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Lo Stretto necessario

Lo Stretto necessario

A cura di Roberta Pino

I diritti calpestati del popolo afghano e la solidarietà della città dello Stretto

La principessa Soraya Malek di Afghanistan, ospite d’eccezione in città, per una cena di beneficenza a favore del suo paese

Il popolo afghano non può essere dimenticato. A più di cento giorni dalla “fuga” degli americani dal paese dopo vent’anni di predominio, a metà agosto l’Afghanistan è tornato nelle mani dei talebani. Nessuno può e deve dimenticare le vicissitudini di un popolo in guerra ed ora privato dei più basilari diritti. Una persona speciale in particolare sta conducendo da anni una campagna di sensibilizzazione a sostegno degli afghani, del suo popolo.

Regina Soraya-2Si tratta della principessa Soraya Malek, nipote dei “sovrani modernizzatori” che hanno regnato in Afghanistan negli anni venti del Novecento, re Amanullah e della regina Soraya, (nella foto), sovrani promotori di importanti riforme che lo resero un paese modello, libero e soprattutto indipendente.

La principessa porta la testimonianza di un terra, dove la sospensione degli aiuti umanitari sta letteralmente portando milioni di persone in condizioni di insicurezza alimentare. Come il nonno “regnante riformista”, Soraya Malek è da sempre attiva nel risaltare l’importanza della difesa dei diritti degli afghani e porta ovunque, anche fin dentro le scuole, ciò che sta succedendo nel suo paese d’origine, per far conoscere il dramma di milioni di persone, alle prese con la fame e i timori di un regime autoritario che non lascia spazio alla libertà personale.

E’, infatti, da poco reduce da un incontro avvenuto presso la scuola secondaria Rosa Parks dell’Istituto comprensivo Simonetta Salacone di Roma, eccezionale laboratorio multiculturale, nei quartieri orientali della Capitale di Prenestino Labicano Pigneto. Una scuola che ha saputo affrontare le sfide della profonda trasformazione che sta vivendo l’intero Paese, dal serrato confronto con culture, tradizioni e religioni diverse.

Diffondere la voce dell’Afghanistan all’interno delle scuole è certamente la strada migliore per far conoscere ai giovani il difficile momento storico che sta vivendo il paese centro asiatico, ed affrontare argomenti annosi e complessi come la dignità e il rispetto.

In quell’occasione la principessa ha intrattenuto un dialogo con gli alunni presenti all’incontro, tra cui anche alcuni studenti afghani, i quali le hanno posto delle domande, una in particolare l’ha fatta Alì, dodici anni “principessa crede che potrò mai rivedere i miei nonni?”. Una domanda che sgomenta e che non può essere lasciata sospesa.
La campagna di diffusione della reale situazione afghana non riguarda solo le scuole, toccherà anche la nostra città.

Principessa Soraya-2Si svolgerà, infatti, sabato 18 dicembre 2021 a Reggio Calabria, presso l’A Gourmet l’Accademia, una cena di beneficenza a favore dell’Afghanistan, in cui presiederà proprio la principessa Soraya Malek d’Afghanistan. Il suo intento è far conoscere il dramma di milioni di persone, alle prese con la fame e i timori di un regime autoritario; ma anche per raccontare la straordinaria bellezza di uno stato, ricco di un patrimonio culturale unico al mondo, frutto dell’incontro tra Oriente ed Occidente. In attesa della serata reggina, le abbiamo posto alcune domande.

A cento giorni dal regime talebano, cosa è cambiato in Afghanistan?
“E’ arrivata la carestia” ha risposto laconicamente. Ed in effetti il dramma vissuto dal popolo afghano è raccapricciante in tema di diritti calpestati dai talebani. Un secolo fa i suoi nonni cominciarono una sorta di rivoluzione culturale e sociale del paese, come la parità dei sessi, l’abolizione dell’obbligo di indossare il velo, la prima Costituzione, l’introduzione della scuola dell’obbligo per maschi e femmine fino alla quinta elementare a carico dello Stato. Oggi invece si è tornati indietro e sembra che non si intraveda un orizzonte di speranza.

La condizione della donna, poi, è al centro del dramma contemporaneo vissuto dal paese. Un dolore per la principessa Soraya, la cui  omonima nonna regina era considerata tra le prime femministe, tanto influente che il Time Magazine, negli anni venti, le dedicò la copertina. Una ferita aperta e che sanguina, visto che i talebani adesso stanno bruciando le lauree delle donne dell’Università americana di Kabul, per cancellare tutte le tracce dei loro rapporti con gli occidentali.

Lei ha dichiarato durante un’intervista a La7 che l’Afghanistan è il posto peggiore per nascere donna. Qual è la reale condizione della donna afghana oggi?
“Come già detto sopra, in un paese che da 42 anni è in guerra, la donna in quanto anello debole della società è quella che soffre di più. Gli afghani sono minati psichicamente. La violenza in famiglia è all'ordine del giorno”.
Crisi umanitaria, l’aumento dei crimini, la crescita della minaccia terroristica e le divisioni interne dei talebani rendono ancora più difficile la gestione del paese. Con l’arrivo dei talebani la situazione del paese è peggiorata, come la situazione delle donne, verso cui i divieti aumentano sempre di più. Ma non solo i talebani, occorre parlare anche dei venti anni di occupazione occidentale.

