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Lo Stretto necessario

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A cura di Roberta Pino

L’Aspromonte "salvato" dall’escursionismo nel libro di Picone Chiodo e Battaglia

Una guida nei sentieri storici e paesaggistici dell’Aspromonte che coniuga la legalità all’importanza della camminata

L’unicità dell’Aspromonte si diffonde ovunque, come un profumo, nell’ultimo libro di Alfonso Picone Chiodo e di Giuseppe Battaglia. "Guida all’Aspromonte misterioso. Sentieri e storie di una montagna arcaica", è il titolo della pubblicazione edita dalla casa editrice calabrese Rubbettino.

Un titolo attrattivo che nasce dall’esigenza di conservare memoria dei fatti tragici che hanno marchiato l’Aspromonte negli anni ‘80, la cd "stagione dei sequestri", da cui si è usciti grazie all’impegno delle forze dell’ordine e per merito dell’escursionismo. Legalità ed escursionismo diventano, così, un binomio inconsueto e, al contempo, inscindibile e fecondo. Camminare all’interno dell’Aspromonte è un’esperienza unica, irripetibile, intensa e stupefacente.

L’ha compreso bene Alfonso Picone Chiodo, scrittore, fotografo, ricercatore, trekker e alpinista reggino che ha fatto dell’escursionismo il suo secondo mestiere, accanto a quello più conventional di agronomo all’Università di Reggio Calabria. Un camminatore per eccellenza alla ricerca di bellezze nascoste del nostro Aspromonte e che ha contribuito ad una narrazione differente di questi luoghi considerati spesso inaccessibili e pericolosi.

Ed il libro si concentra, appunto, su diciassette itinerari, alcuni inediti, frutto di una accuratissima ricerca documentale - le fonti sono l’Archivio di Stato e quello dell’Arma dei carabinieri - che richiamano proprio i luoghi dove si svolsero efferati fatti criminali assurti agli onori della cronaca nazionale. Si tratta di una pubblicazione sull’Aspromonte che arriva dopo una serie di scritti di Alfonso Picone Chiodo (alcuni disponibili sul suo sito ufficiale sempre sulla montagna che sovrasta la punta dello Stivale.

La copertina del libro

Una passione che affonda le sue origini nello scoutismo, che l’ha avvicinato alla natura, ma una spinta generosa gliel’hanno data alcuni suoi preziosi maestri di vita, tra tutti, i professori Minuto e Mosino e il dottor Polimeni, “loro mi hanno fatto capire che la “montagna dei sequestri” (così è conosciuto l’Aspromonte, ndr) avrebbe potuto raccontare molto altro rispetto alla etichetta negativa”.

Il libro è scritto a quattro mani con Giuseppe Battaglia, generale dei carabinieri, già comandante provinciale di Reggio Calabria dal 2017 al 2020, anch’egli appassionato di montagna che si è occupato della redazione dei capitoli di carattere storico relativi ai sequestri.

Il carabiniere e l’escursionista hanno condiviso questo progetto con la finalità partecipata di offrire una narrazione differente dell’Aspromonte, affinché quei fatti criminali bui, che hanno etichettato la nostra montagna con un’accezione negativa, fossero invece un’occasione per raccontare la sua vera bellezza, quella più autentica.

"L’escursionismo ha riportato l’Aspromonte alla legalità - sottolinea spesso Alfonso Picone nella nostra chiacchierata - ed il libro parte dagli episodi di cronaca a partire dal brigante Musolino, bandito che si macchiò di una decina di omicidi divenendo famoso in Italia, perché non lo si riusciva a catturare, tanto che la Domenica del Corriere gli dedicò la copertina".

Siamo alla fine dell’‘800, inizi del ‘900 ed il libro arriva agli anni ‘80 - ‘90 con i sequestri, tra gli altri, di Cesare Casella, Carlo Celadon, il piccolo Marco Fiora e di Claudio Marzocco, "uno dei pochi sequestrati che riuscì a scappare in maniera eroica", episodio narrato con dovizia di particolari grazie ai documenti ufficiali custoditi negli archivi di stato e militare.

Itinerari

"Non faccio trekking nei luoghi dei sequestri - ci tiene a precisare l’autore - in quelle vallate abbiamo individuato itinerari che raccontano la montagna nei suoi aspetti più sconosciuti. Tra i campi di Bova e Africo Vecchio, ad esempio, c’è un itinerario che consente di conoscere il Castagneto e attraversa quella che era la risorsa per gli africoti.

Sono narrati altri luoghi nella zona di Africo perché lì Musolino si rifugiò e fu il posto dove gli venne tesa un’imboscata. Le forze dell’ordine cercarono di catturarlo e di questo abbiamo un disegno a mano della grotta dove si era rifugiato, un acquarello splendido conservato all’Archivio di Stato, un’opera pittorica importante dove si rileva il punto in cui venne fatto fuoco e dove erano appostati i carabinieri.

Sono narrati ancora gli itinerari a Montalto, un’occasione per descrivere l’Aspromonte più appariscente, naturalisticamente attraente ed altri luoghi distribuiti sul versante ionico, tirrenico e centrale del massiccio".

