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Venerdì, 19 Aprile 2024
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Da Reggio a Milano per curare l'artrite idiopatica: la storia della dolce Anna

Anna Chiricosta, dall'eta di 3 anni combatte e convive con l'AIG, una patologia che porta pesanti effetti sul corpo, che però non le ha tolto la voglia di mettersi in gioco, sognare e abbattere gli sotacoli

Non è una ragazza come tante, Anna Chiricosta ha qualcosa in più. È bella, è intelligente ed ha una forza d’animo fuori dal comune. 28 anni, laureata e appassionata di comunicazione,  Anna, fa avanti e indietro tra Reggio (la sua città) e Milano, dove tiene sotto controllo la sua patologia: AIG, Artrite idiopatica giovanile. Ecco perché è fuori dal comune. Diagnosticatale all’età di 3 anni, l’artrite reumatoide giovanile, è una malattia molto dolorosa che colpisce le articolazioni provocando infiammazione.

Il termine “idiopatica” indica che non se ne conosce la causa esatta ma solo il meccanismo con cui si produce l’infiammazione, mentre “giovanile” significa che l’esordio dei sintomi avviene prima dei 16 anni.

Anna, sin da piccolissima è stata costretta fin da piccola a sottoporsi a cure ed interventi chirurgici, ma nulla di tutto questo l’ha mai fermata. Non nasconde i problemi dovuti alla patologia, ne alle difficoltà di vivere in una città come la nostra, nell'intervista rilasciata a Today: “non c'è una cura reale ma riesco a tenerla a bada con delle medicine. Ho avuto dei limiti di tipo fisico, per anni sono dovuta stare sulla sedia a rotelle, ma nei periodi migliori ho preso in mano la situazione e mi sono data da fare, usando le stampelle per camminare".

Nulla sembra fermarla, anche se è stato difficile, racconta: “nei tanti ricoveri lontano dalla sua città, dentro gli ospedali specializzati”. Ancora, oggi, Anna è costretta ad andare fuori Reggio per curarsi, anche se si tratta spesso di controlli o interventi che richiedono diverse settimane o mesi lontano da casa e ovviamente ha spiegato, “non posso nascondere che affrontare viaggi di questo tipo sia un problema anche dal punto di vista economico". 

Ma Anna non è sola, ad affrontare tutto questo, accanto a lei c’è la sua famiglia, unita nonostante le difficoltà.  Nei periodi di lunga degenza, quando a sopraggiungere è il sentimento di sconfitta, Anna, ha sempre guardato il lato positivo: "Durante i ricoveri ho conosciuto tanti con la mia stessa patologia e questo ha rappresentato un po' una svolta. Ho capito che quando ti capita qualcosa tendi a pensare che sia solo a te, ma in realtà ci sono anche altre persone che hanno lo stesso problema e questo aiuta a pensare che non sei sola e a cosa puoi fare di più per migliorare non solo la tua stessa condizione ma anche quella degli altri".

Un ottimismo che l’ha portata a voler condividere questo sentimento con gli altri. Arriva infatti, un libro, una biografia romanzata che parte dalla descrizione della sua storia, mixandola con le storie di persone che ha incontrato. La speranza di Anna, è quella che gli altri possano ritrovarsi in quello che racconta, non solo in relazione alla malattia, “ma anche al di là della malattia”.

Ma non solo, si parla anche di problemi ‘pratici’. Spiega Anna, che nonostante si riesca ad affrontare la vita giorno per giorno in modo positivo, ci sono dei limiti, posti non da se stessi ma dagli altri. Parliamo del lavoro. Già difficile da trovare soprattutto, in una città come Reggio, se si gode di buona salute, ancor più difficile diventa la ricerca se si soffre di una patologia come quella di Anna.

“Avere una persona disabile all'interno del proprio team non viene visto come una valorizzazione, magari come un altro punto di vista sul quale lavorare, ma come un ostacolo. Siamo nel 2020 ed è una cosa assurda e denigrante, per chi vive questa situazione ma anche per le stesse aziende che non riescono a rinnovarsi".

Una rivoluzione che la battagliera Anna vorrebbe realizzare, in quello che è il suo campo. La moda. Da sempre una passione, quella per la moda per la quale Anna ha studiato, e che cerca di portare avanti con il suo blog,"The Red Brush", appositamente dedicato al mondo della moda e del make up, e sogna, un giorno di poter lavorare proprio in questo ambito, perché convinta di poter dare molto.

Un settore, questo nel quale, ha spiegato, “nel quale si parla di moda inclusiva, di andare contro il body shaming  e questo è sicuramente ottimo, ma ci sono ancora molte persone che in questo senso hanno difficoltà. Io ad esempio sono rimasta piccolina, vesto una moda 'petite' ma non tutte le case di moda e i brand propongono questo tipo di collezioni. Mi batto anche per quelli come me, che vogliono potersi esprimere anche attraverso la moda".
 

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