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Sabato, 27 Aprile 2024
Martedì della festa

Il tintinnio di Festa Madonna, è l'inconfondibile campanella che scandisce il saluto di Dio ai reggini

Le riflessioni di Antonio Marino, portatore e cavaliere di Maria, patrona della città di Reggio Calabria

E' tempo di emozioni ritrovate, di speranze e di lacrime che rigano dolcemente i volti. E' tempo di riferimenti e appartenenza. E ancora di preghiere sommesse o urlate perchè Lei guarda e tutto può. In questo tempo di festa, che Reggio Calabria vive in onore della Madonna della Consolazione, si sgranano gli auspici per la vita che verrà quando stasera, dopo la canonica processione del martedì e lo spettacolo pirotecnico, le festività mariane diventeranno un frammento da conservare tra i ricordi più belli.

Riceviamo e pubblichiamo le riflessioni di Antonio Marino, portatore e cavaliere di Maria, patrona della città: "C’è un suono, deciso acuto di breve durata, che ogni reggino riconoscerebbe fra tanti. È la melodia tenace proveniente dalla campanella del prete assistente dei portatori della Vara: allorquando l’assistente agita la campanella il portatore sosta o riprende il cammino…

Qualche tempo fa e in un paesucolo di questo nostro mondo, nacque una diatriba tra parroco e parrocchiani: questi ultimi non gradivano l’idea del prete di suonar le campane della chiesa alle 6,45 della domenica mattina per annunciar l’imminente inizio della Santa Messa, prevista alle 7,30.

Una vecchina, che trascorreva le giornate rannicchiata su una panchina di pietra nella piazza antistante la chiesa, sentenziò: “è scostumato chi polemizza! Rifiuta il saluto di Dio! Le campane della chiesa che suonano sono il…saluto di Dio ai suoi figlioli; attraverso le campane Dio ci chiama a raccolta in casa sua o ci ricorda che è bene fermarci, per esempio a mezzogiorno, per recitare una piccola preghiera…”

Ora, se ogni reggino riconoscerebbe fra tanti il suono della campanella di Festa Madonna, per un portatore della Vara quella sorta di segnale musicale è parte integrante del suo servizio e, soprattutto, del suo…stile esistenziale…

Al mattino del secondo sabato di settembre, intorno alle 8, il portatore, portatosi accanto la stanga, attende che il piccolo batacchio cominci a far vibrare la campanella: abbraccia la stanga, l’innalza fin sopra la propria spalla, e comincia a camminare. La Vara si muove e Maria, avvocata del popolo reggino, fa capolino sul sagrato della Basilica dell’Eremo. 

La campanella suona nuovamente: la Vara sosta sotto l’eremitico portico e Maria scruta la sua città.  Ancora un suono e il portatore comprende ch’è tempo d’affrontare la discesa, dapprima la scalinata eremitica quindi la strada, per giungere poi in Cattedrale.

È un cammino fatto di soste e ripartenze, un cammino scandito dalla…voce di Dio…! Vogliamo anche noi far nostra la spiegazione della vecchina, lasciando così al buon Dio l’incomodo di spronarci a spender bene il tempo a nostra disposizione.

Il portatore della Vara agisce alternando lunghi minuti di sforzo fisico e ampi momenti di riposo e recupero delle energie: l’esistenziale umana quotidianità non è un alternarsi di sacrifici e rilassamenti, corse e attese, agi e disagi? 

Fatto sta che nella vita d’ogni dì non v’è un…assistente a dettare i tempi, ad offrirci l’opportunità di gustare sia lo sforzo professionale che la sosta che rinfranca. Non c’è o, forse, non sappiamo ascoltarlo, talvolta non ci conviene e talaltra soprassediamo…!

Se, però, liberamente decidessimo di sposare lo stile del portatore, il suo incendere al ritmo della campanella, scopriremmo la fragranza di una vita che va, si, addentata con decisione, ma che va pure gustata, con calma, lasciando che ogni sorpresa che ci riserva – felice o complicata che sia – offra al cuore e all’animo l’opportunità di crescere. 

E se la campanella, nel cammino del portatore, distingue la fatica dalla sosta ristoratrice, all’incedere dell’uomo farà scoprire la gioia della condivisione: sotto la stanga, sotto al legno che sorregge la Vara non ci stanno sempre gli stessi. Ci si alterna – proprio in occasione della sosta – si condivide un pezzo di stanga. Soprattutto ci si intreccia, stando sempre attenti che i miei piedi non calpestino i tuoi: gli uni, insomma, non s’intrufolano nell’altrui terreno…!

Insomma, non potendo esser tutti portatori della Vara, sarebbe però cosa buona e giusta che tutti riscoprissimo quel suono di campanella che sgorga dall’intimo nostro: sarebbe davvero Festa Madonna, però, se, forse, piuttosto che la divisa dei portatori, tutti insieme scegliessimo d’indossare il grembiule dei servi delle nozze di Cana; di quegli uomini ai quali la Madonna suggerì: “qualsiasi cosa vi dica, fatela”.

Forse soltanto allora riusciremo a ridar dignità e prospettiva alla Reggio nata alla fede con la predicazione dell’apostolo Paolo nonché prestigiosa porzione culturale dell’allora affascinante Magna Grecia… Sempre però stando attenti ai suggerimenti della campanella: e diverremo autentici tessitori di relazioni umane!"

                                                      

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