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Cronaca San Giorgio Morgeto

Estorsioni e controllo della Valle d'Aosta: la 'ndrangheta alla conquista del nord, 13 arresti

Le indagini hanno svelato anche gli interessi per gli appalti di lavori pubblici, dai tagli boschivi, alla compravendita di terreni e all’assunzione di lavoratori da parte delle aziende locali

I tentacoli della 'ndrangheta e il controllo delle attività economiche all'origine di una forte contrapposizione tra la locale di San Giorgio Morgeto e la cosca Facchineri di Cittanova per il predominio del territorio nel comune sangiorgese e in Valle d’Aosta.

Tredici le persone finite in manette, questa mattina, nell'ambito dell'operazione Altanum, condotta dai carabinieri del comando provinciale di  Reggio Calabria, di Bologna e del gruppo Aosta e coordinata dalla direzione distrettuale antimafia reggina.

Le indagini

L'operazione “Altanum”, avviata dai carabinieri di Taurianova, coordinati dal procuratore aggiunto Calogero Gaetano Paci e dal sostituto procuratore Gianluca Gelso, in seguito alle indagini dell'operazione “Crimine” che, nel 2010, avevano sancito l’esistenza, a San Giorgio Morgeto, di una locale comandata da Mario Gaetano Agostino, oggi 75enne. Sebbene assolto dall’accusa, il materiale acquisito nell’ambito di quel procedimento penale ha consentito ai militari di Taurianova di avviare una più specifica  attività investigativa, volta ad individuare i presunti appartenenti alla locale di San Giorgio e a  comprovarne la loro attuale operatività.

I reparti dell'Arma, grazie a serrate investigazioni tecniche e dinamiche, sono riusciti a documentare: 

* l’operatività attuale della cosca “Facchineri” di Cittanova e della locale di San Giorgio, facendo luce sul ruolo ricoperto dai rispettivi sodali (per la prima, diretta da Giuseppe Facchineri,  detto   “il professore”, il fratello Vincenzo Facchineri, Roberto Raffa, basista in Valle d’Aosta e cognato dei Facchineri, Giuseppe Chemi, Salvatore Facchineri e Giuseppe Facchineri, detto “scarpina”, che per conto della cosca si occupava anche di estorsioni nel territorio reggino; per la seconda, al cui vertice si conferma Mario Gaetano Agostino, i suoi nipoti  Raffaele e Giuliano Sorbara, i fratelli Michele e Vincenzo Raso, da tempo punto di riferimento della  locale in Valle d’Aosta, i fratelli Vincenzo e Giorgio Raffa, cognati dei Raso, e Tommaso Fazari);

* il penetrante controllo del territorio esercitato dalle due cosche e gli interessi illeciti, con particolare riferimento agli appalti di lavori pubblici, ai tagli boschivi, alla compravendita dei terreni e all’assunzione dei lavoratori da parte delle locali aziende;

* la proiezione delle due consorterie nel territorio valdostano, ove risultano risiedere svariati soggetti originari di San Giorgio Morgeto, risultati collegati con alcuni degli indagati di oggi;

* la disponibilità, in capo ad entrambi i sodalizi, di armi e munizioni, funzionali all’imposizione della volontà mafiosa attraverso il sistematico ricorso a minacce, estorsioni e danneggiamenti.

Gli arrestati

1. Giuseppe Facchineri, nato a Cittanova, il 02.02.1960
2. Giuseppe Chemi, nato a Taurianova, il 10.03.1960
3. Roberto Raffa, nato a Taurianova, il 06.12.1975
4. Vincenzo Facchineri, nato a Cittanova, il 09.01.1967
5. Giuseppe Facchineri, nato a Cittanova, il 16.05.1970
6. Michele Raso, nato a San Giorgio Morgeto, il 17.06.1962
7. Vincenzo Raso, nato a San Giorgio Morgeto, il 13.01.1953;
8. Giorgio Raffa, nato a San Giorgio Morgeto, il 19.04.1970
9. Vincenzo Raffa, nato a San Giorgio Morgeto, il 04.11.1976;
10. Tommaso Fazari, nato a San Giorgio Morgeto, il 12.08.1960;
11. Giuliano Sorbara, nato a San Giorgio Morgeto, il 14.04.1973;
12. Raffaele Sorbara, nato a San Giorgio Morgeto, il 12.10.1969;
13. Mario Gaetano Agostino, nato a Carpanzano, il 06.05.1944 (arresti domiciliari).

tutti accusati, a vario titolo, di associazione di tipo mafioso (solo per Giuseppe Facchineri, anche estorsione aggravata dal metodo mafioso), perchè appartenenti alla cosca “Facchineri” di Cittanova e alla "locale" di San Giorgio,  riconducibili al mandamento tirrenico della provincia di Reggio Calabria.

