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Sabato, 27 Aprile 2024
La sentenza / Platì

Processo Campagna soprana, non reggono in appello le accuse contro tre reggini

La Corte di appello milanese ha accolto le tesi difensive degli avvocati Giuseppe Zangari, Jacopo Cappetta, Marco Gemelli e Michele Sergi

Cadono le accuse di associazione per traffico di sostanze stupefacenti, banda armata, traffico di armi, quattro estorsioni aggravate dal metodo mafioso, una serie di intimidazioni e diverse cessione di droga per Antonio Barbaro e Rocco Barbaro, rispettivamente padre e figlio, e per il coimputato Domenico Sergi, tutti originari di Platì ma residenti da diversi anni nella città meneghina.

I tre erano stati condannati in primo grado dal gup di Milano rispettivamente a 18 anni, 16 anni e 8 mesi, 8 anni e 8 mesi. Le indagini, durate tre anni, sono state condotte dalla Guardia di finanza di Pavia con la coordinazione della procura della Repubblica di Pavia e della Direzione distrettuale antimafia di Milano, giunte al termine con il sequestro di ingenti quantità di sostanza stupefacente e l’arresto di 34 persone.

Nel processo di primo grado l’accusa aveva richiesto e ottenuto pene pesanti per i Barbaro, ai quali era stato riconosciuto il ruolo di promotori e finanziatori dell’associazione.

Le pene sono state rideterminate dalla Corte di appello di Milano, che ha accolto la tesi difensiva degli avvocati Giuseppe Zangari del foro di Locri e Jacopo Cappetta del foro di Milano, annullando il reato associativo, le estorsioni aggravate dal metodo mafioso, la banda armata, il traffico di armi, e confermato solo alcuni reati di spaccio, riducendo la pena ad Antonio Barbaro da 18 anni a 7, a Rocco Barbaro da 16 anni e 8 mesi a 3 anni e 10 mesi, a Domenico Sergi da 8 anni e 8 mesi a 5 anni e 7 mesi, quest’ultimo difeso dagli avvocati Marco Gemelli e Michele Sergi del foro di Reggio Calabria.

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