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I consigli dello specialista

Due anni di pandemia, l'esperta lancia l'allarme: "Fobia sociale e autolesionismo negli adolescenti"

A fare un bilancio della situazione in città la psicologa e psicoterapeuta Enza Pecora attiva negli sportelli di supporto nelle scuole: "Tra i sentimenti più diffusi: rabbia e paura per il futuro"

Da quasi due anni la pandemia ha sconvolto le nostre vite, sacrificando relazioni sociali, trasformando abitudini  e alimentando paure e incertezze. E oggi, tra brevi periodi di tregua apparente, ci ritroviamo a fare i conti con una nuova crescita di contagi, scuole in Dad e continue restrizioni dettate da un’Italia a colori.  

Ma qual è l’impatto psichico in città di tutto quello che sta accadendo? A fare un bilancio della situazione la psicologa e psicoterapeuta ad approccio breve strategico Enza Pecora, che svolge la sua attività in studio ma anche negli sportelli d’ascolto attivi negli istituti scolastici a Reggio Calabria e in tutta la regione.

“Oltre alla mia esperienza nelle scuole, studi scientifici dimostrano che - dichiara la professionista impegnata  in questi anni in 6 istituti - dal punto di vista clinico ad aumentare in questo periodo sono: ansia, depressione, disturbi del sonno e soprattutto fobia sociale”.  

I più  colpiti? Gli adolescenti dai 15 anni in su, le vere grandi vittime di questo isolamento sociale.  Preminente, dunque, la paura  di stare a contatto con gli altri con conseguenze devastanti per la psiche: “Tra gli effetti più diffusi nei giovanissimi - prosegue la dottoressa Pecora - l’autolesionismo che nasce dalla volontà di sentire l’esistenza del proprio corpo nel mondo. Si procurano ferite nelle braccia e in altre parti non visibili, come i fianchi”. 

A complicare ulteriormente le cose in questo tempo, l’alternarsi tra lockdown e zone rosse di lezioni in presenza e didattica a distanza: “Ciò ha causato un incremento dell’isolamento sociale -continua la professionista - compromettendo gli aspetti basilari delle relazioni sociali, per i ragazzi anche  incontrare i propri compagni è significatico, ciò si traduce anche in un'assenza di comunicazione”.

Questa continua mancanza di certezza nella vita di ognuno di loro ha generato situazioni di disagio continuo: “Viene a mancare nei ragazzi la capacità di resilienza, impossibilità di affrontare eventi imprevedibili generando continua ansia, attacchi di panico  e agitazione”.  

Tra i sentimenti più diffusi nelle nuove generazioni, ma anche negli adulti, c’è la rabbia: “Nella maggior parte c’è incapacità di problem solving e allerta continua”.  Se all’inizio della pandemia c’era la speranza legata al fatto che tutto si sarebbe risolto nel giro di poco tempo da qui la frase: “andrà tutto bene”, oggi prevale la paura per il futuro, futuro a breve termine, accompagnata  dall'assenza di progettualità a causa dei contagi e del timore di venire contagiati.

Si registra un aumento del 30% dei soggetti che chiedono l’aiuto dello psicologo e a chiamare sono in primo luogo persone che soffrono di isolamento sociale imposto dalla crisi sanitaria e non contagiati costretti a vivere reclusi in casa. Ad alimentare l’ansia anche una comunicazione sbagliata: “Sempre più persone diventano vittime di un’informazione incongrua facendosi portatori di false credenze, a proposito del Covid, trovate sui social e non sui canali scientifici”. 

Con l’impennata dei positivi, quali sono i consigli per affrontare al meglio un eventuale periodo di quarantena in casa? “Bisogna riorganizzare gli spazi casalinghi - conclude la psicologa Pecora - e non abbandonarsi all’immobilismo che non è funzionale. E’ necessario riorganizzare il proprio ambiente dedicandosi a nuovi hobby oppure ad interessi messi da parte, cercando di fare attività che incuriosiscono e quando è necessario non temere di chiedere un supporto psicologico”.
 

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