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Domenica, 28 Aprile 2024
La mobilitazione / Rosarno

Rosarno, campagna degli attivisti per salvare la Casa del Popolo Valarioti

Un collettivo avvia una raccolta fondi e acquisterà la struttura nata dopo l'omicidio del dirigente comunista e oggi messa in vendita

Andranno avanti con tutte le loro risorse per tenere in vita la Casa del Popolo Giuseppe Valarioti di Rosarno, che entro fine novembre sarà venduta nell'ambito della dismissione dei beni della Fondazione Diesse, uno dei organismi costituiti per amministrare il patrimonio dei Democratici di Sinistra dopo lo scioglimento del partito, e oggi messa in liquidazione.

Promotore di questa mobilitazione per la salvezza di un luogo simbolo della vita politica e sociale della comunità rosarnese è il collettivo Officina n.8, che ha avviato una raccolta fondi per raccogliere i quasi 30.000 euro necessari per acquistare l'immobile. Ed è un throwback simbolico, o una sorta di cerchio che si chiude, perché la Casa del Popolo era stata fondata grazie alle donazioni di migliaia di persone da tutta Italia dopo l'omicidio mafioso di Giuseppe Valarioti, giovane segretario del Pci di Rosarno ucciso l'11 giugno 1980 a trent'anni. La struttura di circa 200 metri quadrati sita nella centralissima piazza che porta il nome di Valarioti, è subito diventata centro di dibattito non solo politico: nata come sede del mondo progressista e dunque con una connotazione legata ai partiti di sinistra, si è poi evoluta ospitando cultura e associazionismo, tra cui le attività di Arci e Libera, e negli ultimi quarant'anni ha rappresentato una vera e propria casa della vita democratica e la partecipazione civica, in un territorio che ne sentiva un forte bisogno. 

L'appello degli attivisti e la raccolta fondi per comprare l'immobile

La notizia della vendita è arrivata come un fulmine a ciel sereno, e nell'appello diffuso in questi giorni da Officina n.8, i componenti del gruppo spiegano: "Stanno per vendere un luogo simbolo che ha svolto un ruolo centrale nella vita politica e sociale della città lasciando all'oscuro la stessa comunità che, direttamente e indirettamente, l'ha tenuta aperta e attiva. Il rischio è che finisca nelle mani di realtà che pur condividendo un patrimonio valoriale non sentono propria la sua storia, non avendola vissuta, mettendo così a repentaglio una memoria importante e snaturando l’anima della Casa del Popolo".

Dopo queste accorate parole, il collettivo si è attivato per acquistare l'immobile, la cui vendita è affidata a un'agenzia creata per la liquidazione dell'ente, e che ha stabilito come scadenza per le offerte il 24 novembre. I quindici membri dell'associazione, ognuno secondo le sue possibilità, hanno già investito una somma rilevante e la meta finale della cifra necessaria si sta raggiungendo con donazioni private ai soci e attraverso un crowdfunding sulla piattaforma "Produzioni dal basso", rivolto ad associazioni, realtà culturali, movimenti, istituzioni e cittadini. All'obiettivo della campagna mancano 17 giorni e si punta a raccogliere la metà dei soldi necessari per la proprietà della Casa del Popolo. 

"Siamo a buon punto - dice Angelo Carchidi, uno dei fondatori di Officina n.8 - ma i giorni a nostra disposizione sono pochi e stiamo tentando di ottenere una proroga dall'agenzia immobiliare, che si è già dimostrata sensibile alla nostra causa poiché la Casa del Popolo è l'ultimo bene rimasto in Calabria da vendere nel patrimonio della Fondazione Diesse e crediamo da parte loro ci sarà disponibilità a venirci incontro". 

La mobilitazione civica e le poche adesioni della politica e le istituzioni

Il rischio che la Casa vada a un privato e perda la sua connotazione civica sembra però ora scongiurato perché l'unica altra offerta era stata di Spi-Cgil ed è stata ritirata. Il sindacato era sceso in campo proprio per evitare questa eventualità, con l'idea di ospitare una sede in quei locali, ma poi ha fatto un passo indietro per lasciare spazio al gruppo di attivisti che si era appositamente costituito. Tra loro ci sono giovani e pensionati, e per tutti mettere una quota nel progetto è un sacrificio ma sono determinati a assumere questo impegno. "Siamo già d'accordo - dice ancora Carchidi - a coprire noi quella parte che non si potrà finanziare con le donazioni, l'unica preoccupazione è non riuscire ad avere tutta la cifra entro la fine di novembre, che è davvero vicina". 

Venerdì scorso la campagna è stata presentata in un'assemblea pubblica a Rosarno con presenze anche dai paesi limitrofi, e sui social la chiamata democratica è diventata virale coinvolgendo i media nazionali con riscontri sulle donazioni. Una bella iniziativa arriva dalla compagnia Dracma, che nella stagione teatrale di Polistena devolverà l'incasso dello spettacolo del 17 novembre ("Memori" di Nicola Lorusso e Giulio Macrì) per l'acquisto della Casa del Popolo, dedicandolo alla memoria di Valarioti.

Tra le istituzioni l'unico sostegno arrivato è stato quello del Comune di Polistena (il sindaco Michele Tripodi ha tenuto a partecipare all'incontro di venerdì), e nella lista dei sostenitori del crowfunding c'è anche il movimento politico reggino La Strada. I partiti di centrosinistra invece non si sono esposti, con l'eccezione del M5S e l'intervento della deputata Anna Laura Orrico e il coordinatore provinciale di Reggio Giuseppe Auddino. Da Officina n. 8 fanno sapere che qualche contatto con altri rappresentanti politici c'è stato, ma si resta in attesa che siano tradotti in aiuti concreti, passando dalle parole ai fatti.

Grande assente, al momento, il Pd, a cui gli attivisti rimproverano la leggerezza con cui è rimasto a guardare, in un certo senso dall'interno, la messa in vendita della Casa del Popolo. "Anche per questo - conclude Angelo Carchidi - vogliamo che diventi un presidio di confronto e democrazia, un punto di riferimento dell'attivismo sociale senza la connotazione politica che inizialmente aveva. I partiti dell'area progressista saranno sempre accolti per dibattiti o eventi, ma per Rosarno la Casa del Popolo sarà un luogo simbolico per i cittadini e le cittadine che credono nei valori della democrazia, la legalità, l'antimafia. Vogliamo inoltre creare un centro di ricerca e divulgazione per tenere viva la memoria di Peppe Valarioti". 

Il dirigente comunista era un appassionato docente di italiano che insegnò anche a titolo di volontariato per i giovani del suo quartiere. Contro l'omertà e la rassegnazione ai suoi studenti diceva: "Se non lo facciamo noi, chi deve farlo?". Per il suo omicidio di chiara matrice mafiosa, avvenuto la sera in cui festeggiava la vittoria elettorale del suo partito e l'elezione a consigliere comunale, nonostante vari processi, non è mai stato condannato nessuno. Da anni un comitato chiede la riapertura delle indagini su quella morte senza colpevoli. 

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