Il ruolo degli indagati e gli episodi di estorsione

I ruoli degli indagati nell’ambito della cosca “Facchineri” e della locale di San Giorgio ed i rispettivi interessi illeciti sono emersi nell’ambito delle indagini che hanno documentato la “fibrillazione” generatasi nel 2011 tra i due sodalizi, entrambi determinati a mantenere il proprio predominio nel territorio di San Giorgio Morgeto, nell’ambito della quale è maturato l’omicidio di Salvatore Raso, esponente della locale di San Giorgio, ucciso il 16 settembre 2011, in località Sant’Eusebio del  comune di San Giorgio Morgeto, nei pressi della sua abitazione.

"Dalle modalità esecutive dell'efferato fatto di sangue, - spiegano dal Comando provinciale - nei confronti della vittima sono stati  esplosi 10 colpi di “pallettoni”, uno dei quali alla nuca, e dagli esiti dei preliminari accertamenti era emerso sin da subito che la chiave di lettura del grave delitto non fosse da ricercare in un isolato episodio di criminalità comune ma in un ben più ampio ed articolato contesto di criminalità organizzata. Alla base dell’agguato vi erano i contrasti generati dall’azione estorsiva tentata in danno due imprenditori operanti in Valle d’Aosta, ma originari di San Giorgio Morgeto, promossa da  esponenti della cosca “Facchineri”. 

Per questo tentativo di estorsione, consumato attraverso atti intimidatori e lettere minatorie, sono stati  condannati in via definitiva Giuseppe Facchineri “il professore”, Giuseppe Chemi e Roberto Raffa, tutti destinatari dell’odierno provvedimento in qualità di appartenenti alla cosca “Facchineri”.

In particolare, in uno dei due episodi, l’imprenditore vittima dell’estorsione si era rivolto ai fratelli Raso, Michele, Salvatore e Vincenzo, cui aveva richiesto un aiuto per evitare le pretese dei “Facchineri”. Proprio il conseguente intervento dei Raso in favore dell’imprenditore sangiorgese li ha posti in netto contrasto con Giuseppe Facchineri e i suoi sodali, gettando le premesse per l’omicidio di Salvatore Raso.

Le mani della 'ndrangheta nel nord Italia e i legami con i sodali in Valle d’Aosta

Gli esiti delle investigazioni, condotte dai carabinieri di Taurianova, compendiate nel provvedimento di oggi e apprezzate alle risultanze delle indagini svolte dalla Dda di Torino,  hanno consentito una più approfondita chiave di lettura della vicenda estorsiva, collocandola nel contesto mafioso perchè volta, da una parte, a far conseguire ai “Facchineri” l’illecito vantaggio economico dell’estorsione e, dall’altra, ad affermare il principio che, pur operando in altra regione d’Italia, le attività economiche condotte da soggetti originari del sangiorgese devono dare conto   alla famiglia mafiosa predominante nell’area di provenienza, i "Facchineri".

Infine, nel delineare la rilevanza dei ruoli dei singoli indagati nell’ambito della locale di San Giorgio e le dinamiche interne al sodalizio, le indagini dell’Arma di Taurianova hanno permsso di evidenziare l’attualità dei collegamenti fra questi e alcuni affiliati alla locale di ‘ndrangheta operativa in Valle d’Aosta. 

Tale circostanza si salda coerentemente con i recenti esiti dell’indagine “Geenna”, svolta dal Ros e dai carabinieri del Gruppo di Aosta, coordinati dalla Dda di Torino, che ha portato nel  gennaio scorso all’esecuzione di una ordinanza di custodia cautelare a carico, fra gli altri, di 9 soggetti   (alcuni dei quali originari di San Giorgio Morgeto) accusati di associazione mafiosa in quanto affiliati  alla locale aostana.

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