rotate-mobile
Sabato, 20 Aprile 2024
Cronaca

Coronavirus, provocazione di Lamberti: "Se fossi la Santelli requisirei i laboratori privati"

Per il noto professionista reggino solo i tamponi estesi anche agli asintomatici potrebbero mettere la Calabria al riparo da un'espansione senza controllo del virus, sulla task force regionale: "servono infettivologi", polemica sulla riapertura del laboratorio 1 dell'Asp

Allargamento dei tamponi agli asintomatici, coinvolgimento dei laboratori privati nel lavoro di screening, prolungamento della quarantena e delle misure di distanziamento sociale, coinvolgimento nell’unità di crisi di esperti infettivologi e preparazione di un piano strategico affidato a professionisti competenti del settore. Eduardo Lamberti Castronuovo, medico e titolare di un conosciuto laboratorio di analisi di Reggio Calabria che, da qualche giorno, ha ripreso ad operare dopo la quarantena applicata ai dipendenti per un caso di contagio accertato, ha le idee chiare sul come si possa contrastare l’emergenza coronavirus e limitare il contagio da covid-19.

"Requisirei i laboratori privati"

“Se io fosso il governatore della Calabria - ha detto Eduardo Lamberti Castronuovo - requisirei i laboratori privati presenti sul territorio regionale e li chiamerei, pagandoli, a dare corso ad una campagna di controlli sugli asintomatici. E’ questo l’unico sistema per capire come si muove il coronavirus, per limitarne la diffusione ed avere una mappa epidemiologica la più attinente alla realtà”. 

Tamponi anche agli asintomatici

Per Lamberti, poi, “Questa campagna dovrebbe essere fatta in maniera molto seria, altrimenti si spendono soldi pubblici, un sacco di soldi pubblici inutilmente. Bisogna andare per aggregazioni e per isolamento”. Ma servono energie nuove, i tempi di verifica di un tampone (che variano mediamente fra 5 e 6 ore) e il risicato numero di tecnici a disposizione creano un collo di bottiglia che si trasforma in ritardi assai pesanti nella diagnosi dei contagi.

Necessario piano strategico

In questo senso, il professionista reggina sostiene la necessità di dotare la regione di un piano strategico “fatto da persone altamente competenti”, un piano che preveda azioni di isolamento anche più stingenti di quelle attuali, arrivando a prevedere, come ipotesi di massima restrizione, anche “isolamenti di quartiere”.

Task force si ma con infettivologi

Eduardo Lamberti, poi, prova a mandare un suggerimento al presidente della giunta regionale Jole Santelli, con la quale è stata avviata una prima interlocuzione, che in questi giorni ha creato una task force regionale. “La task force va bene - ha detto Lamberti - ma deve essere composta da gente competente in materia, da strateghi dello studio delle pandemie, da infettivologi di alto livello. I professionisti chiamati dalla Regione sono professionisti di alto livello che servono come consulenti ma non sono infettivologi, non sono in grado di studiare l’andamento delle infezioni. Dobbiamo agire per avere certezze, e per avere certezze dobbiamo agire con cognizione di causa, i tamponi vanno fatti ma va regolamentato il criterio”.

Non dimenticare gli altri malati

Bisogna focalizzare il nemico e trovare gli strumenti adatti per batterlo ma senza dimenticare coloro che soffrono per altre malattie. Se così non fosse per Lamberti il rischio sarebbe quello di concentrare tutti gli sforzi sul coronavirus e dimenticare tutta quella gente, la gran parte della cittadinanza reggina, che va nei laboratori per problemi di salute. “Le malattie mica si sono fermate perché c’è il coronavirus! Questi malati li vogliamo trascurare? Il pubblico è necessario, anzi è necessarissimo, ma serve per la cura e il ricovero, il privato in circolazione serve per la diagnosi, perché funge da argine”.

La diatriba fra pubblico e privato

Quella fra sanità pubblica e sanità privata è una diatriba storica, Eduardo Lamberti Castronuovo non si sottrae dall’analizzare il fenomeno, anzi scegli di contestualizzarlo e di aprire un nuovo fronte polemico. “In questo momento - conclude il professionista reggino - bisogna difendersi anche dai comunistoidi da strapazzo, da coloro che sono felici per la riapertura del laboratorio uno dell’Asp di Reggio Calabria.

Un laboratorio riaperto in maniera del tutto illegittima perché non hanno neanche i minimi criteri di sicurezza previsti dalla legge e perché hanno richiamato in servizio alcune persone in pensione. Mi chiedo il perché e, soprattutto, mi chiedo perché non si sia deciso di chiamare in causa le strutture private per garantire l’ampliamento del servizio. A Reggio non basta un solo laboratorio, a Reggio ne servirebbero minimo tre e altri distribuiti su tutto il territorio provinciale”.

In Evidenza

Potrebbe interessarti

Coronavirus, provocazione di Lamberti: "Se fossi la Santelli requisirei i laboratori privati"

ReggioToday è in caricamento