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Cronaca Palmi

Corruzione in atti giudiziari per favorire i Bellocco, indagini concluse su Veneto

L'avvocato del foro di Palmi, secondo la tesi della Dda di Catanzaro, sarebbe stato il trait d'union con un magistrato deceduto per ottenere, dietro compenso, la scarcerazione dei boss della cosca

Corruzione in atti giudiziari aggravata dalla modalità mafiose. È questa l’accusa mossa dalla direzione distrettuale antimafia di Catanzaro nei confronti dell'avvocato del foro di Palmi Armando Veneto, di Domenico Bellocco, di Vincenzo e Gregorio Puntoriero, di Vincenzo Albanese, di Giuseppe Consiglio e di Rosario Marcellino. 

I reati contestati risalgono al 2009 e sarebbero stati commessi in concorso con il magistrato (deceduto) Giancarlo Giusti, all'epoca dei fatti componente del collegio del Tribunale del Riesame di Reggio Calabria. A lui gli odierni indagati avrebbero versato somme di denaro per ottenere provvedimenti in favore della cosca Bellocco di Rosarno.

In particolare, secondo la ricostruzione della Procura, l'avvocato Armando Veneto, in virtù del rapporto di amicizia con il magistrato, e Domenico Puntoriero, che vanta legami di parentela con la famiglia Bellocco avrebbero corrotto il magistrato versandogli complessivamente 120mila euro per ottenere l'annullamento di un'ordinanza di custodia cautelare, provvedimento nei fatti emesso il 27 agosto del 2009 nei confronti di alcuni soggetti appartenenti alla cosca Bellocco.

L'avvocato Armando Veneto viene descritto come il trair d'union con il magistrato Giancarlo Giusti. Tutti avrebbero operato per agevolare le attività della cosca e, in particolare, per favorire il ritorno in libertà dei tre esponenti di spicco. 

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