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Venerdì, 19 Aprile 2024
Cronaca Locri

"Non c’è bisogno che parliamo, c’è bisogno solo che ci vedono”: le intimidazioni della 'ndrina Cordì

Gli affiliati alla cosca, facendo leva sulla forza del blasone ‘ndranghetista, controllavano tutto il territorio di Locri, attraverso estorsioni e danneggiamenti

“Non c’è bisogno che parliamo...c’è solo bisogno che ci vedono...", facendo leva sulla forza del blasone ‘ndranghetista, gli affiliati alla potente cosca Cordì, arrestati questa mattina da un'operazione congiunta di carabinieri e guardia di finanza, controllavano in maniera capillare tutto il territorio imponendo estorsioni, consumate e tentate, al fine di convincere le vittime a “mettersi a posto”e per garantire loro “protezione e sicurezza”.

Le indagini dei carabinieri hanno permesso di ricostruire le pretese estorsive rivolte, con il coinvolgimento, a vario titolo, degli indagati Gerardo Zucco, Domenico Cordì, di 40 anni, e Bruno Zucco, ai danni di un imprenditore edile, affidatario di alcuni lavori banditi dal Comune di Locri per la realizzazione di un teatro in regione Moschetta”, valore di 600mila euro, la ristrutturazione dell’edificio scolastico Maresca, 210mila euro, subappalto valorizzazione di Palazzo Nieddu Del Rio, 150mila euro, nonché la manutenzione idraulica dei valloni che attraversano il territorio comunale, 48.450mila euro, appalti privati per la ristrutturazione della “Casa Bennati” di Locri, commissionati dalla Diocesi di Locri-Gerace, con richieste variabili dai 1.500 ai 18.000 euro in relazione al valore del lavoro. 

Il monopolio della cosca al Cimitero di Locri

In un caso, gli estortori hanno tentato anche di imporre all’imprenditore la cessione in subappalto a una ditta locrese, priva dei requisiti di legge, poiché non inserita nella white list della Prefettura. 

In un altro, invece, sono state documentate le condotte criminali dell’indagato Emmanuel Micale che, facendo leva sul timore indotto dalla sua vicinanza alle note famiglie di ‘ndrangheta dei Cordì e Alecce, ha ripetutamente  tentato di costringere il titolare di una rivendita di tabacchi a “mettersi a posto” consegnando mensilmente la somma di 1.500 euro al fine di garantirsi “protezione e sicurezza per sè e per il proprio locale”, non riuscendo nell’intento a causa delle difficili condizioni economiche dell’imprenditore, già  sottoposto ad estorsione da un altro indagato, Salvatore Dieni.

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