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Martedì, 23 Aprile 2024
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Basta capri espiatori, contro il Covid-19 servono posti letto

"Che la Calabria fosse la Cenerentola del servizio sanitario nazionale, in materia di rete ospedaliera, lo sapevamo da tempo. Però che in questi due anni di lotta pandemica non si sia riusciti a creare nemmeno un nuovo posto letto negli ospedali rimasti aperti su tutto il territorio regionale, in terapia intensiva o in area medica, mi pare sia un fatto gravissimo"

Non sono un no vax. Dall’avvio della pandemia mi sono affidato alla scienza per combattere il Covid-19. Mi sono vaccinato, da pochi giorni ho fatto la terza dose, così hanno fatto i miei familiari, anche i miei bambini di dieci anni sono stati vaccinati. 

Oggi, però, quando sono passati due lunghi e difficili anni dal primo giorno in cui il virus si è affacciato nelle nostre vite, stravolgendole, inizia a non convincermi più la storia che il nemico numero uno siano coloro che hanno scelto di non vaccinarsi.

Ripeto non sono un no vax, la mia storia recente lo testimonia, ma non sono nemmeno uno che cerca capri espiatori. I dati ci dicono che il virus è ancora presente, molto contagioso, miete vittime mandando gli ospedali in tilt. La vaccinazione è necessaria perché evita l’ospedalizzazione e potrebbe trasformare, almeno questa è l’aspettativa di specialisti e politici, questa pandemia in un’endemia in pochi mesi.

Ma sono convinto anche che la classe politica, soprattutto quella calabrese, è ancora in cerca di un capro espiatorio. Questo perché da due anni a questa parte, certo con tutte le difficoltà legate alla gestione di un nemico inaspettato e pericoloso, non ha fatto altro che recitare promesse sul miglioramento dei nostri servizi ospedalieri.

Che la Calabria fosse la Cenerentola del servizio sanitario nazionale, in materia di rete ospedaliera, lo sapevamo da tempo. Però che in questi due anni di lotta pandemica non si sia riusciti a creare nemmeno un nuovo posto letto negli ospedali rimasti aperti su tutto il territorio regionale, in terapia intensiva o in area medica, mi pare sia un fatto gravissimo. 

Che non si sia proceduto all’assunzione di personale medico ed infermieristico per dare una mano a quegli “eroi” - così li abbiamo chiamato da subito - stremati da turni massacranti in corsie piene zeppe di malati, mi pare inaccettabile.

Che i calabresi che hanno problemi di salute, anche molto seri, ma non legati al Covid-19 debbano essere costretti ad aspettare per ricevere le cure del caso segna un vulnus insopportabile perché finisce per allargare quelle diseguaglianze, già pesanti, con le quali siamo costretti a fare i conti tutti i giorni.

Per non parlare di quella medicina territoriale di cui la maggior parte dei calabresi non ne conosceva l’esistenza se non fino a qualche messe addietro. Una vergogna nazionale. Anche il neo presidente della giunta regionale Roberto Occhiuto si trova a fare i conti con queste carenze, con queste inefficienze che sono il frutto amaro di anni di tagli lineari nel nome di un piano di rientro da debito sanitario che ha rischiato di azzerare la sanità calabrese.

In queste ultime ore, il presidente Occhiuto ha fatto un’altra promessa: “Forse oggi riusciremo ad incrementare di 18-19 posti letto nelle terapie intensive in Calabria”, senza dimenticare di allargare il campo dei capri espiatori: “Scontiamo ritardi di tanti anni di gestione commissariale”.

Ma di commissari in Calabria ne sono passati tanti e, in qualche caso, non erano assai distanti dal mondo della politica. Il tempo delle promesse mi pare sia abbondantemente terminato. Oggi è tempo di cose concrete. E’ tempo di posti letto in terapia intensiva ed in area medica, è tempo di nuovi medici e giovani infermieri. E’ tempo di dare ai calabresi ciò che loro spetta di diritto: la certezza del futuro, la sicurezza di non essere più presi in giro.

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