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'Ndrangheta, il business dei clan calabresi in Umbria: i nomi degli arrestati | VIDEO

Operazione "Infectio" e "Core Business" della polizia e delle procure di Catanzaro e Reggio Calabria. Eseguiti 27 fermi e sequestrati beni per un valore di circa 10 milioni

I tentacoli della 'ndrangheta hanno attanagliato anche l'Umbria, infiltrando "in modo significativo" il sistema economico della regione. E' quanto emerge dall'operazione "Infectio" dello Sco della polizia con le squadre mobili di Perugia, Catanzaro e Reggio Calabria, coordinate dalle Dda di Catanzaro e Reggio.

L'inchiesta ha portato questa mattina all'arresto di 27 persone,(20 in carcere e 3 ai domiciliari), ritenute responsabili, a vario titolo, di associazione mafiosa, associazione finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti, detenzione e occultamento di armi clandestine, minacce, violenza privata, associazione a delinquere finalizzata alla consumazione di una serie di reati di natura contabile o economico-finanziaria strumentali alla realizzazione sistematica di frodi in danno del sistema bancario.

Inoltre sono stati messi sotto chiave beni per circa 10 milioni di euro nei confronti di presunti appartenenti alle cosche Trapasso e Mannolo di San Leonardo di Cutro e Commisso di Siderno. Il provvedimento è stato emesso dal gip catanzarese Paola Ciriaco.

Gli arrestati della cosca Commisso di Siderno

Cosimo Commisso, nato a Siderno, 69 anni; Francesco Commisso nato a Locri, 36 anni; Antonio Rodà nato a Bianco, 65 anni; Giuseppe Minnici, nato a Caraffa del Bianco, 69 anni

Tutti i nomi dei fermati

In carcere: Sherif Arapi, nato a Durazzo, 29 anni; Giuseppe Benincasa, nato a Cerenzia, 66 anni; Ilirjan Cali, nato a Durres, 42 anni; Mario Cicerone, nato a Rieti 62 anni; Fabrizio Conti, nato a Perugia 45 anni; Mario De Bonis, nato a Roma 60 anni; Antonio De Franco, nato a Cirò Marina 54 anni; Mario Falcone, nato a Cutro 65 anni; Luigi Giappichini, nato a Perugia 47 anni; Giuseppe Mannolo, nato a Crotone 26 anni; Pasquale Nicola Profiti, nato a Vibo Valentia 52 anni; Antonio Ribecco, nato a Cutro 58 anni; Francesco Ribecco, nato a Cutro 53 anni; Natale Ribecco, nato a Catanzaro 30 anni; Francesco Procopio, nato a Catanzaro 51 anni; Giovanni Rizzuti, nato a Petronà 45 anni; Emiliano Regni, nato a Perugia 31 anni; Pietro Scerbo, nato a San Leonardo di Cutro 72 anni; Francesco Valentini, nato a Roma 44 anni; Leonardo Zoffreo, nato a Cutro 49 anni. Ai domiciliari: Antonio Costantino nato a Isola Capo Rizzuto 37 anni; Giuseppe Costantino nato a Isola Capo Rizzuto 42 anni; Emanuele Regni nato a Perugia 31 anni.

I dettagli dell'indagine

L'inchiesta, approfondendo quanto emerso nell’operazione "Malapianta" dello scorso maggio, ha scoperto la continua operatività delle cosche di ‘ndrangheta Mannolo, Zoffreo e Trapasso di San Leonardo di Cutro (Crotone) e la loro proiezione in territorio umbro, dove, sembra che avessero impiantato un lucroso traffico di stupefacenti, anche con la complicità di trafficanti albanesi, e minato, attraverso attività estorsive, la libera concorrenza nella esecuzione di lavori edili, nonché attivandosi a favore di soggetti candidati alle elezioniamministrative locali.

Inoltre, il sodalizio criminale, al quale viene contestata anche la detenzione di armi, avrebbe inquinato il tessuto economico attraverso la predisposizione di società, spesso intestate a prestanome o a soggetti inesistenti, in grado di offrire prodotti illeciti (in primis fatture per operazione inesistenti) a favore di compiacenti imprenditori: business, quest’ultimo, che ha visto il coinvolgimento anche di soggetti contigui alla ‘ndrangheta vibonese e che ha consentito al sodalizio di lucrare cospicui guadagni attraverso sofisticate truffe in danno di diversi istituti di credito e complesse operazioni di riciclaggio del denaro di provenienza delittuosa.

