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Le ipotesi

Bronzi in 3D, in origine erano biondi e uno dei due aveva le meches

Dalla realtà aumentata alla riproduzione minuziosa dei particolari. Ecco com'erano i colossi nell'antichità nella ricostruzione di Castrizio

Tanti i misteri che ancora avvolgono i Bronzi di Riace, a quasi cinquant’anni dal loro ritrovamento in molti si chiedono che aspetto avessero originariamente i due titani della Magna Grecia,  prima che sprofondassero insieme alla nave fantasma mai ritrovata.

Ancora una volta ad accompagnarci in questo viaggio alla scoperta dei bronzi sarà Daniele Castrizio, docente di numismatica presso l’Università di Messina, membro del comitato scientifico del MArRC e profondo conoscitore delle statue.  Lo studioso, oltre alle ipotesi storiche sulla possibile origine mitologica  dei bronzi,  è stato ideatore, insieme  al professore Massimo Villari e al team dell’Ateneo peloritano, di un’app che riproduce in 3D  i bronzi . Questa rappresenta un tuffo nell’antichità a portata di smartphone, dove i presunti Polinice ed Eteocle, secondo l’ipotesi di Castrizio, avvalorata da prove scientifiche e testimonianze letterarie, rivivono con tanto di elmo, lancia e scudo. Ricostruzione di realtà aumentata disponibile anche nel sito magnagrecia3d in cui è possibile ammirare i colossi nel loro splendore e soprattutto nel colore originale.

“All’origine - afferma Castrizio - le due statue erano sicuramente a colori e avevano capelli e barba biondi, ne sono convinto.  A dimostrarlo le prove pratiche che hanno rilevato una presenza di stagno del 12% rispetto al rame. Inoltre nel bronzo A abbiamo potuto constatare la presenza di 20 ricci di un colore diverso sempre in relazione alla percentuale superiore di stagno, che dimostrano come in queste ciocche fossero riprodotte le diverse gradazioni del rosso”.  

Insomma secondo la ricostruzione grafica  di Domenico Colella, basata su fonti letterarie e dati archeometrici,  le statue  presentavano  numerose  gradazioni di bronzo, difatti  la diversa percentuale del composto rame e stagno  consentiva di ottenere diversi colori, dal dorato al rosso:  “Per colorare la pelle – continua-è stato usato fegato di zolfo, labbra e capezzoli erano di rame rosso, denti bianchi e occhi ambrati come i leoni. Le opere si caratterizzano per una straordinaria cura dei particolari  realistici, non dimentichiamo che sono le uniche statue al mondo ad avere la caruncola lacrimale".

 Ma i tentativi di far rivivere i Bronzi tra fascino e mito non finiscono qua. A dimostrarlo l'avventura di MagnaGrecàntico che vede ancora in primo piano il professore Castrizio. Si tratta di  incontri attraverso cui i personaggi della Magna Greca prendono vita attraverso un'esperienza multisensoirale fatta di immagini e di suoni: "Tra i  protagonisti anche  i bronzi  di cui raccontiamo la storia grazie al musicantore Fulvio Cama. Abbiamo tre momenti canori, intervallati da un racconto storico estemporane da me curato, il tutto accompagnato  dalle immagini del grafico Saverio Autelitano".  Iniziative queste che puntano tutto sull'Archeologia pubblica: "Portiamo  la gente a conoscere la Magna Grecia, affinchè oltre alla bellezza chiunque possa essere consocitore della storia antica".

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