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Dall’imbozzolamento ai capi d’epoca: le meraviglie del Museo della Seta |VIDEO

Una sfida cominciata 25 anni fa con la fondatrice Rosetta Furfari. La storia del costume e della moda incontra il prodigio dei bachi da seta. Tra i pezzi da novanta una macchina per il plissettato di manifattura parigina

Ad Ortì c’è un luogo simbolo delle tradizioni e della cultura calabrese e non solo in cui le antiche arti e i mestieri del settore tessile e rurale diventano emblema di un passato lontano ma anche voglia di riscoprire il prodigio dell’unico vero re del tessuto: il baco da seta.

Ci troviamo nell’Ecomuseo della Seta e della Ruralità, qui Rosetta Furfari ha fondato 25 anni fa un museo che racchiude tutta la bellezza della storia del costume e della moda calabrese: dagli abiti tradizionali ai capi dell’alta sartoria, senza dimenticare tutti gli strumenti che nei secoli hanno dato il via a quella che sarebbe stata poi la rivoluzione dell’ambito tessile. Poco lontano si pratica l’allevamento dei bachi da seta, un'affascinante oasi rurale in cui l’unica padrona resta la natura.

Con cinquant’ anni di insegnamento alle spalle come professoressa di storia del costume e della moda e del territorio, Rosetta, che ha cercato, collezionato e custodito a Reggio tutte le sue creature racconta come tutto è cominciato: “In un paese prevalentemente rurale dichiara - hanno iniziato i miei nonni con l’allevamento dei bachi. Io ho deciso di continuare e in quanto esperta del settore, ho insegnato dal ’65  in diverse istituzioni tra cui l’Accademia delle belle arti,  ho deciso di raccogliere reperti del mondo tessile degli ultimi due secoli”.

Un’innumerevole quantità di pezzi disponibili tra cui alcuni non esposti arricchiscono un allestimento che oggi desta l’interesse di istituzioni scolastiche e università associando anche una produzione tessile a scopo didattico che rende l’Ecomuseo davvero speciale: “Tradizione non vuol dire vecchio -prosegue Rosetta Furfari - è segno  di civiltà e cultura  che vanno conosciuti per essere rinnovati”.

Le meraviglie del Museo della Seta

Ma quali sono i pezzi da novanta del Museo? “Non tutto è statao censito - aggiunge il figlio Filippo Sorgonà -disponiamo dell’attrezzatura per la trasformazione delle fibre tessili naturali vegetali e animali”. Ci sono tessuti prodotti al telaio tra cui federe e copriletti: damascati in seta alcuni, altri affrescati a mano, c’è anche un damascato giallo oro proveniente dalla Reggia di Caserta.  

Troviamo costumi popolari e d’epoca collocabili tra fine ‘700 e inizio ‘800 circa: “Tra questi un abito da sposa  che non è ancora esposto, perchè va restaurato, dalla lavorazione in seta molto raffinata. Solo questo meriterebbe una mostra a sé. Un altro abito da sposa è simbolo dell’evoluzione della moda: molto severo e castigato senza velo presenta uno stampo leggero. Abbiamo anche un antico corpetto, un pezzo unico".

Non possono mancare gli accessori: “Ombrellini di seta e argento, accessori in seta, cappelli e guanti. Abbiamo voluto fare un mix tra tradizione e alta moda, perché il nostro artigianato ha raggiunto livelli  di sartoria elevati”, ci riene a precisare. Abiti creati con cura  e accortezza che diventano cultura. Tra i macchinari per la tessitura ce n’è uno per il plissetttato di manifattura parigina realizzato da un’azienda spagnola: “Forse unico pezzo in Italia esempio della trasformazione dal porcesso artigianale a semiartigianale  perché dotato anche di un sistema  ad elettricità”. In esposizione anche macchine a pedale, non da cucire, multifunzionali una vera tecnologia per le epoche trascorse.

Ma il vero protagonista del museo è il baco da seta in questi giorni impegnato nella fase imbozzolamento: “Produciamo seta etica a scopo didattico. Normalmente per ricavare il filo di qualità il baco va stufato, si fa bollire con il bozzolo e muore. Noi consentiamo al baco di sbozzolarsi da solo, buca il bozzolo si trasforma in  farfalla e depone le uova” .

Una scelta di carattere etico che consente all’animale di fare il suo ciclo di vita naturale: “Abbiamo 50mila bachi da seta  sono molto sensibili ai cambiamenti climatici,  in questo momento sta avvevendo lo sbozzolamene il prossimo dovrebbe avvenire  a settembre. Produciamo oggetti in seta a scopo formativo e organizziamo incontri e progetti di alternanza scuola-lavoro con le istituzioni cittadine”.
 

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