Prefazione di don Luigi Ciotti

L’agronomo, il carabiniere ed il prete, tutti e tre accomunati dalla stessa passione, la camminata. La pubblicazione di Picone Chiodo e di Battaglia si pregia della prefazione di don Luigi Ciotti, anche lui camminatore esperto e amante dell’Aspromonte.

Don Ciotti viene spesso qui anche in occasione dell’iniziativa “Sentieri della memoria”, la marcia voluta da Deborah Cartisano, figlia di Lollò, sequestrato a Bovalino nel 1993. "La marcia è organizzata dal coordinamento di Libera di Locri in ricordo del fotografo rapito. Un cammino che comprende l’itinerario di Pietra Cappa, che divenne un luogo simbolico, questa pietra enorme dove atterravano gli elicotteri della Polizia, un marchio negativo per tutti i calabresi.

Grazie al ravvedimento tardivo di uno dei sequestratori, la polizia riuscì a rintracciare il luogo dove era stato seppellito e recuperare i suoi resti. Lì ogni anno si svolge il sentiero della memoria anche per i congiunti di tutti i sequestrati". I proventi derivanti dai diritti d’autore sono devoluti all’associazione di don Ciotti.

Aspromonte (foto Roberta Pino)

Aspromonte misterioso

"Rimarrà sempre tale, è, in fondo, una delle sue attrattive. E’ una montagna particolare sia per la sua posizione, al centro del Mediterraneo - spiega l’autore - sia dal punto di vista ambientale, della flora e fauna e per la sua geologia. Un pezzo di Alpi catapultato qui alla fine degli Appennini che subisce l’influenza del clima, dei tanti elementi naturali, dell’Africa, dell’Europa, dell’Est, che ne fanno una montagna con molte unicità.  La sua conoscenza, dal punto di vista scientifico, non è completa, si trovano ancora specie sconosciute di insetti".

Le unicità non sono solo entomologiche ma anche floristiche, antropologiche e letterarie. "I Greci di Calabria, ad esempio, costituiscono una cultura ancora viva, ed in questi casi l’escursionismo è stato importante. In questa Vallata, parlare il Greco antico era sinonimo di arretratezza. Grazie al camminare, la gente vive una realtà culturale come quella grecanica".

La consapevolezza dell’importanza dell’escursionismo

"L’escursionismo ha fatto sì che i giovani restassero - spiega Picone Chiodo - come a Bova, cooperative di sei/sette ragazzi sono stati assunti a tempo indeterminato per fare le guide. Inoltre, circa quattromila escursionisti l’anno visitano l’Aspromonte.

Da marzo fino a luglio, con una breve pausa ad agosto e poi fino a novembre si continua a camminare con gruppi di trenta/quaranta persone che provengono anche dall’estero. E’ una realtà economica importante e l’Aspromonte attrae per questa sua autenticità, integrità, per il suo restare selvaggio, non alla portata di tutti.

L’Aspromonte è indomabile, non può essere addomesticato, ed una montagna addomesticata è una montagna snaturata. Creare infrastrutture, portare la città in montagna col pretesto dell’accessibilità, della comodità è un “divertimentificio”, come dico spesso.

In montagna si va per il silenzio, per comprendere la dimensione della limitatezza umana, che non siamo onnipotenti ed in grado di scalare qualsiasi cima o di superare qualsiasi vincolo, perché la natura impone regole da rispettare. La natura è e resta sempre dominante. E’ un insegnamento, in una società dove riteniamo che ci è dovuto tutto, la montagna ci insegna il limite".

Qual è il rapporto dei reggini con l’Aspromonte?

"Nonostante la montagna ci nutra, da lì, infatti, vengono le principali risorse, acqua, legname, le colture agrarie, risorse di cui ci ricordiamo solo nel fine settimana, spesso si ha un approccio consumistico, non ci si rende conto che dietro a quell’acqua buona, a quell’aria pura, a quei cibi tipici è necessaria cura, è necessario che nei paesi che circondano l’Aspromonte sia possibile la vita.

Ci vuole rispetto per la montagna, per l'integrità del territorio ma, oggi, è venuto meno il legame e l’attenzione all’ambiente. L’escursione non sempre si coniuga con il rispetto dell’ambiente. Da qui l’importanza dell’azione educativa da parte delle associazioni".

Un innamorato dell’Aspromonte Alfonso Picone Chiodo, (nella foto in basso, profilo Facebook), che non ha abbandonato quell’idea folle degli anni ‘80 di cambiare le sorti della montagna. In parte l’ha fatto, fondando l’Associazione italiana guide ambientali escursionistiche e continua a farlo con le sue camminate che hanno reso possibile anche il sorgere del Parco Nazionale dell’Aspromonte. 

Alfonso Picone Chiodo (foto Facebook)

Il marchio di “montagna dei sequestri” magari persiste ancora, certamente, però, la sua bellezza sovrasta qualsiasi macchia infamante. E le parole della prefazione di don Ciotti sono un appello forte a preservare il patrimonio inestimabile dell’Aspromonte.

"Questo libro è un invito a camminare in senso fisico e insieme in senso morale. Un invito a percorrere a piedi strade e sentieri che ci faranno scoprire un territorio meraviglioso, ma anche paesaggi interiori che chiedono di essere esplorati con altrettanta fatica e stupore".

Pietra Cappa (foto Roberta Pino)

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