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Aree archeologiche

Piazza Garibaldi, il cantiere si prepara per avviare le visite del pubblico negli scavi

Dopo l'apertura straordinaria per le Gep l'area si sta mettendo in sicurezza per consentire una fruizione strutturata

C’è un prezioso scrigno di storia antica che continua a svelarsi negli scavi archeologici di piazza Garibaldi e molto presto la fruizione pubblica sarà gestita in modo strutturato. La squadra di lavoro della soprintendenza sta andando avanti nella ricerca su reperti e resti di edificazioni celati nel sottosuolo, da cui è stato riportato alla luce il podium romano di età imperiale scoperto nel 2016. L’area è stata aperta al pubblico per la prima volta in occasione delle Giornate Europee del Patrimoni e quell’evento speciale aveva attratto molti visitatori nonostante la sfortunata circostanza del maltempo. Sin dall’inizio lo scavo è però un work in progress trasparente per i cittadini, costantemente aggiornati sullo stato dell'opera in "diretta", attraverso le finestre situate lungo la parete di recinzione. Da qui in questi giorni è stato possibile veder apparire nuovi elementi, che ricordano parti di lastricati di pietre. Gli archeologi impegnati nel cantiere spiegano che non si tratta del tempio oggetto dell’interesse archeologico ma di resti posti in un altro strato temporale e che risalgono a un'età più recente.

Nuovi elementi affiorano dalla piazza attraversando strati diversi

Partendo nella datazione dal I secolo avanti Cristo sono presenti nell’area vari livelli con fasi greca, romana, medievale, post antica e moderna fino a Ottocento e Novecento. Nella stratigrafia della piazza si procederà per quanto possibile in profondità per saperne di più della costruzione votiva sulla quale è concentrata l’indagine. La struttura era parzialmente emersa durante i lavori effettuati nel 2016 per la realizzazione di un parcheggio, e oggi è stata confermata l’ipotesi originaria di un edificio templare su podio, di piccole dimensioni e orientato est-ovest, fornito di una scalinata di accesso sul lato orientale della piazza, forse accessibile soltanto a chi celebrava i riti. Di certo di tratta di un sito che racchiude epoche e storie diverse degli insediamenti di Rhegion. Nella zona in corrispondenza della statua di Garibaldi, ad esempio, i precedenti saggi avevano mostrato strutture murarie di età ellenistica e opere di canalizzazione, le quali si ricollegano al porto dell’antica colonia, che sorgeva dove oggi c’è la stazione.

Dopo l’apertura degli scavi, vari studiosi hanno espresso teorie sulle origini del tempio. Visionando alcune fotografie sottoposte dall'associazione Anassilaos, l'archeologo greco Michaelis Lefantzis, che ha già visitato le aree archeologiche di Reggio, ha notato la sovrastruttura della costruzione riportandone l’impressione di una parte mancante e volutamente eliminata, che gli fa pensare a una “damnatio memoriae”. 

Il cantiere si mette in sicurezza per consentire visite strutturate

Queste tesi non sono però commentate dagli archeologi della soprintendenza in quanto, sostengono, inattendibili e non fondate sulla reale conoscenza del sito in questione. Le uniche informazioni storicamente valide arriveranno dal prosieguo dei lavori e dopo il successo della prima visita pubblica, come già annunciato, la soprintendenza sta organizzando una fruizione più strutturata del sito, ad esempio per le scuole. Presto saranno stabilite le modalità, mentre sono attualmente in corso le operazioni di messa in sicurezza del cantiere proprio per consentire l’entrata senza rischi dei visitatori, che avranno accesso in gruppi seguendo turni prenotati.

Sarà un primo passo verso il progetto più ampio e ambizioso di creare un sito archeologico a cielo aperto come a Roma e Napoli, e che sarebbe quello più importante di Reggio. L’intenzione è tale sia per soprintendenza che comune, ma l’identità di piazza Garibaldi con questo tipo di obiettivo sarà valutata soltanto al termine dello scavo e sulla base degli esiti finali. Si dovrebbe concludere entro fine anno, e poi bisognerà anche attivarsi per reperire nuove risorse, come sembra l’amministrazione stia già facendo tra Pon e devoluzione di mutui presso la Cassa depositi e prestiti.

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