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Cronaca

Coltivazione e spaccio “in house” di marijuana: 10 reggini arrestati

Operazione “Pollice verde” della guardia di finanza. Coinvolte complessivamente 13 persone. Effettuato sequestro preventivo

Nuovo caso di spaccio e coltivazione di sostante stupefacenti nel territorio reggino. I finanzieri del comando provinciale, agli ordini del colonnello Flavio Urbani, hanno arrestato dieci persone con l'accusa di associazione a delinquere finalizzata a produzione, traffico e detenzione illecita di droga.

I nomi degli arrestati

L'operazione delle fiamme gialle "Pollice verde"  rappresenta  l’epilogo di articolate e indagini della Direzione distrettuale antimafia di Reggio Calabria, diretta dal procuratore Giovanni Bombardieri, e coordinate dal sostituto procuratore Giovanni Calamita e condotte dalla compagnia della guardia di finanza della città, che hanno portato anche a un sequestro preventivo.

I fatti

Gli uomini arrestati, appartenevano a un’associazione a delinquere stabilmente organizzata, portavano avanti il traffico di droga nel centro-sud di Reggio, con particolare attenzione ai quartieri di Pellaro, San Cristofaro e centro città. A capo di tutto, Domenico Di Grande e Valentino Buzzan, che utilizzavano: un’abitazione con annesso giardino nel quartiere di San Cristoforo,  altri due terreni in un agro nella zona sud della città, nei quali veniva coltivata marijuana, prodotta con metodologie tecnologicamente avanzate, per garantire un’eccellente qualità dello stupefacente coltivato.

I risultati delle indagini dei finanzieri hanno portato alla luce oltre 200 piante di cannabis, dalle quali si sarebbero potute ricavare diverse migliaia di dosi di marijuana, da destinare alla vendita sulle piazze di spaccio cittadino. Maniacale l'attenzione ai dettagli da parte dell'associazione criminale nei siti di coltivazione, la droga veniva abilmente curata, annaffiata, raccolta, fatta essiccare e confezionata, per poi essere distribuita tramite una rete di pusher, intranei all'associazione. In buona sostanza, si trattava di un vero e proprio business "a km 0". Gestendo direttamente la produzione si risparmiava economicamente, senza dover acquistare da altri. Riducendo i costi di produzione e i rischi d'impresa, veniva garantita ai clienti una qualità del prodotto superiore alla media. 

I compiti di ogni membro

L'organizzazione dell'associazione, di tipo piramidale, prevedeva diverse mansioni chiave per i due capi Di Grande e Buzzan che si adoperavano per la ricerca dei terreni e degli altri spazi su cui avviare i lavori di produzione dello stupefacente in house, tenevano i contatti tra tutti i membri dell’organizzazione, cedevano, personalmente, la marijuana prodotta a una selezionata clientela o ai vari pusher, appartenenti al gruppo criminale e incaricati della vendita al minuto della droga.

I restanti membri si occupavano, invece, di cedere la marijuana al dettaglio, procurare all’associazione nuovi clienti, fare da intermediari tra i capi dell’associazione e altri soggetti nelle cessioni di stupefacente, caratterizzate da un valore particolarmente elevato, coadiuvare i propri “superiori” nell'attività di coltivazione e cura delle piante di cannabis.

Articolo aggiornato alle 10:58 del 20/11/2019

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