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Giovedì, 18 Aprile 2024
Cronaca

La lotta al coronavirus nel tunnel della terapia intensiva, dove non tutto è perduto

Dal reparto diretto da Nuccio Macheda già due dimissioni e altri due pazienti potrebbero passare a breve a malattie infettive, la terapia con il Tocilizumab funziona ma il farmaco inizia a scarseggiare. Pronti altri 18 posti nel blocco operatorio

La terapia con il “Tocilizumab”, il farmaco anti artrite sperimentato a Napoli per la lotta al coronavirus, sta producendo gli effetti sperati anche a Reggio Calabria. In queste ultime ore, infatti, hanno lasciato il reparto di terapia intensiva, per essere trasferiti in quello di malattie infettive, due pazienti e presto altri due potrebbero lasciare la rianimazione.  La conferma arriva da Nuccio Macheda, il dirigente della terapia intensiva dell’ospedale metropolitano, in prima linea nella battaglia ad un nemico invisibile e mortale. 

Il farmaco anti Covid inzia a scarseggiare

Da quando l’Italia sta facendo i conti con il covid-19 e le sue nefaste conseguenze, ogni giorno è contrassegnato da un’altalena di emozioni. Così è anche a Reggio Calabria. Se, infatti, il protocollo di cura con il farmaco anti artrite sta dando risultati positivi, con pazienti che rispondo velocemente e vengono estubati per proseguire il loro percorso di guarigione in altri reparti, purtroppo il “Tolicizumab” incomincia a scarseggiare.

Al Gom si sperimenta terapia alternativa

Così il dottore Nuccio Macheda, insieme alla sua equipe fatta di 31 operatori sanitari ed ai colleghi dei reparti di pneumologia, malattie infettive ed ematologia, ha iniziato a sperimentare un nuovo protocollo basato su farmaci simili al “Tocilizumab” per cercare di controllare la risposta infiammatoria dei pazienti affetti da covid-19. Non tutti i pazienti trattati, poi, tornano in buone condizioni, per tanti, soprattutto per quelli con gravi patologie pregresse, scattano insufficienze multi organo impegnative e non risolvibile.

"Ci siamo preparati per tempo"

Sul fronte sanitario di questa battaglia, però, non si lascia nulla al caso e, soprattutto, nulla di intentato. “Ci siamo preparati - dice il dottore Nuccio Macheda - per tempo, abbiamo approntato nove posti covid in rianimazione, senza togliere nulla a coloro che stanno lottando contro altre malattie, persone in difficoltà ai quali abbiamo dedicato cinque postazioni”. Sino a ieri erano sei i posti occupati nella rianimazione dedicata alla lotta al coronavirus, ma il ricambio è quasi giornalieri, per fortuna con numeri poco sensibili.

Preoccupano le case per anziani

“Sino ad oggi stiamo tenendo con i numeri. Al 31 marzo - spiega Macheda - avremmo dovuto avere un picco dei contagi e si stimavano 16 casi da terapia intensiva. Per fortuna non abbiamo registrato focolai autoctoni, tutti i nostri malati sono la conseguenza di contagi esterni, diciamo di contagi da ritorno dal Nord Italia”. I numeri sono confortanti, dopo l’esplosione dei primi giorni, in queste ultime ore la curva epidemiologica sembra essere sotto controllo. Ma i rischi sono sempre dietro l’angolo. Ciò che preoccupa il dirigente del reparto di terapia intensiva del Gom di Reggio Calabria sono i rischi di esposizione dentro le case per anziani, come i casi registrati a Chiaravalle e Melito Porto Salvo.

Pronti 18 posti nel blocco operatorio

I vertici dell’azienda ospedaliera, con in testa la commissaria Jole Fantozzi, stanno cercando di bruciare i tempi per arrivare pronti ad un eventuale picco epidemico. Da subito è stato istituito un percorso preferenziale per le persone contagiate, il reparto di terapia intensiva è stato separato ermeticamente, è stata appontata la cosiddetta “Torre covid” dove vengono trattati i casi meno a rischio. Per questo, soprattutto, sono stati approntate 18 nuove postazioni di rianimazione nel blocco operatorio, ma ancora mancano parecchie strumentazioni.

Si attende la strumentazione acquistata

“Il Gom - prosegue Macheda - si è preparato bene, si è provveduto a fare gare in urgenza per tutte le strumentazioni, come i ventilatori, i monitor o i lettini necessari, ma ad oggi non abbiamo avuto i riscontri attesi. Da poche ore ci sono arrivati quattro respiratori dalla Protezione civile regionale e possiamo contare su altri quattordici monitor”. Alla carenza infrastrutturale, cosa notoria per la sanità calabrese segnato da tagli lineari e stagioni commissariali incapaci di rivoluzionare il sistema sanitario, si aggiunge quella di personale.

Servono altri cinque medici

La terapia intensiva del Gom, come si diceva, può contare su 31 risorse umane che, quotidianamente, devono seguire anche l’attività medica all’ospedale “Morelli”, senza dimenticare tutta l’attività riferibile alle partorienti. In questa fase, però, si fa sentire l’impossibilità di concludere i concorsi e procedere a nuove assunzioni. Anche per questo l’attività chirurgica si è ridotta all’essenziale. Ogni giorno in terapia intensiva è presente un anestesista dedicato “se ce ne fossero altri - spiega Macheda - potremmo garantire altri interventi chirurgici non afferenti ad attività covid che, per rispetto dei decreti di restrizione, abbiamo limitato. Se si riuscisse ad avere cinque unità aggiuntive saremmo in grado di garantire altri servizi”. 

Le malattia non aspettano la fine del Covid

Le malattie, le altre malattie, purtroppo, non hanno smesso di incidere sulla salute dei calabresi, non hanno ceduto il passo al coronavirus. “E’ chiaro - conclude Nuccio Macheda - che un paziente che ha una neoplasia importante non può aspettare”.

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