"Le chiese di Sant’Anna, il "campetto" ed il pensiero di Kafka": la lettera denuncia di un cittadino del rione
“L'esistenza è assurda e non ha senso. L'individuo è privato di ogni personalità ed è ridotto ad una cosa; vive in un mondo regolato da leggi incomprensibili e senza significato, contro le quali ogni tentativo di comprensione o di rivolta è inutile”. Non amo fare citazioni, se non altro perché penso che chi le usa o non sa cosa dire o non ha niente da dire o, peggio, vuol far sapere che sa (senza sapere realmente). Ma oggi scomodo Kafka perché il suo pensiero si adatta perfettamente a quello che è successo e succede nel Rione Sant’Anna. Tutto il rione, dai bambini in tenera età agli anziani, ha sempre frequentato la Piazza, la Chiesa ed il Campetto. Intere generazioni sono cresciute, e bene, grazie a questo magico triangolo. Intere giornate, soprattutto d’estate, passate tranquillamente a parlare, pregare e giocare con la convinzione che non dovesse finire mai.
Poi invece, come spesso accade, tutto è cambiato. Tra il 2002 ed il 2004 iniziò la ristrutturazione della Piazza con l’abbattimento delle nostre palazzine e la chiusura della Chiesa dei S.S. Girolamo Emiliani e Sant’Anna (la storica Chiesa della Piazza li sin dai primi del 1900 e forse prima), accorpata con la Chiesa della Spirito Santo nell’appena realizzata Chiesa di San Gaetano Catanoso (in Via del Gelsomino zona Cedir, accanto al costruendo Palazzo di Giustizia).
Questa nuova Chiesa (dedicata ad un Santo a cui sono devotissimo) nacque, però, su quel famoso “campetto” in cui generazioni di ragazzi (e non solo) avevano trascorso momenti indimenticabili di sport ed amicizia e dove storici tornei di calcio (dei rioni, dei bar, delle chiese) si erano disputati con un seguito impressionante di tifosi ed appassionati. In un colpo solo, praticamente, sparivano la piazza, la Chiesa ed il campetto…spariva praticamente tutto. Fin qui sembrerebbe un racconto nostalgico, ma io ne sarei veramente felice (sottolineo che sono un fautore dell’innovazione e del miglioramento, sempre se produce benefici) se tutto avesse migliorato la vita del rione. In effetti quello che voglio fare notare adesso è ben altro. Appurato che il campetto non esiste più, voi direte…eh va beh…avete una nuova Chiesa meravigliosa.
E no…purtroppo non è così e qui inizia la denuncia. All’incirca dal 2018, o giù di lì, la Chiesa nuova ha cominciato a cedere strutturalmente, tanto che la Curia si è vista costretta, giustamente, a far dichiarare inagibile e quindi a chiudere tutto l’edificio. La Chiesa dello Spirito Santo è tornata nella sua vecchia sede, rimanendo Parrocchia, mentre quella di Sant’Anna è stata chiusa per un certo periodo e poi riaperta ma retrocessa a “rettoria”, cioè senza le funzioni della parrocchia ma dipendente dalla chiesa parrocchiale locale (Crocefisso) per le questioni religiose e pastorali. In poche parole, senza possibilità di poter celebrare battesimi, comunioni, cresime, matrimoni e riti funebri, ma solo qualche messa. Quindi, nessuna possibilità di avere celebrata nella nostra storica Chiesa, vecchia più di 100 anni, nessuna funzione importante legata alla nostra vita di credenti.
Tanti, soprattutto anziani, hanno cercato di avvicinarsi alla Chiesa dello Spirito Santo o del Crocefisso o di San Giorgio, ma la distanza e le difficoltà sono tante ed hanno desistito. Nel frattempo, lì dove non esiste più né il campetto né tantomeno la Chiesa “nuova”, in quell’edificio si sono introdotti sbandati che hanno pensato prima di tutto a saccheggiare l’interno della chiesa (dopo le razzie, qualcuno della curia ha provveduto a far murare porte e finestre) e poi si sono installati abusivamente nei locali adiacenti, ubriacandosi e rendendo invivibile il posto (cosa accaduta anche alla vicina scuola Mazzini, anch’essa dichiarata inagibile ed occupata da sbandati), compresa l’adiacente piccola piazzetta che nelle intenzioni inziali doveva essere luogo ludico per bambini ma divenuto la sera, a detta di tutti, luogo di spaccio e ritrovo per ubriaconi.
La via del gelsomino, pertanto, è la via dell’abbandono, iniziato già quando non fu possibile aprire il varco (per un interesse personale che prevaricò quello della comunità reggina) che avrebbe reso la strada un viale unico sino al Cedir (e forse oltre, sino all’ingresso autostradale) La cosa strana che di tutto questo (penso di aver fatto un’accurata ricerca su internet) non ne ha parlato e non né parla nessuno e nessuna traccia in rete di quanto accaduto.
Non si sa della Chiesa nuova chiusa, depredata ed occupata, del campetto scomparso (il verde e gli spazzi liberi della nostra città sempre meno presenti) e della Chiesa storica di Sant’Anna non più parrocchia, e neanche degli sbandati, del disagio…niente. Innumerevoli i tentativi volti a denunciare la situazione, ma sempre senza risultato. Un muro di gomma A tale scopo, la speranza è che il Nostro Vescovo esaudisca il desiderio di tutto il rione di riportare al rango di Parrocchia la chiesa (l’Associazione Don Paolo Altomonte si sta operando in tal senso) affidando la guida ad un sacerdote giovane e pieno di entusiasmo che possa far riavvicinare i tanti che non si ritrovano più in questo stato di cose e che la situazione di degrado trovi un argine con l’intervento delle Autorità preposte (dello Stato e della Chiesa)".
P.S. "Nel fare la ricerca in rete ho trovato un articolo, mai letto prima, a firma dell’Architetto Santo Marra (credo il professionista responsabile della realizzazione della nuova piazza) che testualmente riproduco “nell’anno 2000 non esisteva (la piazza n.d.r.), c'era solo uno slargo asfaltato di fronte la Chiesa di Sant'Anna generato dalla confluenza di più strade e, come spartitraffico un filare di baracche (*) fatiscenti poco gradevoli specie per le precarie condizioni igienico-sanitarie; zero alberi.” (*) da Treccani s. f. [dal catalano barraca (probabile voce preromana), attraverso lo spagnolo]. – 1. Costruzione a carattere provvisorio, generalmente di legno con copertura di lamiera metallica o di eternit, per ricovero di persone o merci.
Senza polemica, caro Architetto, quelle non erano baracche ma palazzine popolari costruite in mattoni e tegole, non fatiscenti ma certamente vecchie, indubbiamente esenti da qualunque precaria condizione igienico – sanitaria, dotate di comfort e con annesso piccolo giardinetto. Lo dico, gentile architetto, perché lì ci sono nato e ci ho vissuto, sicuramente bene. Ed in quanto al verde (oltre a far presente che sono stati piantati alberi non adatti alla città, come fatto presente dal Comune settore verde pubblico), avevamo il campetto contornato dai giardini ed alberi della ex proprietà Vilardi (che donò il terreno del campetto alla chiesa). Tutto scomparso, con la realizzazione della nuova chiesa (inutile) e del costruendo Palazzo di Giustizia". Giuseppe de Marco, cittadino di Sant’Anna