"Volevano far evadere il capo cosca dal carcere" è l'allarme che lancia il procuratore Giovanni Bombardieri in conferenza stampa dell'operazione "Gallicò". Dalle indagini svolte, - spiega Bombardieri - abbiamo scoperto che gli esponenti del clan parlavo e cercavano di organizzare l'evasione, approfittando del fatto che il detenuto Nino Crupi doveva essere portato in tribunale per un'udienza. Ma poi hanno desistito, allarmati da fatto che poi le forze dell'ordine avrebbero aumentato la pressione. Affermavano anche che l'evasione era difficile e sarebbe servito un elicottero". 

"In quest'indagine - aggiunge Bombardieri - emergono tutti gli elementi di 'ndrangheta: il sostentamento dei detenuti, la disponibilità di grossi quantitativi di armi, il controllo del territorio attraverso il permesso a poter svolgere attività economiche, l'intervento dei vertici per derimere situazioni di confusione nell' "autorizzazione" delle attività commerciale ed il tentivo di far evadere un detenuto.

È un'indagine importante e non isolata, essendo parte integrante delle operazioni "Epicentro" e "Malefix", dove già emerge la figura di Gino Molinetti, che punta su Domenico Mariano Corso e Rocco Marconese per il controllo di Gallico, nonostante la contrarietà degli esponenti di spicco della cosca De Stefano, come Carmine e Giorgino De Stefano”.

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È soddisfatto del lavoro, lungo e meticoloso, svolto il procuratore Bombardieri che evidenzia anche come il controllo del territorio della 'ndrangheta è forte. "C’è una conversazione - dice - che fanno gli uomini della cosca dove si lamentano di alcuni imprenditori non hanno chiesto a chi pagare e dicono “tu vai a casa di una persona senza bussare”, ecco chi operava su Gallico doveva chiedere il permesso alla 'ndrangheta".