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Domenica, 28 Aprile 2024
L'inchiesta / Rizziconi

Denise morta nel fiume, "soccorsi chiamati in ritardo e attrezzatura non idonea"

La perizia tecnica richiesta dalla procura ricostruisce l'incidente costato la vita alla diciassettenne di Rizziconi

Emergono gravi dettagli sulla morte di Denise Galatà, la studentessa di Rizziconi annegata nel fiume Lao durante un'attività di rafting. Sulla vicenda è in corso l'indagine disposta dalla procura di Castrovillari e a ricostruire la dinamica dell'incidente avvenuto lo scorso 30 maggio è ora la perizia tecnica che il giudice inquirente ha affidato all'ingegnere Giuseppe Viggiani. Secondo quanto emerso dagli accertamenti, la tragica scomparsa della giovane sarebbe da imputare al modo in cui è stata condotta l'escursione e soprattutto dal comportamento tenuto dalle guide nel momento dell'incidente.

La relazione peritale, corposa e molto dettagliata, evidenzia alcuni elementi choc. Da quanto si è appreso, durante una concitata gestione di varie cadute in acqua degli studenti coinvolti nella pratica sportiva, la scomparsa di Denise sarebbe stata notata tardi, portando a chiamare i soccorsi quasi tre ore dopo. Un tempo che forse avrebbe potuto salvare la diciassettenne, invece utilizzato per disincagliare i natanti finiti contro le rocce quando la discesa nel fiume iniziò a diventare problematica. Ma già prima che la ragazza fosse dispersa, la sessione di rafting era stata critica per lei a causa dell'attrezzatura non idonea (in particolare il casco protettivo troppo largo e infatti slegatosi durante la caduta fatale e presto ritrovato dai soccorritori, facendo presagire la sorte della studentessa); inoltre, secondo il consulente tecnico, dopo le prime difficoltà Denise era visibilmente provata ma il suo stato di paura non sarebbe stato preso in considerazione dalle guide. 

Per la studentessa quel giorno spensierato in gita con i compagni - tutti allievi del liceo Rechichi di Polistena - ha avuto un epilogo terribile, ma la perizia offre una cronaca non meno agghiacciante di quanto hanno vissuto gli altri ragazzi a bordo dei natanti caduti in acqua: a fare la differenza nel loro destino è stato l'essere rientrati nel conteggio dei partecipanti da recuperare dopo la deriva dei gommoni. Gli studenti si sono aiutati a vicenda, sconvolti e tremanti per il freddo, rifugiandosi su grandi rocce che fuoriuscivano dal corso impetuoso del fiume. Denise, trascinata sotto un tronco, era stata dimenticata fino a quando poi, mancando all'appello, venne segnalata la sua scomparsa.  

L'altro dato sconcertante della consulenza richiesta dal procuratore Alessandro D'Alessio riguarda le condizioni del fiume. Dopo un'ondata di maltempo e in allerta meteo, il Comune di Laino Borgo aveva infatti emesso, proprio per quel giorno, un'ordinanza di divieto di attività nel Lao, non rispettata conducendo l'attività con gli studenti. E nel team di istruttori è denunciata la presenza di una guida non abilitata. 

I soggetti sotto inchiesta dovranno ora replicare a queste conclusioni con la perizia disposta dalla difesa. Attualmente sono iscritti nel registro degli indagati Giuseppe Cosenza e Riccardo D’Onofrio, rispettivamente presidente e vicepresidente del consiglio direttivo dell'associazione Asd canoa club Lao Pollino; le guide Raffaele Cosenza, Luigi Cosenza, Giampiero Bellavita, Gabriel Alacom Correa, Raffaele De Mare, Francesco De Stefano e Camila Andrea Ortegallancafilo; il sindaco di Laino Borgo Mariangelina Russo.

All'indomani dell'apertura delle indagini della procura di Castrovillari dalla società, che ritiene di aver agito in regola, era stata espressa piena disponibilità a fare chiarezza in "piena fiducia nel fatto che la magistratura restituirà verità e trasparenza su quanto accaduto". A breve l'esito della fase inquirente dirà se nella morte di Denise ci sono colpe e se qualcuno andrà a processo.

Nessuna responsabilità giuridica ha invece la scuola (mai coinvolta nell'inchiesta) che ha organizzato l'uscita didattica, iniziativa più volte negli anni proposta dal Rechichi senza nessun problema e a cui prendevano parte anche docenti e la dirigente. Sui banchi di quel liceo oggi non ci sono più neanche i compagni di Denise, che hanno concluso gli studi come alla loro coetanea non è stato concesso. Resta l'immenso dolore della famiglia, gli amici e le comunità di Polistena e Rizziconi, che a nove mesi dai fatti si è riacceso nel rievocare una storia con tante zone d'ombra ancora da chiarire. Il rafting è uno sport molto popolare e praticato anche dai più giovani, ma sempre osservando precise norme di sicurezza ed è attorno a questo nodo che la magistratura vuole comprendere se sia stato un incidente imprevedibile o la conseguenza di azioni sconsiderate. 

  

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