Processo Campagna soprana, non reggono in appello le accuse contro tre reggini
La Corte di appello milanese ha accolto le tesi difensive degli avvocati Giuseppe Zangari, Jacopo Cappetta, Marco Gemelli e Michele Sergi
Cadono le accuse di associazione per traffico di sostanze stupefacenti, banda armata, traffico di armi, quattro estorsioni aggravate dal metodo mafioso, una serie di intimidazioni e diverse cessione di droga per Antonio Barbaro e Rocco Barbaro, rispettivamente padre e figlio, e per il coimputato Domenico Sergi, tutti originari di Platì ma residenti da diversi anni nella città meneghina.
I tre erano stati condannati in primo grado dal gup di Milano rispettivamente a 18 anni, 16 anni e 8 mesi, 8 anni e 8 mesi. Le indagini, durate tre anni, sono state condotte dalla Guardia di finanza di Pavia con la coordinazione della procura della Repubblica di Pavia e della Direzione distrettuale antimafia di Milano, giunte al termine con il sequestro di ingenti quantità di sostanza stupefacente e l’arresto di 34 persone.
Nel processo di primo grado l’accusa aveva richiesto e ottenuto pene pesanti per i Barbaro, ai quali era stato riconosciuto il ruolo di promotori e finanziatori dell’associazione.
Le pene sono state rideterminate dalla Corte di appello di Milano, che ha accolto la tesi difensiva degli avvocati Giuseppe Zangari del foro di Locri e Jacopo Cappetta del foro di Milano, annullando il reato associativo, le estorsioni aggravate dal metodo mafioso, la banda armata, il traffico di armi, e confermato solo alcuni reati di spaccio, riducendo la pena ad Antonio Barbaro da 18 anni a 7, a Rocco Barbaro da 16 anni e 8 mesi a 3 anni e 10 mesi, a Domenico Sergi da 8 anni e 8 mesi a 5 anni e 7 mesi, quest’ultimo difeso dagli avvocati Marco Gemelli e Michele Sergi del foro di Reggio Calabria.