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Lunedì, 29 Aprile 2024

La Guardia di finanza sequestra 9 milioni di beni agli "eredi" del boss dei videopoker | VIDEO

Sotto la lente degli investigatori delle Fiamme gialle il cosiddetto "Gruppo Sapone", accertata la sproporzione fra redditi e possedimenti, dai controlli in tutta Italia emersi nuovi documenti che potrebbero allargare le indagini

La Guardia di finanza di Reggio Calabria ha portato a compimento l’operazione “Las Vegas”. Si tratta del sequestro dell’intero patrimonio dei coniugi Sapone, che per i finanzieri reggini sarebbe gli “eredi” del business criminale di Gioacchino Campolo: il re dei videopoker. 

Le Fiamme gialle del comando provinciale reggino, con il coordinamento della locale Procura della Repubblica presso il tribunale – Direzione distrettuale antimafia, diretta dal procuratore capo, Giovanni Bombardieri, hanno eseguito un provvedimento emesso dalla Sezione misure di prevenzione del Tribunale di Reggio Calabria – presieduta da Ornella Pastore – su richiesta del sostituto procuratore della Repubblica, Stefano Musolino, che dispone l’applicazione della misura di prevenzione patrimoniale del sequestro su beni immobili (sia terreni che fabbricati), società (sia quote societarie che complessi aziendali) e rapporti finanziari, per un’accertata sproporzione di circa 9 milioni di euro, nei confronti dei coniugi Antonio Sapone (di 52 anni) e Maria Ripepi (di 51 anni), imprenditori attivi nel settore del noleggio di apparecchi da intrattenimento con vincita in denaro nelle zone del Gebbione e di Sbarre della città di Reggio Calabria, che sarebbero contigui al gruppo mafioso “Labate”, nonché nei confronti di uno dei loro figli, Vincenzo Sapone (di 28 anni).

Nello specifico, a seguito di articolate attività investigative espletate dalla Compagnia territoriale di Reggio Calabria, emergevano svariate condotte criminali perpetrate dal “Gruppo Sapone”, subentrato nella gestione del business a Gioacchino Campolo, forti del suo consenso.

Il “Gruppo Sapone”, dunque, per le Fiamme gialle "ha beneficiato dell’eredità del “re dei videogiochi”, riuscendo così a fare quel salto imprenditoriale che ha consentito alle sue imprese di conoscere una vertiginosa crescita economica, soprattutto grazie alle “sponsorizzazioni” assicurate dalla cosca “Labate”. La loro vicinanza ad ambienti criminali di questo calibro è stata confermata, oltre che dalle attività investigative, anche dalle dichiarazioni di diversi collaboratori di giustizia di rilevante spessore, ritenuti di solida affidabilità nelle competenti sedi giudiziarie".

Per i finanziari: "Tra le condotte configuranti la pericolosità sociale qualificata dei soggetti proposti si segnalano, oltre alle condotte di concorso esterno in associazione mafiosa (cosca Labate), plurime condotte integranti delitti contro la pubblica amministrazione, grazie al concorso di pubblici ufficiali infedeli che agevolavano la crescita imprenditoriale del gruppo, garantendo il conseguimento illecito di licenze ed autorizzazioni, plurime condotte estrinsecazione minacciosa e violenta dell’intimidazione di matrice mafiosa".

Gli accertamenti eseguiti hanno evidenziato una significativa e ingiustificata differenza tra il reddito dichiarato ai fini delle imposte sui redditi e il patrimonio posseduto (anche indirettamente, tramite i propri figli), nonché l’intrinseca illiceità dell’enorme patrimonio accumulato nell’arco temporale oggetto di investigazioni (15 anni): è stata così constatata la sussistenza di una sperequazione di oltre 8,8 milioni di euro.

L’ingente disponibilità di denaro contante da parte dei componenti del “Gruppo Sapone” è comprovata anche dalle modalità di effettuazione, da parte dei medesimi, di acquisti immobiliari di rilevante entità.

In esecuzione del decreto applicativo della misura di prevenzione patrimoniale in parola, i finanzieri reggini hanno individuato e, contestualmente, sottoposto a sequestro 8 beni immobili (di cui 6 fabbricati e 2 terreni) situati a Reggio Calabria e a Milano e 4 società (con i relativi patrimoni), unitamente al complesso delle disponibilità finanziarie riconducibili ai soggetti proposti.

L’attività di controllo, però, potrebbe portare ad ulteriori sviluppi. Contestualmente l’autorità giudiziaria procedente ha emesso un apposito decreto di perquisizione ricomprendente tutti i luoghi rientranti nella disponibilità dei componenti del “Gruppo Sapone” e delle 4 società agli stessi riconducibili, al cui esito i militari operanti hanno rinvenuto e sequestrato documentazione e altro materiale probatorio di rilevante interesse investigativo, che sarà oggetto di ulteriori approfondimenti.

La presenza delle sedi delle società del “Gruppo Sapone” e dei beni immobili riconducibili ai componenti del medesimo sull’intero territorio nazionale ha implicato, in sede di esecuzione delle misure di prevenzione patrimoniali e del decreto di perquisizione, il coinvolgimento di numerosi altri Reparti del Corpo territorialmente competenti, essendo numerose sedi dislocate nelle province di Milano, Torino, Vercelli, Bergamo e Monza-Brianza, oltre che nella provincia di Reggio Calabria.

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