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In carcere o a lavoro ma percepivano il reddito di cittadinanza: 30 denunce | VIDEO

I Carabinieri di Africo hanno concluso l'inchiesta "Apate", stimato un danno erariale di oltre 90 mila euro

Erano in carcere o a lavoro, ma ricevevano il reddito di cittadinanza. I Carabinieri di Africo Nuovo hanno denunciato 30 africesi ritenuti responsabili di falsa attestazione o dichiarazione a un pubblico ufficiale sulla identità o su qualità personali proprie o altrui. 

Inchiesta "Apate"

L’indagine, che prende il nome da Apate; uno degli spiriti contenuti nel celebre vaso di Pandora, che nella mitologia greca rappresenta la divinità dell’inganno, ha permesso di stimare che le indennità indebitamente percepite avrebbero comportato un danno erariale pari ad oltre 90 mila euro.

Primi riscontri a gennaio

I deferimenti in questione scaturiscono da una specifica attività d’indagine, avviata e condotta dal gennaio 2020 ad oggi dai militari della stazione Carabinieri di Africo Nuovo, coordinati dal colonnello Giuseppe Battaglia, a seguito di una pervasiva attività di monitoraggio posta in essere nei confronti di soggetti di maggior interesse operativo.

Indebita percezione del reddito di cittadinanza

Le indagini, di natura prevalentemente tradizionale e documentale – ulteriormente avvalorate da numerosi servizi di osservazione e controllo – hanno consentito di accertare che gli indagati si sarebbero procurati un ingiusto profitto derivante dalla indebita percezione del beneficio economico di sostentamento, meglio noto come “reddito di cittadinanza”. 

False dichiarazioni

In particolare, gli accertamenti effettuati dai militari della stazione di Africo Nuovo hanno consentito di accertare, nei casi in questione, che i soggetti, nel tentativo di indurre in errore l’Inps, hanno attestato falsamente ovvero omesso dettagli inerenti alla situazione anagrafica, patrimoniale e reddituale propria o del proprio nucleo familiare, così da rientrare nei parametri previsti per l’assegnazione del beneficio.

Oltre cinquanta verifiche

Nel dettaglio, i militari hanno provveduto dapprima a reperire, tramite l’Inps, i dati dei soggetti percettori del reddito di cittadinanza, nonché la relativa documentazione allegata. Successivamente, hanno analizzato il materiale acquisito (oltre 50 le domande raccolte), incrociando le informazioni con quelle ottenute dal controllo del territorio e dalle banche dati in uso alle forze di polizia. 

Scattano le denunce

I trenta percettori indebiti sono stati conseguentemente deferiti in stato di libertà, per aver omesso o attestato falsamente i dati di cui sopra. Gli stessi, inoltre, sono stati segnalati all’Inps affinché venga loro sospesa la fruizione del beneficio. L’attività di indagine scaturisce dal monitoraggio di alcuni soggetti sorpresi a dichiarare apertamente, nel paese di Africo Nuovo, la disponibilità del reddito di cittadinanza, nonostante la palese mancanza dei requisiti.  

I raggiri usati

È stato accertato, in particolare, tra i tanti aspetti, che: un soggetto non ha dichiarato, entro il termine previsto di trenta giorni, di essere stato sottoposto a misura cautelare; un ulteriore soggetto, già sorvegliato speciale ad Africo Nuovo, ha indicato la residenza presso un comune diverso, al fine di omettere, all’interno della prevista dichiarazione, l’indicazione che entrambi i genitori percepivano la pensione di invalidità e/o vecchiaia. E ancora: una donna residente ad Africo ha omesso di riferire che il marito, sorvegliato speciale di pubblica sicurezza, era stato recentemente assunto presso un’azienda della zona, in qualità di bracciante agricolo. 

Il danno erariale

Gli operanti hanno stimato che le indennità indebitamente percepite avrebbero comportato un danno erariale pari ad euro 90.240,02. L’esauriente quadro accusatorio delineato potrà così consentire, agli uffici competenti Inps, di sospendere alla fonte l’erogazione dei benefici, in attesa di esperire gli opportuni accertamenti finalizzati alla definitiva revoca degli stessi.

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