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Sabato, 27 Aprile 2024
Sanità a pezzi / Scilla

Scilla, centro di salute mentale trasferito a Reggio ma saranno mantenute le terapie

Mobilitazione del comitato di difesa dell'ospedale parzialmente chiuso, che continua a perdere pezzi e sarà rifatto con minori risorse

Continueranno a svolgersi nell'ospedale di Scilla le terapie dei pazienti del centro di salute mentale, nonostante l'ambulatorio sia in corso di trasferimento dal presidio della città tirrenica a Reggio Calabria. Questo scenario tratteggiato dall'amministrazione ospedaliera ha rassicurato gli utenti dell'importante e delicato servizio sanitario, che resta però destinato a lasciare definitivamente, nel prossimo futuro, l'ex "Scillesi d'America".

Il trasloco del centro è già iniziato con lo smantellamento di uffici e ambulatori, disposto dall'attuale direzione del dipartimento salute mentale e dipendenze per motivi organizzativi, volti a una sistemazione organica nell'unica sede centrale a Reggio Calabria. Ma questi movimenti hanno fatto suonare un campanello d'allarme nel comitato di difesa dell'ospedale di Scilla. L'organismo spontaneo (costituito dai cittadini all'indomani della chiusura del nuovo edificio del presidio ospedaliero per gravissimi problemi strutturali) ha manifestato ieri davanti all'edificio, denunciando il progressivo svuotamento di servizi in atto.

"La notizia che ci ha allarmato - dice la referente Carolina Cardona - riguardava la chiusura non solo del centro di salute mentale ma anche di allergologia, questo con utenza persino da fuori regione. Una prospettiva che ha generato una reazione di protesta nella comunità e ora si è corso ai ripari con la decisione di mantenere qui almeno le terapie del csm. Ma di fatto i locali non sono più disponibili e sembra chiaro che non si potrà continuare a lungo così utilizzando per tutta l'attività i pochi spazi rimasti aperti".

Nelle ultime settimane, alcuni appuntamenti del csm in agenda a Scilla sono già stati annullati o rinviati, e la preoccupazione è che il sensibile (e molto ampio) target dei pazienti in cura nel locale centro di salute mentale siano costretti a spostarsi, con il disagio che è facile immaginare anche per le famiglie. Un destino segnato: all'epoca della chiusura proprio il csm era tra i candidati al trasferimento - si disse però nella Villa San Giovanni, presso l'ex carcere. Si è parlato di un assetto di tipo amministrativo ma a Scilla il pensiero va altrove. La paventata sparizione di 'pezzi' fisici e operativi dell'ospedale è anche legata alla situazione di inagibilità dell'ospedale nuovo, realizzato dall'Asp con un megafinanziamento e chiuso dall'oggi al domani due anni fa, per la scoperta choc che rischiava di cadere addosso a chi ogni giorno lavorava e veniva curato dentro quell'edificio.

Paradossalmente il vecchio plesso è invece risultato agibile e oggi è l'unico ad ospitare l'attività dell'ospedale, funzionante in modo parziale. Tanti servizi e reparti che devono dividersi spazi insufficienti per gli ambulatori. "Gli specialisti per mantenere visite e terapie fanno turni con orari che non si possono sforare - continua Cardona - e nel caso dei pazienti del csm cosa accadrà? Che una seduta si debba interrompere per lasciare la stanza a chi ha il turno successivo? In questi due anni medici e infermieri stanno resistendo perché non vogliono andare via ma la prima informazione che è circolata è di una chiusura completa di csm e allergologia... si sta svuotando tutto e si andrà sempre più in questa direzione".

Sullo sfondo c'è il silenzio sul futuro dell'ospedale di Scilla, o meglio la casa della salute. Dopo la repentina chiusura, dg dell'Asp e commissario ad acta avevano ribadito che la strada sarebbe stata questa: il salto di qualità verso la nuova struttura che ad oggi esiste solo nell'indicazione della targa che ne annuncia la futura identità, una sede sanitaria manageriale e completamente ridisegnata nei servizi. Intanto nell'immobile che non ha superato le verifiche statiche (anzi è stato bollato come fatiscente e a rischio sicurezza) è tutto fermo o quasi. "Dall'Asp non abbiamo aggiornamenti - dice Carolina Cardona - alle nostre mail non rispondono e da loro non c'è nessuna comunicazione ufficiale. Sappiamo però da altra fonte istituzionale che i fondi disponibili per la ristrutturazione sono stati tagliati. Finora hanno effettuato solo piccoli interventi". Il pensiero affiorato subito dopo quell'amaro 23 settembre 2022, quando furono apposti i sigilli sull'ospedale nuovo, è quello di una chiusura a tempo indeterminato. "Lo abbiamo detto tante volte - conclude la rappresentante del comitato - quella decisione non ci convince perché non è mai stata spiegata. Come è possibile stabilire l'inagibilità di una struttura di 10.000 metri quadri sulla base di circa venti carotaggi? Riteniamo che la valutazione si fondi su criteri parziali". 

La vicenda dell'ex Scillesi d'America è stata attraversata da mobilitazioni popolari e richieste di accesso agli atti. Il comitato non ha mai smesso di fare pressing sull'azienda sanitaria ed aveva ottenuto l'impegno da parte della dg Di Furia per un incontro nel quale fare il punto sul progetto di risanamento della casa della salute. Annunciata mesi fa, quella convocazione non è mai arrivata e per altre vie i cittadini hanno appreso che l'opera sarà dimensionata perchè la Regione ha sforbiciato il budget previsto. "Aspettiamo di vedere cosa accadrà su tanti fronti - conclude Cardona - ma senza quel finanziamento della Regione l'Asp dovrà contare solo sulle proprie risorse e l'epilogo sarà un progetto rivisto al ribasso, che sembra esista già". Degli oltre 15 milioni attesi da Regione e Pnrr ne resterebbero circa 9 per un'utopica casa della salute meno costosa e più piccola a servire un vastissimo bacino di popolazione che copre un'area di venti comuni, dalla costa viola all'Aspromonte.

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