre un migliaio di salme, per poter ricavare un diretto guadagno dalla “vendita” dei loculi, pagati anche 3mila euro dai privati cittadini che, così facendo, aggiravano il regolamento mortuario, accorciando i termini amministrativi e decidendo dove seppellire i propri cari estinti.

Adesso anche l'area l’area del cimitero interessata dalle estumulazioni illegali  è stata posta sotto sequestro,  che ha un valore di 4 milioni e mezzo di euro. 

Dunque un sistema collaudato negli anni e che si è inserito in quella logica del "compare ci penso io ", lo dice chiaramente il procuratore Crescenti: "Non c'è niente di peggio dell'arrendersi alla logica del si sa, va così, purtroppo nelle nostre terre diventa quasi una giustificazione dell'illecito". 

Così ecco che dalle intercettazioni ambientali è emerso che l'ex custode del cimitero, proprio dicendo "compare ci penso io", carpiva la fiducia dei cittadini, in un momento delicato in cui si trovavano ad aver perso un proprio congiunto, e si faceva dare soldi in contanti per i tributi cimiteraili, che poi però non versava al Comune. Secondo gli inquirenti ci sarebbe un ammanco di oltre due milioni di euro.

I dipendenti del Comune

Sono coinvolti nelle indagini, anche il comandante facente funzione della polizia municipale di Cittanova,  all’epoca dei fatti vice comandante responsabile del servizio di polizia mortuaria, e due vigili, uno ancora in servizio presso il comando locale e un altro nel frattempo diventato funzionario della polizia municipale di un comune del milanese. I tre dipendenti pubblici alla polizia mortuaria e ai servizi cimiteriali, assieme all’allora responsabile dell’ufficio tecnico del Comune, risultano indagati per illeciti commessi in occasione dell’esumazioni straordinaria eseguita nell’anno 2020, a seguito di appalto bandito dal Comune di Cittanova ed aggiudicato da una terza impresa di Cittanova, il cui responsabile risulta anch’esso tra gli indagati.

Sono oltre 460, secondo i carabinieri, le salme di cui si sono perse le tracce dopo che sono state tolte illegalmente dal cimitero di Cittanova dall'organizzazione che puntava a liberare gli spazi per nuove sepolture.

Gli operai della ditta, per massimizzare il numero dei loculi liberati e rendere più economici e rapidi i lavori, infatti, avevano eseguito le dissepolture con un uno scavatore, senza alcuna attenzione alla rottura dei feretri ed alla necessità di estrarre a mano i resti mortali. Il materiale di risulta, mischiato a resti umani, veniva poi risotterrato poco distante.

Gli agenti della polizia locale e il tecnico comunale, pur essendo tutti stati pienamente consapevoli delle modalità d’azione degli operai perché presenti sul posto, non intervenivano per bloccare le operazioni o, quantomeno, per imporre agli operai una diversa prassi di esecuzione delle operazioni che fosse conforme alla normativa richiamata, lasciando l’impresa libera di proseguire i lavori come più gradito. E così ecco che gli indagati dicevano: "Poi dipende dagli imprevisti perché ci sono per esempio dei posti che stiamo cacciando… però li metto tutti in una cassetta! hai capito?".  

I medici compiacenti 

Le illecite estumulazioni e le manipolazioni anzitempo delle salme venivano debitamente coperte con la predisposizione di documentazioni falsificate, con cui si dava veste legale alle operazioni. Ad essere coinvolti, insospettabili medici legali dell’Asp di Reggio Calabria, che, chiamati a vigilare sulle estumulazioni o ad eseguire visite necroscopiche, erano pronti a sottoscriverne i verbali delle operazioni per come veniva loro dettato dagli appartenenti all’associazione. Alle volte, come documentato dagli accertamenti tecnici compiuti dai carabinieri, i verbali erano compilati senza che il medico legale (o altri funzionari previsti) fossero presenti sul luogo.

Ciò tuttavia non impediva ai camici bianchi di richiedere il rimborso chilometrico previsto dal servizio sanitario per le visite necroscopiche, in realtà mai effettuate. Per 5 di loro, il Gip di Palmi ha disposto la misura cautelare degli arresti domiciliari.

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