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Sabato, 27 Aprile 2024
In cammino con la patrona / Centro

La folla si affida all'amore della Madonna in un clima pervaso da malinconia

I reggini hanno accompagnato la Sacra Effigie in Duomo con fede sempre incrollabile ma la festa quest'anno risente del senso di malessere in città

E' la Madre dal dolce amore e l'infinita misericordia, e come ogni anno i reggini l'hanno accolta nel Duomo tra applausi, fiori e lacrime di commozione. Ma questa mattina la processione della Vara della Madonna della Consolazione è stata pervasa da una strana vena di mestizia, un'onda collettiva di malessere impercettibile agli occhi ma emotivamente chiarissima per le migliaia di persone che si sono ritrovate lungo il percorso cittadino della Sacra Effigie fino alla Cattedrale. Condividendo l'incrollabile fede in Maria ma anche qualcosa di simile a un abbattimento, generale e vissuto da Reggio a tutti i livelli.

In apparenza sembra come è sempre stato. I sontuosi drappi appesi ai balconi, lo sfondo tradizionale dei palloncini contamitato dallo scenario dei telefonini alzati come sotto il palco di un concerto, e l'attesa del passaggio dell'amato Quadro da parte di devoti che continuano a tramandare il senso della festa di generazione in generazione, riunendo in quell'abbraccio nonni e nipoti. La gioia di vedere la Patrona non cambia. E' sempre come fosse la prima volta, e tra preghiere e canti risuona spontanea l'esclamazione di chi, all'avvicinarsi della Vara, esulta: "Eccola lì, la vedete?" E stamattina, negli animi di una folla disorientata da troppe delusioni, quelle parole hanno avuto un significato preciso. E' Lei, c'è. E' tornata. Non ci abbandonerà. 

Una città divisa tra l'amore immutabile per la Patrona e un generale malessere

Reggio oggi ha un cuore spaccato in due, tra il sentimento di venerazione della Madonna e una strisciante rassegnazione. Perchè le feste settembrine celebrano Maria che visita il suo popolo, ma rappresentano anche il momento più forte di coesione e identità reggina. E forse questo sottotono nella generale atmosfera solare che accompagna l'arrivo di Maria in Cattedrale esprime proprio l'allontamento dalla comunità cittadina, l'allentamento di un legame. Perché appartenere a Reggio fa male e molti se ne ritraggono. 

Nino e Pasquale Pellicanò

"Lo abbiamo notato", dicono Pasquale e Nino Pellicanò, 33 e 37 anni, fratelli portatori che hanno ereditato con orgoglio il posto del papà sotto la stanga e la festa la conoscono bene, da dentro il suo centro pulsante. "Noi che portiamo la Madonna da tanto tempo, ci accorgiamo di ogni cosa", dice Nino, portatore da venticinque anni. "Anche se c'è sempre tanta affluenza oggi la partecipazione sembra minore, e si percepisce che la gente non sta bene". Raccontando la loro devozione, ricordano il padre e il nonno, che indossarono il fazzoletto amaranto al collo rispettivamente per 47 e 45 anni. Una famiglia che ha affidato tutti i suoi cari alla protezione della Madre celeste. Oggi, nel giorno della sua festa, cosa chiedono alla Patrona per la propria vita? "Per noi chiediamo pace e serenità - dice ancora Nino - ed è un voto che abbiamo fatto sin da piccoli, sicuri dell'amore della Madonna della Consolazione, la nostra mamma". E un pensiero va anche alla città, con lo stesso augurio. "Che ci aiuti a rendere Reggio - aggiunge Pasquale - più serena e pulita in cui vivere".

I giovani sono l'umanità più bella della processione che apre le feste mariane. Tra loro, nella banda della città di Reggio Calabria, c'è Caterina Praticò, 16 anni, che stamattina ha accompagnato la Madonna con le note del sassofono. Per lei e i genitori nessuna nube sarà mai capace di oscurare la grande partecipazione dei reggini nel tributo alla Vara. Iscritta al liceo musicale, Caterina suona anche il pianoforte sin da bambina. Ha sempre seguito la processione in famiglia e quest'anno è per la prima volta presente con la musica all'interno della sfilata che scorta e celebra il Quadro. "Avevo già suonato con la banda in feste patronali - spiega - ma mai a quella della Madonna della Consolazione, stamattina è stata un'esperienza diversa e molto bella per me che sono reggina".

