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Domenica, 28 Aprile 2024
Le motivazioni

Processo Ghota, dopo due anni depositate le motivazioni della sentenza

Secondo la presidente del collegio del tribunale Silvia Capone: “Reggio Calabria era nelle mani delle menti più raffinate della ‘ndrangheta”

7.683 pagine di motivazioni per racchiudere cinque anni di dibattimenti per il processo Gotha che arrivano dopo due anni dalla sentenza di primo grado emessa il 30 luglio 2021. Il Tribunale di Reggio Calabria, presieduto dal giudice Silvia Capone, e dai giudici a latere Andreina Mazzariello e Stefania Ciervoha impiegato due anni per scrivere e depositare le motivazioni del maxi processo nato da alcune inchieste della Dda, coordinate dal procuratore Giovanni Bombardieri, dai procuratori aggiunti Giuseppe Lombardo e Stefano Musolino e dai pm Walter Ignazitto, Sara Amerio, Roberto Di Palma e Giulia Pantano.  

Un maxi processo, dunque nato dalla riunione delle inchieste Mamma Santissima, Reghion, Fata Morgana, Alchimia e Sistema Reggio che aveva inflitto 15 condanne e 15 assoluzioni, diventando così uno dei più importanti celebrati a Reggio Calabria dai tempi del processo Olimpia, che secondo quanto stabilito dalla Procura distrettuale antimafia,  Reggio Calabria sarebbe nella mani di “menti raffinate della ‘ndrangheta” in grado di  rendere più riservato il fenomeno criminale, un organismo composito dove convivono, in nome degli ‘affari’, elementi deviati dello Stato, massonerie spurie e ‘ndranghetisti battezzati. Nella sentenza si evidenzia la commistione tra “una parte dello Stato, delle forze dell’ordine, della magistratura e dei servizi segreti, la cosiddetta Zona Grigia, e il Sistema, per “assicurare apparenti successi nelle iniziative di contrasto alla criminalità organizzata e alla cattura di latitanti”, uno scambio ineguale’per favorire la eliminazione di avversari senza spargimenti di sangue, accrescendo l’ambiguità di quel rapporto che ha reso labili i confini tra apparati criminali e rappresentanti dello Stato".

Per i giudice del Tribunale di Reggio Calabria sarebbero, dunque, gli avvocati Giorgio De Stefano, condannato in secondo grado con il rito abbreviato a 15 anni e quattro mesi di reclusione, e Paolo Romeo, ex parlamentare del Psdi, condannato a 25 anni di reclusione in primo grado, le persone in grado di influenzare gli equilibri mafiosi a Reggio Calabria, e di frenare l’esplodere di potenziali conflitti tra le cosche cittadine. Tredici anni erano stati comminati all’ex sottosegretario regionale Alberto Sarra. Erano stati assolti, invece, l’ex senatore di Forza Italia Antonio Caridi e l’ex presidente della Provincia di Reggio Calabria Giuseppe Raffa.

Durante i cinque anni di dibattimenti tanti i collaboratori di giustizia ascoltati: Nino Lo Giudice, Paolo Ianno’, Antonio Liuzzo, Nino Fiume, Mario Chindemi, Consolato Villani. Hanno raccontato in aula cosa è la 'ndrangheta reggina dominata dalle cosche De Stefano, Tegano, Condello, Libri, Serraino e le cosche satelliti, raccontando strategie e affiliazioni.

Adesso dalla notifica del deposito il collegio di difesa, e la Procura antimafia di Reggio, avranno 45 giorni di tempo per il ricorso in Appello. Termini che però scatteranno dal 1 settembre vista la coincidenza della pausa estiva per l'intero mese di agosto.

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