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Cronaca Gioia Tauro

La Guardia di finanza confisca il patrimonio di un imprenditore: sigilli a beni per 34 milioni

Angelo Restuccia è considerato dagli investigatori colluso con le cosche Mancuso e Piromalli, alla sua azienda vennero consegnati i lavori di costruzione del centro "Annunziata" di Gioia Tauro

Gli uomini del comando provinciale della Guardia di finanza di Reggio Calabria hanno posto i sigilli ad un imponente mole di beni in possesso di Angelo Restuccia: anziano imprenditore edile del vibonese ritenuto contiguo alle cosche.

Cofiscati beni per 34 milioni di euro

Militari del comando provinciale della Guardia di finanza, unitamente al Servizio centrale investigazione sulla criminalità organizzata e al Nucleo speciale polizia valutaria, sotto il coordinamento della Procura della Repubblica di Reggio Calabria – Dda, diretta dal Procuratore capo Giovanni Bombardieri, hanno eseguito un provvedimento emesso dalla Sezione misure di prevenzione del tribunale di Reggio Calabria, presieduta da Ornella Pastore, con il quale è stata disposta, nei confronti dell’imprenditore edile vibonese Angelo Restuccia di 83 anni, ritenuto contiguo alle cosche di ‘ndrangheta del “Mancuso” di Limbadi e dei “Piromalli” di Gioia Tauro, l’applicazione della misura di prevenzione patrimoniale della confisca del patrimonio a questi riconducibile – stimato, a suo tempo, in oltre 34 milioni di euro.

Imprenditore colluso

Secondo gli investigatori delle Fiamme Gialle nei confronti di Angelo Restuccia è stata riconosciuta la pericolosità sociale - qualificata dalla contiguità alla ‘ndrangheta e dal ruolo di imprenditore a questa “colluso” - è stato sottoposto alla misura di prevenzione personale della Sorveglianza speciale con obbligo di soggiorno.

Vicino ai Mancuso e ai Piromalli

Nel dettaglio, il provvedimento eseguito si fonda sulle risultanze delle attività investigative poste in essere dalla Guardia di Finanza, da cui è emerso che l’imprenditore era, da tempo, in affari con la ‘ndrangheta, avendo avviato ed accresciuto le proprie attività grazie alla contiguità funzionale ed agli appoggi delle cosche “Piromalli” e “Mancuso” egemoni nei rispettivi territori e confederate tra loro attraverso accordi e cointeressenze economiche, così come si ricava dalle evidenze giudiziarie del processo “Tirreno” e, da ultimo, del processo “Mediterraneo”. 

Rapporto che ha favorito la crescita

Tale rapporto sinallagmatico con le cosche di riferimento, risalente ai primi anni ottanta, ha sostenuto l’ascesa dell’imprenditore e nel contempo, ha favorito gli interessi dei sodalizi mafiosi, rafforzandone le capacità operative e di controllo del territorio.  La figura di Angelo Restuccia è inizialmente emersa nell’ambito dell’operazione di polizia “Bucefalo”, condotta dai predetti Reparti e conclusasi con l’esecuzione, nel corso del 2015, di provvedimenti cautelari, personali e patrimoniali, nei confronti di n. 11 soggetti per il reato, tra gli altri, di associazione di tipo mafioso.

Nelle sue mani i lavori del parco Annunziata

parco-commerciale-annunziata-2In quel contesto, era emerso come l’assegnazione dei lavori per la realizzazione del “Parco Commerciale Annunziata” di Gioia Tauro fosse prerogativa esclusiva della cosca “Piromalli”, tanto da rappresentare uno dei motivi scatenanti la storica rottura dei rapporti tra la citata famiglia e la cosca “Molè”, storicamente legate da vincoli economici e di sangue. Nel corso di tale imponente realizzazione, all’impresa Restuccia costruzioni S.p.a., riconducibile ad Angelo Restuccia, erano stati assegnati consistenti lavori edili per la costruzione di diverse strutture e fabbricati. 

Rapporti antichi con i Mancuso

Altresì, le investigazioni svolte, corroborate dalle dichiarazioni di alcuni collaboratori di giustizia, hanno inoltre consentito di appurare come “…don Angelo Restuccia…” non solo conoscesse da tempo i vertici della cosca “Mancuso”, ma li frequentasse e si rapportasse con loro, attraverso un rapporto duraturo e sinallagmatico tale da produrre reciproca collaborazione e reciproci vantaggi, aventi ad oggetto il comune interesse alla realizzazione di opere edili - sia pubbliche che private - nel territorio calabrese. 

Le indagini patrimoniali

In relazione alle attività di cui sopra, nel 2017, la Sezione Misure di Prevenzione del Tribunale di Reggio Calabria, su richiesta della locale Dda, disponeva la misura cautelare del sequestro sull’ingente patrimonio illecitamente accumulato dall’imprenditore. Al riguardo, le investigazioni a carattere economico/patrimoniale delegate dalla citata Dda ai predetti Reparti hanno consentito di delineare il profilo di pericolosità sociale qualificata del proposto, e ricostruito il complesso dei beni di cui Angelo Restuccia e il suo nucleo familiare sono risultati poter disporre, direttamente o indirettamente, nell’ultimo trentennio, accertando la sproporzione esistente tra il profilo reddituale e quello patrimoniale.

Ricostruiti i flussi finanziari

In tale ambito la ricostruzione dei flussi finanziari è stata determinante, anche perché agevolata dal supporto informativo contenuto in alcune segnalazioni di operazioni sospette pervenute al Nucleo valutario per fini di prevenzione antiriciclaggio. Lo sviluppo investigativo di tali preziose informazioni ha costituito un utile punto di riferimento su cui poter orientare le indagini ed aggredire i patrimoni di provenienza illecita. Da tali approfondimenti, Angelo Restuccia è risultato aver rivestito, nel tempo, il ruolo di “imprenditore colluso” con la 'ndrangheta reggina e vibonese, tanto che il patrimonio accumulato è risultato essere il frutto o il reimpiego dei proventi di attività illecite.

La decisione della Dda

Alla luce di tali risultanze, su richiesta della stessa Direzione distrettuale antimafia, la Sezione misure di prevenzione del Tribunale di Reggio Calabria ha disposto, con l’odierno provvedimento, la confisca di prevenzione del patrimonio riconducibile all’imprenditore vibonese, costituito dall’intero patrimonio aziendale di diverse imprese, quote societarie, immobili e rapporti finanziari, all’epoca stimato in oltre 34 milioni di euro.

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