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Mercoledì, 24 Aprile 2024
Cronaca

Settanta lavoratori dello Spaccio Alimentare senza lavoro: l'appello della Uiltucs-Uil

Questa mattina in occasione della manifestazione nazionale i sindacalisti Vilasi e Pecora hanno sfilato con uno striscione “Comprateci, siamo in vendita”

"Chiediamo attenzione al Governo, alla Regione e alle istituzioni locali per la regolare erogazione degli ammortizzatori sociali e, soprattutto, per il mantenimento dei livelli occupazionali attraverso il sostegno a forze imprenditoriali che vogliano subentrare con serietà". Così le rsa Giuseppe Vilasi (Uiltucs-Uil) e Roberto Pecora (Fisascat-Cisl) sulla vertenza “Distribuzione Cambria”, caso che ha visto la chiusura di Arghillà, Pellaro e Rosarno e degli altri punti vendita calabresi sin dallo scorso settembre e che coinvolge 70 lavoratori rimasti senza impiego nel Reggino e 600 totali fra Calabria e Sicilia.

"Nonostante l’instancabile lavoro dei nostri rappresentanti di categoria di Cgil, Cisl e Uil a livello provinciale per ottenere gli ammortizzatori sociali e per cercare di trovare una soluzione per salvare i posti di lavoro, siamo ancora a vivere una situazione di delusione e preoccupazione. Delusione perché se Uiltucs, Fisascat e Filcams hanno fatto tutto il possibile, lo stesso non si può dire del Governo e dei ministri competenti, della Regione e degli enti locali" hanno affermato i due sindacalisti in occasione di “Futuro al lavoro. Ripartiamo dal Sud per unire il Paese”, manifestazione nazionale organizzata dalla triplice sindacale, al quale hanno partecipato dietro lo striscione “Comprateci, siamo in vendita”.

"A Roma, nonostante nella nostra vertenza siano coinvolti più lavoratori, sono più concentrati a casi come “Mercatone Uno” e “Whirlpool”. E con Regione ed enti locali, così come a livello ministeriale, abbiamo sempre avuto problemi a comunicare con loro". "Insomma, - continuano Vilasi e Pecora - nei nostri confronti c’è un generale disinteresse, che ci delude, perché non si pensa ai dipendenti e alle rispettive famiglie nelle loro difficoltà quotidiane e nella loro inquietudine per il futuro, e ci preoccupa, perché non riusciamo a vedere spiragli, nonostante abbiamo sempre lavorato con passione, impegno e qualità e i tre punti vendita sono commercialmente e geograficamente strategici".

"Mentre i colleghi siciliani hanno visto definita la loro vicenda, la nostra resta irrisolta. Oltre a questo “danno”, assistiamo anche alla “beffa” dell’erogazione parziale della cassa integrazione che ci spetta, pagataci solo al 60%, e per giunta a singhiozzo, visto che da tre mesi non ce la stanno pagando. Di noi, - concludono i due sindacalisti - a Roma, a Catanzaro e a Reggio, se ne fregano, considerato che le istituzioni continuano a permettere che pseudo imprenditori arrivino da altre regioni, distruggano e se ne vadano e che i diritti non si rispettino. Vorremmo che Governo, Regione ed enti locali mettessero la stessa attenzione e la stessa capacità che hanno messo Cgil, Cisl e Uil e le rispettive sigle di categoria. Forse, le cose andrebbero diversamente".

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