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Venerdì, 29 Marzo 2024
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Dopo la sentenza Miramare, la città questa sconosciuta

La riflessione dell'ex assessore Demetrio Pellicanò della giunta guidata dal sindaco della primavera reggina Italo Falcomatà

"Consummatum est, tutto è compiuto. Chiedo venia per l'accostamento irriverente, oltraggioso, quasi blasfemo, ma sono le uniche parole che mi vengono in mente per descrivere, fotografare il dramma, l'agonia di una città sola, offesa e umiliata", scrive Demetrio Pellicanò, ex assessore nella Giunta Falcomatà, quella di Italo il sindaco della primavera di Reggio.

"La sentenza sul caso Miramare, - continua Pellicanò - pregna per quanto si voglia di motivazioni etiche, giuridiche, morali finirà per ripercuotersi, ancora una volta, sulla carne viva della città, chiamata a pagare da sola per scelte scellerate e visioni miopi.

Un sindaco può essere condannato per abuso d'ufficio. In tale fattispecie di reato può incorrere chiunque amministri la cosa pubblica. Anche l'amministratore più onesto, più avveduto, in perfetta buona fede può scivolare sulle insidie, sulle trappole di questo reato, con la mannaia della legge Severino che fa da sfondo". 

"Ciò che non si può accettare è la doppia morale, o peggio ancora l'uso improprio della giustizia usata come strumento di lotta politica per colpire gli avversari politici. Falcomatà va giudicato sul piano politico, amministrativo, dove ha tradito tutte le aspettative, le speranze, i sogni che il solo nome aveva suscitato e fatto rivivere".

"Oggi, possiamo dirlo con cognizione di causa, - afferma Pellicanò - Falcomatà è stato un politico mai sbocciato, una promessa non mantenuta e forse un sindaco mai nato. Alla vicenda Miramare poteva dare un epilogo diverso, per un reato banale che non mina la sua integrità morale che va riconosciuta e sottolineata pubblicamente". 

"È sul piano politico, caratteriale, umano, comportamentale che va condannato. Non puoi chiamare dalla società civile, come tuo vicesindaco un cattedratico di alto profilo accademico per poi sostituirlo, nel momento topico, con Brunetti. B. Croce, già nel secolo scorso, ammonivva che l'onestà è necessaria, indispensabile nella vita come in politica ma non basta da sola a governare gli stati e le città. Forse il peso del governo della Città era eccessivo rispetto alle sue giovani e fragili spalle, soprattutto rispetto alla inadeguatezza, alla mediocrità di chi stava attorno".

"Fatto sta che oggi è un uomo isolato, privo del sostegno del suo partito, il PD?, della sua maggioranza e con una opposizione non pervenuta. In queste ore, vedrete, tireranno a sorte sulle vesti della città. Tornerà di moda il mai dimenticato manuale Cencelli e la giostra continuerà a girare :la città può attendere. Il PD, il partito cui mi sento vicino per assonanza di idee e di programmi, sembra svegliarsi da un lungo letargo e prova a fare la voce grossa :è il classico cane che abbaia alla luna. 

È in simili contesti che si misura la capacità, lo spessore di una classe dirigente. È in simili contesti che bisogna trovare la forza, il coraggio di uscire dalla logica di qualche poltrona in più, di guardare oltre l'angolo, di non restare in mezzo al guado e ridare dignità, primato, spessore alla politica, alle idee, al bene comune. Ne sarà capace il PD?".  

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