Operazione "Core Business"

Nello stsso tempo, con l’operazione, "Core Business", la Procura distrettuale di Reggio Calabria ha dato esecuzione ad un’ordinanza di applicazione della misura della custodia cautelare in carcere, con contestuale decreto di sequestro preventivo, emessa dal gip di Reggio Calabria nei confronti di 4 persone ritenute responsabili di associazione mafiosa in quanto esponenti di vertice ed appartenenti alla cosca di ‘ndrangheta Commisso di Siderno

Tra essi figura lo storico leader Cosimo Commisso, alias "U quagghia”, scarcerato nello scorso mese di gennaio. "Le indagini odierne - spiegano dalla Procura - rappresentano la naturale prosecuzione dell’operazione "Acero-Siderno Connection" hanno consentito di accertare la perdurante attività del sodalizio dei Commisso e sono state avviate a partite dal 2015, quando Cosimo Commisso, dopo un lungo periodo di detenzione, si stabilì a Perugia, localitàCasa del Diavolo, per scontare la misura della detenzione domiciliare, che gli permise di riallacciare i contatti con altri esponenti di spicco del sodalizio come Antonio Rodà, referente imprenditoriale in Umbria della famiglia Crupi.

Proprio con Antonio Rodà, Cosimo Commisso affrontava la problematica legata alla salvaguardia dei beni dei Crupi da probabili provvedimenti ablativi dell’autorità giudiziaria; attraverso di cui il boss inviava messaggi ad altri sodali di Siderno, ed individuava terreni nella zona di Perugia da destinare a vigneti per la produzione di vino da commercializzare in Canada per il tramite di soggetti contigui a Commisso".

Cosimo Commisso avrebbe mantenuto anche contatti in Umbria con esponenti di altre organizzazioni ‘ndranghetistiche operanti nella provincia di Crotone (appunto con esponenti della locale di San Leonardo di Cutro, investigati nell’indagine catanzarese), con cui condivideva dinamiche e questioni di carattere associativo e progettava iniziative imprenditoriali comuni.

Tra i destinatari del provvedimento cautelare emesso da Giovanna Sergi, gip di Reggio Calabria, figura, con un ruolo di spicco, anche il figlio di Cosimo Commisso, Francesco, già coinvolto nell’operazione "Crimine", nel corso della quale era stato individuato come "Capo giovani".

L’operazione "Core Business" fa luce sugli interessi economici della cosca Commisso e sui rapporti con professionisti e manager, come Giuseppe Minnici, ritenuto dagli inquirenti businessman di riferimento dell’organizzazione, soprattutto in Umbria. Antonio Rodà e Giuseppe Minnici, insieme ai fratelli Crupi e Loriana Rodà sono anche indagati, spiegano ancora dalla Procura "per aver compiuto azioni simulate, finalizzate ad agevolare l’associazione mafiosa, che con il sistema di "scatole cinesi" messo a punto per schermare il patrimonio economico e celare le effettive possidenze, contribuivano ad occultare la riconducibilità piena ed effettiva in capo ai fratelli Crupi della società Anghiari Residence srl in provincia di Arezzo, oggetto di decreto di sequestro preventivo".

La società è un’attività imprenditoriale nella reale disponibilità dei Crupi e della consorteria criminosa sidernese, strumentale alla realizzazione del programma criminoso. Prova, sarebbe secondo il gip, il fatto che costituiva oggetto di intervento anche da parte di Cosimo Commisso il quale, "temendo il sequestro, si prodigava per salvaguardare l’integrità delle possidenze economiche del gruppo di cui la società predetta faceva evidentemente parte".

Le assoluzioni

Loriana Rodà coinvolta, prima come indagata e poi come imputata nel procedimento penale, è stata assolta, perchè il fatto non sussiste, come si legge sul dispositivo della sentenza emessa dal tribunale di Locri il 24 marzo del 2023. 

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