rotate-mobile
Attualità

Anniversario Gianni Versace, la sua morte dopo 22 anni resta ancora un mistero

Lo stilista reggino veniva assassinato il 15 luglio del 1997 nella sua villa a Miami Beach. Maestro e genio indiscusso dell'haute couture. Il rapporto con la sua Reggio tra amore e odio

Il negozio chiuso. Una rosa rossa appoggiata davanti la porta della boutique di Reggio. Solo nell’edizione del tg del pomeriggio si capì il motivo. Era il 15 luglio del 1997, la città si fermò: Gianni Versace è stato assassinato. "Con la morte di Versace l'Italia ed il mondo perdono lo stilista che ha liberato la moda dal conformismo, regalandole la fantasia e la creatività", disse il grande Franco Zeffirelli.

La morte. Una vicenda ancora avvolta dal mistero

La mattina del 15 luglio 1997 a Miami Beach, due colpi di pistola  raggiungono alle spalle, sulle scale della propria abitazione, lo stilista Gianni Versace. Sarà dichiarato morto al Jackson Memorial Hospital di Miami. Dell'assassinio fu incolpato Andrew Cunanan, tossicodipendente e gigolo sospettato di aver assassinato in precedenza già  altre cinque persone  tutte appartenenti al suo passato da gigolo. Un’ escalation di violenza iniziata nel Minnesota con l’assassinio di Jeffrey Trail, suo vecchi amico e amante, massacrato a colpi di martello.  

Dopo aver regolato i conti con un altro amore tormentato, David Madson, Cunanan si sposta a Chicago dove regola i conti con Lee Miglin, suo ex protettore. Il tour della morte continua. Il cerchio si chiude con l’omicidio di Versace a Miami Beach. Sull’identità dell’assassino non ci furono mai dubbi. Antonio D’Amico, ex modello e compagno dello stilista, che al momento si trovava all’interno della villa, uditi i colpi di pistola uscì fuori e riconobbe Cunanan mentre si allontanava.

Tra tutti gli omicidi, quello di Versace, risulta essere l’unico ancora privo di una connessione chiara e diretta tra vittima e carnefice.  L’unico contatto che collegava lo stilista e il suo assassino, risale al 1990, quando i due si incrociarono all’interno di un locale. Andrew Cunanan non poté essere interrogato. Fu trovato morto alcuni giorni dopo su una casa galleggiante nella baia. Ritenuto un suicidio sul corpo non venne effettuata alcuna autopsia, come avvenne per la salma dello stilista poco prima.

Circostanze che hanno alimentato negli anni numerosi dubbi e piste alternative sulle cause che portarono alla morte dello stilista. Al gesto isolato di uno psicopatico non si è mai creduto. L’ex compagno di Versace, Antonio D’Amico, 15 anni dopo dichiarò della sua convinzione che vi fosse una regia occulta dietro il delitto di Gianni. I funerali si svolsero il pomeriggio del 22 luglio 1997 nel Duomo di Milano. Vi presero parte, tra gli altri, la principessa Diana, Elton John, Sting e Naomi Campbell. Elton John e Sting cantarono insieme The Lord is my Shepherd durante la celebrazione.

Il corpo di Gianni fu cremato a Miami e l'urna con le sue ceneri venne deposta nella tomba di famiglia, nella villa sul Lago di Como. In seguito venne spostata nel cimitero di Moltrasio, quando la villa fu venduta.

Gianni Versace: la nascita di un mito

I primi contatti con il mondo della moda, Gianni, li ha sin da ragazzino lavorando dell’atelier della madre, sarta di professione. All’età di 14 anni, iscritto al liceo classico Campanella, decide che lo studio non faceva per lui e lascia la scuola. Nel 1972, a venticinque anni,  decide di seguire le sue aspirazioni e parte per Milano, per lavorare come disegnatore d’abiti, creando le prime collezioni per Genny.

È qui che Gianni Versace cresce. Il suo nome inizia a girare nell’ambiente della moda. Gli addetti ai lavori non possono non notare l’estro creativo e la bravura di questo giovane stilista arrivato dal profondo sud. Poi anni dopo a raggiungere Gianni sarà il fratello Santo. Sarà col fratello, laureato in economia, che Gianni getterà le fondamenta per quella che era destinata a diventare una delle maison di moda più apprezzate di sempre.

Nel 1978 arriva la prima passerella: Versace sfilerà alla Permanente di Milano, riscuotendo i plausi dei grandi della moda milanese e non. L’azienda inizia a crescere, si contraddistingue per la ricercatezza dei materiali e, soprattutto, inizia a essere riconosciuta per gli accostamenti inconsueti. L'anno seguente Versace incomincia una fortunata collaborazione con il fotografo americano Richard Avedon, quindi  primo di una lunga serie di riconoscimenti nella sua carriera nel 1982 vince l'Occhio d'Oro come "migliore stilista 1982/83 collezione autunno/inverno donna".