Caterina Praticò

Tra le due ali di folla che ha assistito alle fermate dell'Effigie ci sono bambini che vedono la Madonna per la prima volta e subissano di domande i genitori sui portatori, il peso della Vara, il suono del campanello. Sul corso i più grandicelli si arrampicano ai lampioni per superare lo sbarramento di teste e vedere da vicino l'immagine di Maria, e nel piazzale del Duomo dietro le transenne un genitore rimedia un rimprovero delle forze dell'ordine per aver sospinto il figlioletto nel tentativo di toccare il Quadro.

L'amore dei portatori per la Consolatrice 

Dietro la Sacra Effigie, giovani e anziani, stranieri e chi porta nel cuore un voto

E' la Mamma dei reggini, ma il suo amore non conosce confini: tra chi si ferma ad aspettare la volata e l'entrata in Cattedrale ci sono anche molti rappresentanti delle comunità straniere. Diego, filippino che da anni vive e lavora a Reggio con la moglie, nonostante l'età ha sfidato il caldo per rendere omaggio alla Patrona come fa ogni settembre, tanto da conoscere con precisione i punti da cui si riesce a guardare bene l'attimo più suggestivo della processione. 

Nell'ultimo tratto del cammino rivive la fortissima emozione della corsa che sembra davvero far volare la Vara innalzandola dalla pavimentazione della piazza. Con la stessa forza misteriosa e quasi soprannaturale dei portatori sono arrivati fin qui anche tutti i fedeli che seguono la Madonna dall'Eremo al Duomo a piedi nudi. Ognuno serba nell'animo un voto fatto alla Madre: chi è stato esaudito ringrazia la Patrona con questo sacrificio che non pesa e al ricordo del bene ricevuto rende la strada leggerissima, anche sotto l'asfalto che ferisce la pelle. Una bella signora dai lunghi capelli biondi porta tra le braccia due rose, e due sono anche i giovani che la accompagnano, un ragazzo e una ragazza. "Faccio la processione scalza da 24 anni - dice - ora ne ho 42 ma continuerò a farlo fino a quando la salute me lo consentirà". Alla Madonna deve l'immensa felicità dei suoi due figli: "Dopo aver vissuto il grande dolore di un aborto ho chiesto alla Madonna di concedermi il dono di due ragazzi belli e sani... Lei mi ha ascoltata e io ogni anno sono qui a seguirla, perché le grazie di Maria non si devono dimenticare mai". 

A piedi nudi per voto alla Madonna-4

Prima di fare il suo trionfale ingresso in Cattedrale, la Sacra Effigie è salutata da scroscianti battimani. L'arcivescovo Morrone scuote gli animi di questa mattina dolceamara e affida Reggio a Colei che ha salvato la città da tante catastrofi, con un messaggio preciso: "Nulla è impossibile a Dio, ma solo insieme ce la faremo".

Dentro il Duomo i primi fedeli entrati a contemplare la Madonna si avvicinano in capannelli ordinati. Fuori si sprigiona un odore misto tra il dolce di nzudde e mandorle caramellate e l'aroma carico delle salsicce, che invitano a uno scampolo di spensieratezza in questi giorni di festeggiamenti. E' trascorso un altro anno e a Reggio è cambiato poco, ma questa festa è l'unica cosa che vogliamo intatta ed eterna, sempre uguale e per questo cara e familiare. Con i nonni che la mattina presto prenotano le sedie per non stancarsi aspettando la processione e le mamme che chiedono agli ambulanti di legare stretti i palloncini comprati ai figlioletti, perché non scappino via in cielo.

Madonna della Consolazione, processione del sabato: le foto

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