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Lunedì, 29 Aprile 2024
Beni culturali / Centro / Piazza de Nava

Nella città di Boccaccio un restyling contestato come quello di piazza De Nava

Pasquale Amato rilancia le considerazioni del professor Tomaso Montanari sul caso della piazza di Certaldo: "Ma lì sono state in parte ascoltate le proteste dei cittadini"

Piazze e monumenti appartengono all'identità urbana e alla memoria storica e affettiva dei cittadini. A Reggio Calabria nelle associazioni che contrastavano il progetto di rifacimento di piazza De Nava la ferita del cantiere non si è mai cicatrizzata. E mentre i lavori procedono e la statua del deputato reggino si prepara a rimanere solitaria come unico segno di continuità con il passato, il professor Pasquale Amato porta all'attenzione una storia molto simile, un'altra rivolta civica, quasi gemella, che si è accesa in un piccolo centro della provincia fiorentina. Modesto, sì, per estensione e numero di abitanti (poco più di 15.000), ma non certo per la sua fama culturale, poiché parliamo di Certaldo, che diede i natali a Giovanni Boccaccio.

Del caso della piazza ottocentesca intitolata al grande poeta si occupa l'accademico Tomaso Montanari in un articolo sul Fatto Quotidiano, che la storica Francesca Paolino dell'Università Mediterranea ha inviato a Italia Nostra per conoscenza, riaprendo il dibattito sulla piazza reggina. Anche Amato ora rilancia il pezzo sui suoi social, trovando tante similitudini con la vicenda di piazza De Nava. Già nel titolo, in cui Montanari parla di "restyling senza alcun senso" (ci ricorda qualcosa?)

Secondo il professor Montanari, l'amministrazione di Certaldo "ha necessità di spendere 2 milioni e 200 mila euro ricevuti dal Pnrr" e ha così deciso di rifare la piazza Boccaccio, con un progetto di cui nessuno sentiva il bisogno e che prevede interventi lesivi dell'integrità storica del sito ("sampietrini sostituiti da tre strisce pavimentali di colore diverso e di materiale estraneo alla storia della piazza, taglio di alcuni lecci, interruzione della storica via senese-romana").

Una battaglia per gli stessi motivi è stata condotta negli ultimi anni a Reggio da un gruppo di associazioni, con in testa Fondazione Mediterranea e Legambiente, insieme a cittadini uniti in un comitato spontaneo per la difesa di piazza De Nava, tentando di fermare il progetto di demolizione e rifacimento della Soprintendenza. Una vera e propria crociata fino alla presentazione di un ricorso al giudice ordinario (rigettato), per il blocco del cantiere e la restitutio in integrum del bene. I lavori dovrebbero essere ultimati a settembre 2024, ma i detrattori continuano a denunciare quello che considerano un danno indelebile per la città.

Tante similitudini, dai materiali al taglio degli alberi

Le affinità tra le proteste a Certaldo e Reggio non si fermano qui. Nel paese natìo di Boccaccio i cittadini hanno alzato barricate per difendere una pinetina; in piazza De Nava gli alberi rimossi saranno sostituiti da altre piantumazioni, ma Vincenzo Vitale, presidente di Fondazione Mediterranea, e Pasquale Amato, hanno segnalato che non si tratterà di tipicità arboree locali (ad esempio ulivo, bergamotto o arancio) ma di comuni piante da aiuola. Vitale notò anche nel progetto alcuni puntini rossi che indicano dissuasori di parcheggio (da realizzare con i resti in pietra della recinzione demolita), proprio nei punti in cui c'erano gli alberi. 

Come a Reggio, anche a Certaldo si chiede conto dei motivi per cui, scrive Montanari, "la Soprintendenza di Firenze abbia autorizzato lo stravolgimento di una piazza ottocentesca perfettamente conservata". Andando avanti nella riflessione, si trova un altro parallelismo con piazza De Nava nell'imputazione di connivenza al Comune: "Perché diavolo l’amministrazione comunale - si chiede l'intellettuale - si è gettata in una impresa così devastante per l’identità della città?" Una precisa responsabilità era stata riconosciuta dal comitato civico pure all'amministrazione comunale di Reggio, che secondo le associazioni non ha rispettato gli impegni in senso conservativo emersi da un consiglio aperto proprio su piazza De Nava. 

La conclusione a cui giunge Tomaso Montanari per la piazza di Certaldo porta alla lusinga dei fondi Pnrr e la suggestione psicologica legata alla spesa dei soldi assegnati con il piano miracoloso, da usare a ogni costo, anche senza criterio: "C’è qualcosa di terribile in questo consumismo fine a se stesso, coniugato con la più incivile noncuranza per la forma dei luoghi in cui da secoli vive una comunità". 

I denari, anche se non sono quelli del Pnrr, c'entrano anche nella storia di piazza De Nava. Come era stato fatto notare nel ricorso, la proposta della Soprintendenza era arrivata anni dopo quella del Comune, ma con una disponibilità economica molto maggiore (da 200.000 euro a 2 milioni) e la contraddittoria eliminazione dei vincoli che la stessa struttura del MiC, all'epoca del primo progetto, erano stati posti a tutela della piazza. 

A Certaldo in parte ammesse le ingerenze dei cittadini nel progetto

Tornando al destino di piazza De Nava, Pasquale Amato rileva che a Certaldo, pur nella furia iconoclasta di distruzione e innovazione forzata, la ribellione dei cittadini è riuscita a contenere i danni. "Mi permetto di osservare - dice il professore - che dal racconto di Montanari risulta che le proteste dei cittadini contro lo scempio della piazza dedicata a Boccaccio sono state in parte accolte". Nell'articolo si afferma infatti che, come richiesto dai certaldesi, sono stati mantenuti gli alberi e la posizione esatta della statua, oltre al riutilizzo dei sampietrini tolti. Citando Pasolini, Tomaso Montanari commenta: "Cinquant'anni dopo, siamo ancora profondamente immersi in questo totalitarismo: ciò che chiamiamo patrimonio culturale, cioè la forma dei luoghi in cui viviamo, è una merce come le altre, e obbedisce alle regole del mercato e del consenso mediatico". 

Il cantiere di piazza De Nava procede a pieno ritmo e nulla potranno altri due procedimenti penali attivi (ex articolo 518 duodecies c.p.), presentati per “crimine urbanistico”, avvenuto con la distruzione di un bene paesaggistico e culturale. L'iter ancora in corso è lungo, e se anche l'esposto fosse accolto, la piazza originaria non ci sarà più. A raccontarla alle future generazioni saranno soltanto le fotografie d'epoca e il plastico realizzato dall'artista Ilario De Marco, che la Fondazione Mediterranea sta presentando in iniziative pubbliche per non dimenticare piazza De Nava, quella vera, "a sua memoria".


 

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