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Sit-in all'ospedale di Gioia Tauro, Pedà: "Occorre potenziare il nosocomio gioiese"

Il consigliere regionale forzista in piazza insieme all'amministrazione per sensibilizzare l’Asp 5 e il commissario ad acta per l’attuazione del piano di rientro del debito sanitario

Il consigliere regionale Giuseppe Pedà ha preso parte  in maniera ufficiale, come componente della III commissione sanità, alla manifestazione, organizzata dall’amministrazione comunale di Gioia Tauro, che si  è tenuta sabato mattina, davanti l’ospedale cittadino “Giovanni XXIII”, “per sensibilizzare i commissari dell’Asp5 di Reggio Calabria e il commissario ad acta per l’attuazione del piano di rientro del debito sanitario in Calabria, generale Saverio Cotticelli, sulla necessità di potenziare il nosocomio gioiese, presidio ubicato in uno dei centri più importanti e popolati della provincia, riattivando i servizi essenziali sia per la tutela della salute dell’enorme bacino di fruitori che per le specifiche problematiche che vi possono essere al porto di Gioia Tauro, con migliaia di lavoratori esposti a rischi quotidiani”.

“Senza dimenticare – continua Pedà - che il capoluogo pianigiano è sede, sia dentro che fuori l’infrastruttura, di importanti presidi di forze dell’ordine: carabinieri, polizia, guardia di finanza e poi ancora Capitaneria e vigili del fuoco. Uomini e donne che quotidianamente, per il lavoro che svolgono, potrebbero avere bisogno, come qualunque semplice cittadino, di soccorsi e cure immediate”.

“Ho accettato volentieri l’invito dell’amministrazione – ha evidenziato Pedà – e lancio un appello particolare alla partecipazione attiva, rivolto a tutti coloro che hanno a cuore le sorti della sanità nel nostro comprensorio”.

“In attesa che venga realizzato il nuovo ospedale, occorre ripristinare quelli esistenti, con interventi urgenti e improcrastinabili, per dare un’assistenza sanitaria adeguata ai cittadini, ormai negata da parecchi anni, una battaglia –continua il consigliere Giuseppe Pedà - sto conducendo da circa un anno, ovvero da quando mi sono insediato in Consiglio regionale, non solo a favore del presidio gioiese ma anche di tutte le altre strutture esistenti sul territorio provinciale”.

In ordine alle condizioni del presidio ospedaliero “Giovanni XXIII”, già nel mese di agosto del 2018, Pedà aveva sollecitato ed effettuato un incontro operativo con il personale medico, insieme ai vertici dell’Asp di allora, al fine di definire alcuni interventi per ridare decoro e nuovo slancio al presidio, in quell’occasione, erano stati assunti pubblicamente degli impegni a breve e lungo termine e nello specifico: il ripristino del servizio di chirurgia in “day surgery”, attraverso una riorganizzazione funzionale anche con l’ospedale “spoke” di Polistena, facendo confluire su quest’ultimo solo gli interventi di chirurgia più importanti.

In tal modo sarebbero state rese finalmente attive le sale operatorie, nuovissime e attrezzate, a norma di sicurezza, del “Giovanni XXIII” paradossalmente chiuse!, il potenziamento del personale dei pronto soccorsi del territorio, compreso quello di Gioia Tauro, la bonifica dei locali dell’ex Poliambulatorio, ubicati nel piazzale antistante la struttura principale del “Giovanni XXIII”, dismessi molti anni fa per la presenza di amianto sul tetto, l’avvio del servizio innovativo di telemedicina, di supporto alla rete radiodiagnostica provinciale.  

“Nel novembre del 2018, a Gioia Tauro - su mia esplicita richiesta - si è addirittura riunita la stessa commissione Sanità, un avvenimento senza precedenti. Allora, il presidio sembrava destinato a dover rimanere senza la presenza, in servizio o in reperibilità, di un rianimatore, anzi, dell’unico medico anestesista-rianimatore rimasto a garantire il servizio, che era stato trasferito a Polistena, con il rischio concreto di lasciare sguarnito l’ospedale di Gioia Tauro, circostanza poi scongiurata”.

Infine, le reiterate richieste di avviare le procedure necessarie alla riapertura del “centro vaccinale di eccellenza” di Gioia Tauro, i cui ambulatori molti anni fa sono stati trasferiti “temporaneamente” nella località di San Ferdinando, “scelta che cozza con l’esigenza di ottimizzazione e fruibilità efficiente ed efficace dei servizi da parte degli utenti e con l’obbligatorietà di favorire l’immunizzazione attiva della popolazione”.
 

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