Lei ha una visione privilegiata sul suo paese, cosa sta effettivamente accadendo in questi giorni in Afghanistan che neanche i media diffondono? Qual è la situazione riguardo il rispetto dei diritti umani e dei diritti delle donne?
“Effettivamente i media celano il disastro che gli occidentali in venti anni hanno perpetrato. Hanno bombardato il mio Paese per venti anni. Gli USA cinque anni fa hanno lanciato la più grande bomba che esista, chiamata la madre di tutte le bombe. La gran parte degli "aiuti" sono stati destinati alla guerra, alla formazione dell'esercito afghano e alla sicurezza. Degli otto miliardi e mezzo di euro spesi dallo stato italiano, solo 460 milioni sono stati spesi per la società civile. Non una borsa di studio, ma solo destinati all'Accademia Militare di Modena.

Comunque l'80% dei cosiddetti aiuti ritornavano in mano occidentale. La situazione dei diritti in un paese allo stremo per forza di cose va in secondo piano. Anche se bisogna stare vigili sugli avvenimenti. I talebani tendono sempre a soggiogare le donne, è fuori dubbio. Bisogna che la gente sappia che il popolo afghano è allo stremo”.

Come giudica la decisione dell’America di lasciare l’Afghanistan, una fuga?
“Gli USA continuano a tenere il controllo. Ora non sono più direttamente presenti. Controllano la Banca Mondiale che ha chiuso i rubinetti. Praticamente c'è un embargo non dichiarato”.

La comunità internazionale come ha inciso nei venti anni di presidio? Cosa deve fare che invece non ha fatto?
"Lei lo chiama presidio, invece è stata un'invasione e poi un’occupazione”. Ripercorrere la storia dell’Afghanistan, le vicissitudini degli ultimi trent’anni di guerre, occupazioni e violenze, è fondamentale per comprendere anche le responsabilità dell’Occidente, nei confronti di un popolo abbandonato al proprio destino.

Quali riforme sono necessarie al paese?
“Ricostruire l'Afghanistan - afferma - gli occidentali l'hanno lasciata peggio di come l'avevano trovata”.

La principessa Soraya e la Calabria. Qual è il legame che la lega alla nostra regione?
“Sono tanti i legami con questa regione così piena di luoghi straordinari e di tradizioni suggestive. Sono invitata spesso da amici statunitensi a Coccorino, una località poco nota vicino Tropea dove il mare è di un blu che lascia senza fiato.

Sono stata ospite a Bova Marina per un incontro sulle origini del bergamotto, organizzato dall'associazione italiana agricoltura biologica della Calabria, quando ho avuto modo di scoprire le bellezze dell'aspromonte greco. Proprio due anni fa sono stata ospite del sindaco, il dottor Santo Casile, per l'inaugurazione del parco letterario "il Giardino delle Parole", o cipo ton logo, nell'ambito interculturale connesso alle diverse religioni e culture che hanno contribuito a fare del mediterraneo e dunque anche della Calabria un luogo di confronto e incontro di idee.

Dei calabresi amo la cultura dell'ospitalità, la filoxenia di marca magno greca, amo la loro riservatezza, il loro attaccamento alla terra e alla famiglia. Per non parlare dei paesaggi dell'interno e delle sue coste! Ovviamente
non può mancare un riferimento al cibo che ho trovato divino. Sapori che mi hanno fatto addirittura ricordare il mio sapere. Forse non a caso visto e considerato che Alessandro Magno ha portato la cultura greca fino in Afghanistan”.

La principessa torna quindi nell’amata Calabria, nella città dello Stretto, e sarà un’occasione per conoscere il paese centro asiatico anche attraverso il cibo afghano, rivisitato dallo stesso chef Filippo Cogliandro, promotore dell’enogastronomia calabrese, dell’arte contemporanea e della cultura della  solidarietà.

Faenza Pasquale-2La serata reggina, all’Accademia, voluta fortemente da Pasquale Faenza, storico dell’arte e direttore del Museo Rohlfs di Bova, (nella foto), prevede anche un collegamento in streaming con Kabul, con l’unica attivista afghana rimasta nel paese, Mahbuba Seraj, discendente dei sovrani che nel corso del Novecento hanno promulgato la prima Costituzione dell’Afghanistan, abolendo la pena di morte, favorendo l’emancipazione della donna e l’uguaglianza dei sessi. Mahbuba Seraj, volutamente rimasta a Kabul, dopo che gli occidentali hanno abbandonato l’Afghanistan è, come si legge nel comunicato, ad oggi la sola figura a rappresentare, nel paese, sia le istanze delle donne sia a portare soccorso alla popolazione attraverso l’Afghan Women Skills Development Center.

La serata, organizzata dall’associazione Territorium, è un’occasione, quindi, per prestare un aiuto concreto all’Afghanistan, attraverso un canale diretto, responsabile e attivo, partendo dal cuore del Mediterraneo. Il costo della cena, di 50 euro a persona, sarà interamente devoluto al centro di sviluppo professionale delle donne afghane Afghan Women Skills Development Center. Per info e prenotazione: 0965 312968 www.filippocogliandrochef.it www.laccademia.it.

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