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Sabato, 27 Aprile 2024
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Ecosistemi urbani, i numeri della bocciatura di Reggio nel report di Legambiente

Dalla qualità dell'aria ai trasporti e il verde pubblico, tutti i numeri negativi che hanno valso alla città il posto in fondo alla classifica

E’ stato diffuso ieri il rapporto sull’ecosistema urbano 2023 di Legambiente dove, nella classifica della vivibilità urbana in 105 comuni italiani, Reggio Calabria si è classificata 99esima con un punteggio complessivo del 38,59% nei diciannove indicatori presi in considerazione per l’indagine. Stavolta  però non possiamo estendere le responsabilità all'essere nel posto sbagliato, ovvero al territorio regionale. Questa non è una scarsa performance calabrese perché nella lista ci sono anche Cosenza, con l’ottimo piazzamento di settima e 73,61% di punteggio; Catanzaro 66esima e Vibo, pure nella zona bassa (95esimo posto), mentre a ruota subito dopo la città dello Stretto resta soltanto Crotone.

Reggio esce molto male dal report stilato dall'associazione ambientalista con Ambiente Italia e in collaborazione con il Sole24Ore. I numeri, riferiti all’anno 2022, lo confermano bocciando sistema idrico, qualità dell'aria, mobilità e trasporti, verde pubblico. Iniziamo intanto dall’unica buona notizia, cioè che Reggio almeno per una voce appare nel podio delle migliori. Insieme a Monza e Campobasso è infatti lodevole per bassa produzione di rifiuti urbani. Ben tre invece sono gli ambiti in cui precipita tra le peggiori: ozono nell’aria e offerta e passeggeri del trasporto pubblico urbano, dove ha il record negativo nella categoria delle città medie.

Acqua e qualità dell'aria tra percentuali catastrofiche e dati non pervenuti

Sotto la lente di servizi e azioni che rendono vivibile un ecosistema urbano, il capitolo acqua è catastrofico. A Reggio l’acqua non c’è ma soprattutto si spreca. E se si tende a considerare fisiologica una dispersione idrica inferiore al 10-15% dell’acqua immessa in rete, in città si arriva oltre il 25%. Va detto però che siamo in buona compagnia con la maggioranza dei comuni presi in esame, compresi quelli calabresi con l’eccezione della solita virtuosa Cosenza, che è tra le più brave, sotto il 15% (in questo ristretto club sono tutte città del Nord tranne quella bruzia e Lecce). I consumi giornalieri di acqua potabile per uso domestico vedono Reggio a quota 240, mentre la differenza tra acqua immessa e consumata per usi civili, industriali e agricoli è del 65%.

Ma nel report ci sono anche molti buchi: Reggio è addirittura non pervenuta insieme all’intera Calabria per l’indicatore della qualità dell’aria secondo i valori guida dell’Oms per la tutela della salute (che sono più restrittivi rispetto a quelli Ue). Nel rapporto si spiega infatti che in alcune città (tra cui Reggio) i dati sono assenti, incompleti o non valutabili per i parametri considerati. Entrando nel dettaglio dei dati, la media dei valori annuali di biossido di carbonio nell’aria è 12, polveri sottili 9 e 29, ozono non indicato.

I ritardi nella raccolta differenziata e il bonus assegnato per la depurazione

La raccolta differenziata - e questo purtroppo lo sapevamo già - vede Reggio indietro, con una percentuale sul totale dei rifiuti urbani tra il 30 e il 50% che accumula ancora ritardi rispetto all'andamento nazionale. In questo capitolo, la produzione di rifiuti urbani chilogrammi/abitante è però tra le più basse (402), sebbene la percentuale di rifiuti differenziati sul totale dei rifiuti urbani prodotti sia del 41,8%, decisamente meno della maggior parte delle altre città, molto vicine al completamento. Una maglia nera già segnalata da Legambiente, che negli ultimi anni ha messo Reggio nel fanalino di coda dei comuni "ricicloni". 

Può sembrare surreale, ma dove invece stiamo diventando più green (o almeni ci stiamo provando) è sulla depurazione. La posizione nella classifica 2023 di Legambiente avrebbe infatti potuto essere persino peggiore per Reggio, che ha beneficiato di un bonus di 4 punti percentuali. I bonus sono stati attribuiti ai comuni che hanno applicato politiche innovative o dimostrato una gestione efficiente delle risorse: nel nostro caso è stata ritenuta encomiabile l’azione di recupero delle acque meteoriche, la fitodepurazione e il recupero delle acque grigie, grazie a una percentuale di perdite inferiore al 15%.

La mobilità urbana diventa più green ovunque tranne che qui

Trasporto e mobilità urbana trovano Reggio in controrendenza rispetto a un trend ecologico in ascesa nella maggior parte delle città italiane. I numeri del trasporto pubblici non sono disponibili ed è bassissima l'estensione della superficie stradale pedonalizzata (al metro quadro per 100 abitanti), pari a 1,4, con le ztl non pervenute nel report. Sono 0,46 i metri equivalenti di piste ciclabili ogni 100 abitanti, i motocicli circolanti ogni 100 abitanti sono 10, mentre il tasso di motorizzazione auto è di 68 (rapporto auto/100 abitanti) - indicatore sotto il quale scendono, e non più di dieci punti, pochissimi comuni. Una tabella elabora la statistica (fonte Aci-Istat 2020) delle vittime della strada: gli incidenti con morti e feriti su 1000 abitanti si attestano intorno a 3,5. 

Sul piano più specifico dell'investimento ambientale, a Reggio le energie rinnovabili sono attecchite poco. Solare, termico e fotovoltaico pubblico su edifici pubblici su 1.000 abitanti sono pari a 0,76. Per quanto riguarda l'uso efficiente del suolo, la variazione nel consumo procapite dal 2017 al 2021 è di 10,1, e nel 2022 l'indice sintetico (scala 0-10) del trend consumo suolo/residenti e del livello di urbanizzazione/residenti è pari a 4. 

Pochi alberi in rapporto agli abitanti e bassa presenza di verde pubblico 

Infine, ma non certo ultimo, il dato negativo del verde pubblico. In città ci sono 6 alberi ogni 100 abitanti in aree di proprietà pubblica e il verde fruibile in area urbana (mq/abitante) è 37,0. Meglio delle altre calabresi (dove Crotone e Vibo hanno numeri agghiaccianti) tranne Catanzaro, che arriva a 58. Si spera che lo scenario cambi nel prossimo report, nel quale potrebbero pesare gli interventi di riforestazione in una larga porzione dei comuni del territori metropolitano, che erano stati finanziati con i fondi del Pnrr per 8 milioni di euro e aveva già fatto registrare problemi nel rispetto del cronoprogramma dell'azione.

  

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