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Venerdì, 29 Marzo 2024
Cronaca Viale Italo Falcomatà

Cosa nascondono i fondali, solo anfore? Per Castrizio: "L'antica Reghion è nascosta lì"

L'analisi dello studioso sui resti dell'antico relitto, ritrovati sul Lungomare. La scoperta potrebbe riservare molte sorprese dall'inestimabile valore archeologico per la città e il mondo

Proseguiamo la nostra ‘virtuale’ passeggiata archeologica per la città e, tra note e nuove scoperte ci soffermiamo ad osservare oltre l’orizzonte. In quella striscia cristallina color cobalto che divide due terre ricche di storia. A regalarci nuovamente un tesoro inaspettato, come accadde nel 1972 a Riace, è lo specchio d’acqua vicino l’Arena dello Stretto Ciccio Franco. 

E anche in questo caso, per saziare la nostra curiosità e il desiderio di conoscenza, ReggioToday si rivolge a Daniele Castrizio, professore universitario di numismatica, presso l’Università di Messina. 

Le immagini del tesoro sommerso

La scoperta

È il 2017 quando i sub Francesco Sesso e Demetrio Serranò segnalarono alla Soprintendenza, di aver ritrovato nello specchio di mare compreso tra il monumento a Vittorio Emanuele e il Lido comunale, ad una profondità compresa tra i 40 e i 50 metri, un giacimento di anfore antiche. Di questa straordinaria scoperta, che fece rivivere l’emozione del ritrovamento dei due guerrieri non se ne parlo più per qualche mese, sino a quando non venne chiesta la collaborazione della Soprintendenza del mare della Regione Sicilia per una prima valutazione. Dopo il primo sopralluogo datato 25 maggio 2017, ciò che viene alla luce è una varietà di reperti databili tra il IV al VI secolo d.C. e riconducibili ad un potenziale carico di anfore di più navi da trasporto. 

Anfore antiche, reperti e frammenti di un relitto

L'entusiasmo della scoperta archeologica si smorzò ben presto a causa dei mancati finanziamenti da parte del ministero. Ma il luogo del ritrovamento ormai era stato svelato e si sa, l'occasione strizza sempre l'occhio ai malintenzionati di turno. L'ipotesi che qualche reperto possa essere stato trafugato non sembra essere poi così assurda, come conferma lo stesso professore Castrizio: “Non c’è dubbio che siano stati presi reperti. Il posto era conosciuto e non tutelato, non mi stupirebbe scoprire che molti reperti, inizialmente ritrovati, non ci siano più”. 

Il tesoro nel mirino dei trafficanti d'arte

Il sospetto che il sito sia stato effettivamente oggetto di saccheggio viene confermato anche dalla stessa Soprintendenza che, dopo una serie di controlli perlustrativi, conclusi con la messa in sicurezza e la copertura  delle porzioni di fasciame affioranti, ha rivelato che "su richiesta del segretariato regionale Mibact per la Calabria, la Capitaneria di porto-Guardia costiera il 16 agosto ha emanato un’ordinanza interdittiva a qualsiasi attività che possa arrecare danno al sito archeologico sommerso".

Una  misura  necessaria in seguito al ritrovamento, all’interno dell’area interdetta, della presenza di un dispositivo di segnalazione non autorizzato, vincolato al fondale marino da una cima circa  40 metri e fissata a due sacchi in polietilene. Si è inoltre notato come sullo stesso fondale si diramassero alcune cime che, dai sacchi, conducevano verso i reperti archeologici costituendo, di fatto, un vero e proprio percorso subacqueo. Quando si dice a pensar male non si fa peccato.  Ma tralasciando questo piccolo particolare, "quello che dovrebbe far riflettere - secondo lo studioso di archeologia Castrizio - e che dovrebbe essere studiato, è il contesto.

Le foto dei sopralluoghi dei carabinieri subacquei di Messina

In fondo al mar l'antica Rhegion?

Daniele Castrizio-3Occore quindi capire se il relitto rinvenuto nei fondali si trovi all’interno o all’esterno dell’antico porto di Reghion. "La nostra città -  spiega Castrizio (nella foto) - aveva uno dei porti più importanti e strategici dal punto di vista commerciale del Mediterraneo che intorno al 1500 fu distrutto. Il porto si estendeva da punta Calamizzi alla foce del Calopinace - Apsia. Tutta quell’area è ricca di storia. 

Nei pressi di Piazza San Marco, c’era il Tempio di Iside con un’ampia area sacra che terminava nei pressi della ex stazione Lido, quella raffigurata nelle antiche cartoline con le carrozze a cavallo e l’alta fontana a tre gambe. E’ in questa area, distrutta negli anni settanta per fare posto all’intubata, che durante i lavori di copertura dei binari ferroviari, è stata trovata la statua del giovane Kouros, la statuetta di un giovane atleta, esposta al Museo nazionale della Magna Grecia di Reggio. Nell’area tra la stazione centrale e il circolo velico, dove oggi c’è una struttura dallo stile religioso, era situato proprio un tempio in onore di Artemide Fascelide, meta di pellegrini che provenivano dal mare”. 

A conferma di quanto affermato dal professore, molti indizi che lo stesso mare ci ha fornito, è infatti, nel 2007 che una spedizione subacquea sembra aver riportato alla luce proprio i resti dell'antico tempio.  Ma sulla vicenda, sottolinea Castrizio "sembra non si voglia indagare oltre". 

Altra prova del possibile tesoro che si nasconde tra i fondali marini arriva lo scorso febbraio, quando, una mareggiata spinge sulla spiaggia nei pressi dell’Arena dello Stretto uno dei due “manufatti lapidei” che adornavano l’accesso al pontile di Athena.  Ecco sono tutti segnali che lì sotto, si potrebbe celare una buona parte dell’antica Reghion, "indagare - afferma Castrizio - ci aiuterebbe a  capire sino a dove si estendeva la città. Tutto ciò rappresenterebbe un patrimonio inestimabile non solo per la storia dell’arte ma per la storia della città e del mondo. Mi domando perché non si esplora ancora? Potremmo scoprire una vera e propria Atlantide reggina". 

"Io non capisco – conclude Castrizio - perché non si voglia scoprire e sfruttare il patrimonio archeologico che questa terra ci offre, quali interessi potrebbero mai esserci".  Come spesso accade, quando si tratta di reperti archologici e di scavi bisogna solo attendere e sarà il tempo a rivelarci se davvero esiste una parte di città custodita in fondo al mare.

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