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Cronaca

Il colonnello Fazio vittima del dovere? La speranza del figlio in attesa della sentenza

Colpito da infarto il 15 agosto 2013 mentre coordinava le operazioni di sbarco di migranti giunti in riva allo Stretto. Il 14 gennaio è prevista la sentenza del giudice del lavoro in merito alla vicenda

In questi sei anni, Antonino Carlo Fazio ha ingoiato molti bocconi amari. Ha scoperto che, nella vita, solo se ‘straordinaria’ nell’accezione più generica del termine la morte di un uomo viene ricordata non solo dai familiari.

Antonino Carlo Fazio, è il figlio di Cosimo Giuseppe Fazio, il colonnello dei carabinieri e comandante dei vigili urbani che, il 15 agosto 2013, morì a causa di un infarto, mentre stava coordinando le operazioni di sbarco di migranti al porto di Reggio Calabria.

Il colonnello Fazio era l’uomo delle emergenze, sempre pronto e disponibile. Un militare, un professionista che amava il suo lavoro e lo svolgeva con grande dedizione e passione. Oltre ad essere in servizio presso la Scuola allievi carabinieri, il colonnello Fazio, dodici giorni prima della sua morte, aveva assunto l’incarico di comandante della polizia municipale della città.

Un incarico che gli era stato affidato dalla commissione straordinaria di Palazzo San Giorgio. Per il colonnello, era necessario e doveroso coordinare lo sbarco di migranti e neanche  il caldo di quel Ferragosto riuscì a fermarlo.

Lui era lì, in prima fila. Un sacrificio che gli è valsa l’intitolazione dell’aula polifunzionale della Scuola allievi di via Modena ed il conferimento della medaglia d’argento al valor militare. Un’onorificenza quest’ultima fra le più importanti concesse dallo Stato, lo stesso Stato che non lo ha riconosciuto "vittima del dovere", nonostante il decesso avvenne mentre prestava servizio.

Dopo tanti anni dalla scomparsa, il prossimo 14 gennaio, il giudice del lavoro si pronuncerà in merito al riconoscimento del colonnello Fazio quale vittima del dovere. A pochi giorni da questa importante sentenza, il figlio Antonino che, insieme alla famiglia, si è battuto per tutto questo, ha affidato ad un post su Facebook un amaro e liberatorio messaggio di sfogo e speranza.

"Manca poco  - scrive Antonino - sarà in questo secondo martedì del 2020 che il giudice del lavoro si pronuncerà in merito allo status mai riconosciuto dallo Stato Italiano, dopo che mio padre ha perso la vita, nel soccorrere un barcone di migranti, nel primo storico sbarco avvenuto al porto di Reggio Calabria".

"Ci tenevo a ringraziare - prosegue il figlio del colonnello Fazio - tutti coloro che in questi anni sono stati vicino a me ed alla mia famiglia, sostenendoci nei momenti di scoramento e in quelli dove la delusione cresceva, ogni volta che ci siamo ritrovati, io e mia madre, a ricominciare una nuova battaglia".

Antonino rivolge poi un ringraziamento a chi "inizialmente, pensava di poter utilizzare la vicenda di mio padre per mera pubblicità o simile, salvo poi sparire senza farsi più sentire...un ringraziamento ovviamente ironico, perché riferito a quelle associazioni sindacali, sia dell’Arma dei carabinieri che della polizia municipale, sia a livello periferico che nazionale che, solo inizialmente e probabilmente mossi da un fattore emotivo ancora caldo, hanno fatto sentire la loro flebile "voce", salvo poi sparire nel nulla!".

"Proprio a 'voi', che dite di essere dalla parte del lavoratore, di chi rischia la vita con un mestiere tra i più delicati, sarà rivolto il mio pensiero dopo giorno 14, sia in caso di vittoria che di ulteriore sconfitta, perché è giusto che si sappia che un sindacato, che tale voglia identificarsi, dovrebbe sempre e comunque tutelare il lavoratore e la sua famiglia, ma ho scoperto che invece altro non siete che dei meri politicanti, sciacalli delle sventure altrui!".  

Il post del giovane Antonino Fazio si conclude con l’augurio, fatto a se stesso, che il prossimo martedì si concluda per il meglio e ringrazia sinceramente chi "ha dimostrato vero affetto" non solo a lui, ma soprattutto a suo padre in questi anni.

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