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Mercoledì, 24 Aprile 2024
Salute

Rischio nucleare: serve fare scorte di pillole allo iodio? Cosa dicono gli esperti

Queste pasticche sono in grado di bloccare l'assorbimento di iodio radioattivo da parte della tiroide, ma gli esperti mettono in guardia dal fai-da-te

Dopo la centrale nucleare ucraina di Chernobyl, i militari russi hanno preso il controllo anche di quella di Zaporizhzhia, la più grande d’Europa. L’Agenzia internazionale per l'energia atomica (Iaea) si è dichiarata estremamente preoccupata per la situazione, ma ha anche rassicurato sul fatto che attualmente i livelli delle radiazioni sono normali. La paura di una possibile guerra nucleare continua a crescere nei diversi Paesi europei, compresa l’Italia, dove è scattata una corsa all’acquisto in farmacia di pillole allo iodio. Queste pasticche, a base di sale di iodio stabile, ossia non radioattivo, furono utilizzate in seguito all'incidente nella centrale nucleare di Chernobyl, nel 1986, perché capaci di bloccare l'assorbimento dello iodio radioattivo da parte della tiroide.

Ma serve realmente una loro assunzione in caso di scoppio di una guerra nucleare? Ed è giusto farne una scorta ora? In realtà, la somministrazione di iodio fa parte della strategia contenuta nel Piano nazionale delle misure protettive contro le emergenze radiologiche, per ridurre gli effetti negativi sulla salute delle persone esposte a radiazioni. Ma gli esperti mettono in guardia dal fai-da-te: “E' molto importante assumere lo iodio in dosi opportune e non come preventivo in assenza di radioattività”.

A cosa serve lo iodio

Le pillole allo ioduro di potassio (KI) sono utilizzate come farmaco contro l’ipertiroidismo (la tiroide lavora più di quanto dovrebbe) e come fattore di protezione in caso di emissioni di radiazioni. Lo iodio è una componente essenziale degli ormoni tiroidei che regolano la crescita dell’organismo e il funzionamento del metabolismo. Ottenerne un adeguato apporto dalla dieta - circa 150 microgrammi al giorno negli adulti, e circa 220 e 290 microgrammi rispettivamente nelle donne in gravidanza e in allattamento - è fondamentale per garantire il buon funzionamento della tiroide, evitandone però un accumulo, circostanza, quest'ultima, che favorirebbe l’insorgenza di ipotiroidismo, gozzo, ipertiroidismo, tiroiditi o cancro papillare alla tiroide.

Perché viene utilizzato in caso di radiazioni

"Durante un incidente nucleare - come spiega l'Istituto superiore di sanità - , lo iodio radioattivo può essere rilasciato contaminando l'ambiente, con conseguente esposizione esterna. L'inalazione di aria contaminata e l'ingestione di cibo e acqua potabile contaminati possono portare all'esposizione interna alle radiazioni e all'assorbimento di iodio radioattivo principalmente da parte della tiroide. La ghiandola tiroidea utilizza lo iodio per produrre ormoni tiroidei e non distingue tra iodio radioattivo e iodio stabile. Dopo un incidente nucleare, se lo iodio radioattivo viene inalato o ingerito, la ghiandola tiroidea lo assorbe allo stesso modo dello iodio stabile".

"Se lo iodio stabile - continua l'ISS - viene somministrato prima o all'inizio dell'esposizione allo iodio radioattivo, l'assorbimento di quest'ultimo sarà bloccato dalla saturazione della ghiandola tiroidea con iodio stabile, riducendo così efficacemente l'esposizione interna della tiroide. Nel complesso la somministrazione orale di iodio stabile (insieme al controllo degli alimenti e dell'acqua potabile) è considerata una strategia appropriata per ridurre il rischio di effetti negativi sulla salute delle persone esposte a un rilascio accidentale di iodio radioattivo ed è inclusa in molti paesi nei piani di emergenza". Quindi, in conclusione, l’assunzione di pillole di ioduro di potassio servono a “saturare" con iodio stabile la ghiandola tiroidea evitando l’assorbimento di iodio radioattivo, che quindi verrà espulso o decadrà (si parla anche di "blocco" tiroideo).

Come viene distribuito lo iodio in caso di emergenza

In Italia attualmente le pillole vengono vendute come integratori a base di iodio e possono essere comprate a proprie spese senza prescrizione medica. In caso di incidente nucleare, saranno Protezione Civile, Ministeri interessati e Servizio Sanitario Nazionale ad attivare la distribuzione della iodoprofilassi nelle modalità più opportune e a fornire le pillole allo iodio nei giusti dosaggi a seconda dell’età.

In caso di “incidente severo” ad una centrale nucleare - specifica il Piano nazionale delle misure protettive contro le emergenze radiologiche - il Dipartimento può decidere di “attivare la distribuzione di iodio stabile nelle aree interessate”. “Si tratta - viene spiegato nel documento - di una efficace misura di intervento per la protezione della tiroide, purché venga attuata tempestivamente (da alcune ore fino a un giorno prima dell’esposizione o al massimo entro le prime 6/8 ore dall’esposizione). 

Cosa dicono gli esperti

Gli esperti ritengono inutile al momento una corsa all'acquisto di integratori allo iodo, senza un'indicazione esplicita del medico, e per la sola paura di un possibile attacco o incidente nucleare. “E' molto importante assumerlo in dosi opportune e non come preventivo in assenza di radioattività - ha dichiarato Sebastiano Venturi, medico esperto di igiene pubblica e autore di una ricerca su questo tema pubblicata nel 2020 sulla rivista Human Evolution -. In realtà lo ioduro di potassio protegge solo dallo iodio radioattivo, in particolare dallo iodio 131, ma non da altri radionuclidi emessi in incidenti nucleari, come cesio e stronzio. E, inoltre, va assunto prima che lo iodio radioattivo venga ingerito, o nelle primissime ore successive, e prima dell'assunzione, vanno considerati fattori importanti, come età, malattie, stato di gravidanza o allattamento”.

Anche i Centri americani per la prevenzione e il controllo delle malattie (Cdc) scoraggiano la corsa all'acquisto di queste pillole e sottolineano che non esiste un'indicazione ad assumerle se non in circostanze particolari: “Lo ioduro di potassio va assunto solo dietro indicazioni degli esperti di salute pubblica o di coloro che gestiscono l'emergenza, in quanto con la sua assunzione si può andare incontro a rischi per la salute”.

Per alcuni soggetti le pillole possono essere tossiche

In Belgio, dove ci sono due centrali nuclerari attive, la paura è tantissima. Da giorni l’Associazione dei farmacisti belgi ha segnalato una corsa alle pillole anti-radiazioni a base di iodio: tra giovedì 24 febbraio e lunedì 28 febbraio si è registrato un vero e proprio boom. Sul tema l’Agenzia federale belga per il controllo nucleare ha chiaritro che “le pillole di iodio non offrono protezione contro altre sostanze radioattive dalle quali, in caso di emergenza, è necessario ripararsi. Inoltre, l’uso delle compresse è raccomandato solo per persone in determinate fasce d’età”.

La sostanza, infatti, potrebbe potenzialmente essere tossica per alcuni soggetti, in particolare per gli over 40 che soffrono di gozzo o ipertiroidismo. Tra le controindicazioni relative a un assunzione non opportuna e/o a un dosaggio sbagliato c’è il rischio di disfunzioni della ghiandola tiroidea o l’insorgenza di malattie autoimmuni.

(Fonte Today.it)

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