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Domenica, 28 Aprile 2024
Verifiche sulla scoperta / Riace

Ritrovamenti nel mare di Riace, interviene la Soprintendenza

Dopo la scoperta resa nota sabato, saranno effettuati sopralluoghi tecnici sul posto ma ad oggi "improprio e prematuro" parlare di contesto di provenienza dei Bronzi

Come annunciato dal sindaco di Riace Antonio Trifoli nei prossimi giorni si svolgeranno sopralluoghi della Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio per la città metropolitana di Reggio Calabria e Vibo Valentia nelle acque della marina dopo lo scorso agosto sono stati rinvenuti alcuni reperti dal giornalista e appassionato di immersioni Giuseppe Braghò.

Durante una conferenza stampa a Riace con Trifoli, Braghò e gli archeologi Arcudi e Laratta, è stata avanzata l'ipotesi che i ritrovamenti appartengano allo stesso contesto archeologico dei Bronzi, poiché ritrovati a circa 60 metri dal punto in cui furono localizzati i Guerrieri. In particolare, l'attenzione si è concentrata su un manufatto bronzeo a forma di occhio con pupilla e iride, muniti di alette di fissaggio simili a quelle degli occhi dei Bronzi, non escludendo che l'oggetto sia appartenuto a una delle due statue o alla terza che secondo molti studiosi esiste ma non è mai stata ritrovata. 

In conferenza stampa si è detto chiaramente che si tratta soltanto di illazioni, sebbene motivate dalle caratteristiche dei reperti, e che si attendono le indagini degli enti competenti. Ma sulla vicenda è ora intervenuta la Soprintendenza con una nota nella quale si confermano imminenti sopralluoghi nel sito interessato alla scoperta e si precisa: "Le analisi comparative cercheranno di chiarire, nel più breve tempo possibile, tutti gli interrogativi legati a questo rinvenimento. In attesa dell’esito del sopralluogo, dopo il quale sarà diramato un nuovo comunicato stampa, si ritiene improprio e prematuro attribuire uno o più dei reperti rinvenuti l’1 agosto al contesto di provenienza dei Bronzi di Riace".

Ricostruendo la storia del ritrovamento, nella nota si ricorda che soprattutto durante i mesi estivi, la soprintendenza raccoglie numerose segnalazioni di appassionati e di professionisti che si immergono nei mari calabresi e notano la presenza di reperti o individuano strane anomalie. È compito dell'ente, in costante collaborazione con i carabinieri del nucleo tutela patrimonio culturale di Cosenza e del nucleo subacquei di Messina, riscontrare ognuna delle segnalazioni pervenute e agire con le attività di tutela e conservazione più idonee per la salvaguardia di contesti e reperti di interesse archeologico.

Una di queste segnalazioni è pervenuta al soprintendente Fabrizio Sudano lo scorso 2 agosto 2023, tramite denuncia di rinvenimento fortuito di reperti archeologici avvenuto sui fondali antistanti la frazione marina di Riace. La mattina del 3 agosto 2023, un funzionario archeologo della Soprintendenza, supportato dai carabinieri del nucleo tutela patrimonio Culturale di Cosenza, ha provveduto a recuperare i reperti dall’abitazione dello scopritore, per un totale di 9 manufatti di interesse archeologico, trasferendoli presso i depositi del museo archeologico di Medma Rosarno dove, successivamente, sono stati sottoposti a perizia dal funzionario archeologo responsabile per il settore subacqueo.

Dopo le notizie diffuse nella conferenza stampa di sabato scorso a Riace la Soprintendenza ha voluto informare che sta procedendo alle verifiche tecniche, agli approfondimenti del caso e a organizzare i rilievi in loco necessari a sciogliere i dubbi sulla provenienza e sul contesto di rinvenimento dei reperti in questione.

In particolare, in accordo con i carabinieri di due nuclei specialistici di Cosenza e Messina, sono stati presi contatti diretti con un laboratorio universitario di primissimo livello specializzato per le analisi chimico-fisiche delle componenti materiche dei reperti ed eventuali alterazioni ed è stato programmato il sopralluogo istituzionale sui fondali di Riace.

All'attività è invitato a partecipare lo scopritore perché possa indicare il punto esatto del rinvenimento, avendo lo stesso Braghò dichiarato che primo reperto si trovava a una distanza di circa 120-150 metri dalla battigia e gli altri manufatti alla distanza di circa 6-7 m dal primo rinvenimento, ma senza fornire ulteriori indicazioni di orientamento.

Il giornalista però non potrà partecipare alla ricerca ed ha offerto tutte le coordinate del luogo e la batimetria. Il sopralluogo si svolgerà, condotto dal funzionario archeologo subacqueo della soprintendenza con il supporto tecnico operativo del nucleo carabinieri subacquei di Messina e alla presenza dei carabinieri del nucleo tutela patrimonio culturale di Cosenza. L'attività consisterà nella verifica dei fondali con prelievo di campioni dei sedimenti marini ai fini delle successive analisi comparative. 

La scoperta resa nota da Braghò ha suscitato molto interesse e nella nota la Soprintendenza coglie l'occasione per ribadire il corretto comportamento in caso di rinvenimento fortuito di reperti, che in questo caso è stato regolarmente osservato dal giornalista vibonese.

Come disposto dal Codice dei beni culturali e del paesaggio (art. 90 del D.lgs 42/2004), si devono lasciare le cose mobili e immobili nelle condizioni e nel luogo in cui sono state rinvenute, dandone denuncia entro le 24 ore. In caso di cose mobili delle quali non si possa altrimenti assicurare la custodia, lo scopritore ha facoltà di rimuoverle per meglio garantirne la sicurezza e la conservazione sino alla visita dell’autorità competente. Per quanto attiene i beni culturali provenienti da ambiente marino, dalla Soprintendenza si esorta a dare immediata comunicazione del rinvenimento per una pronta presa in custodia degli stessi e la loro corretta conservazione.

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