In questo periodo il maestro introduce quegli elementi metallici che diventeranno poi un classico della sua produzione. Alla fine degli anni Ottanta è lo stilista sadomaso a portare i riflettori sulla casa di moda italiana. Si gridò allo scandalo pel l’irriverenza dei capi. Nel 1986 il Presidente Francesco Cossiga conferisce a Gianni Versace il titolo di Commendatore della Repubblica Italiana.

Il National Field Museum di Chicago presenta una mostra retrospettiva sul lavoro di Versace dell'ultimo decennio e a Parigi, alla mostra Gianni Versace Obiettivo Moda, che illustra i risultati della collaborazione fra Versace e molti fotografi internazionali,  il capo di Stato francese Jacques Chirac gli assegna l'onorificenza Grande Medaille de Vermeil de la Ville de Paris. La definitiva consacrazione arriva nel 1995, quando la rivista Time, nomina Gianni Versace “Uomo del momento”.  All’indomani della morte del direttore creativo, il suo posto sarà preso da Donatella. La grandezza, l’estro, la genialità di Gianni rimarranno sempre nel DNA della maison. 

Amore e odio: Reggio, lì dove tutto ebbe inizio

È un rapporto complicato, quello tra Reggio e Gianni Versace. Un  rapporto di amore e odio. Amore perché è “casa”, è qui che Gianni è nato, il 2 dicembre 1946, è qui che è cresciuto con la sua famiglia, una famiglia che lui amava profondamente, è qui che tutto ebbe inizio: "Reggio è il regno dove è cominciata la favola della mia vita: la sartoria di mia madre, la boutique d'Alta Moda. Il luogo dove da piccolo, cominciai ad apprezzare l'Iliade, l'Odissea, l'Eneide, dove ho cominciato a respirare l'arte della Magna Grecia". Senza Reggio, Gianni Versace non sarebbe stato Gianni Versace. Ne era profondamente consapevole ma, allo stesso tempo, sapeva i limiti che la sua città aveva. Qui, non avrebbe potuto realizzare il suo sogno. Troppo piccola la città e con pochi contatti nel fantastico mondo dell'haute couture, troppo piccola, per accettare la sua omosessualità. Parte nel ’72, ma non dimentica. Aprirà il negozio anni dopo proprio nel centro storico di Reggio. Un luogo simbolo per lo stilista. La sartoria della madre era nella centralissima via Tommaso Gulli, proprio nei pressi del Duomo.

La città non è stata mai molto benevola con questo ‘figlio’ geniale. Se si chiede, più in generale della famiglia Versace, le risposte sono contraddittorie. Da una parte scatta l'orgoglio perché è un reggino che c’è l’ha fatta, dall'altra il ritornello di sempre: “Non hanno fatto nulla per Reggio”. Spesso però, le cose si fanno e non si dicono, è molto più elegante. E Versace era un uomo elegante. Certo, c’è anche da dire che se l’uno non si è sentito mai accolto, l’altro di conseguenza perché avrebbe dovuto fare qualcosa? 

Dopo la morte di Gianni, molte furono le manifestazioni di stima, amore e dolore per la sua scomparsa: New York, Londra, Como, Milano. Per trovare un evento dedicato a Gianni a Reggio, dobbiamo attendere il 2004, quando il caro amico Elton John decise di dedicargli un concerto allo stadio "Oreste Granillo". Gli appassionati di moda, ricordano sempre l’illustre cittadino, come avvenne per la nascita della Camera Nazionale Giovani Fashion Designer che, a Versace hanno dedicato l’inaugurazione.

Il ricordo di Gianni in città.  A Versace è intitolato l'auditorium del Cedir e la Commissione toponomastica, in sinergia con l'Amministrazione comunale, ha deciso di dedicare allo stilista il viale che conduce all’aeroporto "Tito Minniti". C’è sempre in progetto di realizzare, quando (e se) partirà il progetto di restyling del Roof Garden, il museo Gianni Versace, ma tutto è ancora da vedere. 

Il suo marchio: la Medusa

Anche il marchio Versace, è diventato iconico.  Quale scelta migliore per rappresentare “una moda che pietrifica”, come dichiarò lo stesso Gianni, di Medusa. Figura mitologica greca che aveva il potere di pietrificare chiunque la guardasse.

Dalla forte impronta classica, Versace ha sempre dichiarato il suo amore per la storia dell’antica Grecia e per i miti. E infatti nella creazione di Versace si notano mescolanze di generi che attingono al passato della cultura rinascimentale al barocco, fino ad arrivare agli stilemi contemporanei con influenze pop. Da molti, a ragione, era definito “genio della moda”. Gianni aveva una visone unico della moda e dell’arte, le sue creazioni rispecchiavano in pieno il suo credo e le sue origini. 

In Evidenza

Potrebbe interessarti

Anniversario Gianni Versace, la sua morte dopo 22 anni resta ancora un mistero

ReggioToday è in caricamento