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Cronaca

"Che senso ha rimanere, se a far rumore è solo il mare?": la lettera di una reggina alla sua città

Riceviamo e pubblichiamo l'amaro sfogo della lettrice Fabiana Latella che ama la sua Reggio ma fatica a comprendere perchè una città, come la nostra, non riesca fermare l'esodo dei suoi cittadini

"I giorni di festa, si sa, portano cos sè un carico di emozioni importanti e contrastanti tra loro. La gioia di incontrarsi e di stare insieme dopo mesi di lontananza fa a pugni con la malinconia dell’arrivederci, al ritorno dalla routine. Una sensazione che appartiene soprattutto a noi reggini che più di tutti, paghiamo il prezzo di essere nati in una terra che vanta il più alto tasso di emigrazione del paese. Tanti, infatti, negli anni hanno dovuto volenti o dolenti, dire ‘arrivederci Reggio’ .

Proprio su questo tema, che presta il fianco a tante di quelle problematiche che la nostra città affronta quotidianamente, è al centro di un'intensa e ‘amara’ lettera alla città della lettrice Fabiana Latella che, rivolgendosi direttamente alla sua Reggio, le racconta paure, sensazioni, amore e odio che prova nei confronti di una ‘madre amorevole e matrigna allo stesso tempo’. Sono parole, ‘sensazioni personali’, che potrebbero appartenere a tutti i ‘reggini’ emigrati e no.  

"Questa settimana penso sia la più triste per tutti ma in particolare per noi reggini. Si spengono le luci della città, le feste sono finite e si ritorna a lavorare. La mia città è bellissima, sa di mare e a Natale negli ultimi anni percepisco un'atmosfera particolare. 

La città si riempie di luci e di colori, raccogliendo tutti i suoi figli anche quelli emigrati in cerca di fortuna in un'altra parte del mondo e tra l'affetto della famiglia, le onde del mare e le serate con gli amici quei giorni diventano giorni di festa. Quasi tutti ritornano per salutare e vivere quei pochi giorni in armonia e forse la settimana di natale è l'unica dell'anno che tutti insieme ritornano”. 

“Cara Reggio - prosegue Fabiana - quanto ti amo e quanto sei bella, ma quanto fai male adesso! Sei triste, le luci si sono spente e il sabato quando ritorno da una settimana di lavoro, trovo le poche persone che ho la fortuna ancora di vedere”. 

“Ma ho paura... ho paura che un giorno al mio rientro mio fratello mi possa dire "vado a lavorare fuori". Non so se le mie domeniche, un futuro saranno con i miei fratelli e con i loro figli, non so se io sarò ancora qui o se lo saranno loro. Quanto sei bella Reggio, quando ritorno nei miei posti e rivivo le mie persone... E menomale che esistono queste tecnologie che ci permettono di avere dei contatti con i nostri cari. Mi hai portato via tante persone, mi hai portato via il mio quotidiano, la mia famiglia.

Hai portato via la mia migliore amica, che adesso è lontana da me e non so quando potrò riabbracciarla, perché si anche lei lavora fuori ormai da anni.  Hai portato via i miei amici più cari, le mie serate, i miei ricordi più belli. Hai portato via i miei parenti, i miei cugini e hai lasciato una grande malinconia nel cuore di tutti. Hai diviso amori e hai diviso abbracci che potevano durare per sempre”. 

“Noi giovani, che siamo rimasti abbiamo gli occhi stanchi, abbiamo paura che un giorno tu possa allontanarci per sempre come hai fatto con gli altri tuoi figli e viviamo sempre con questo terrore. E io, cara Reggio, mi ritengo fortunata ma dimmi che senso ha rimanere qui se solo il mare fa rumore?"  
 

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