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Lo Stretto necessario

Lo Stretto necessario

A cura di Roberta Pino

Responsabilità condivisa in un libro che restituisce ai giovani il desiderio del futuro

Intervista a Serena Angioli, curatrice del testo interdisciplinare che contempla i contributi di esperti in discipline molto variegate

Filosofia, sociologia, politica, ricerca, formazione. Sono diversi gli ambiti di cui tratta il libro, appena uscito, dal titolo “Il diritto di cittadinanza come responsabilità condivisa”, pubblicato da Avio Edizioni Scientifiche, una giovane casa editrice, diretta dalla ex docente universitaria e pedagogista, Bianca Spadolini.

Il testo è a cura di Serena Angioli, già dirigente del comune di Reggio Calabria nel settore Lavoro, Sviluppo e Risorse dell’Unione Europea, negli anni della sindacatura Scopelliti e poi direttore alla Regione Calabria, sempre nell’ambito delle risorse europee.

Attualmente responsabile dell’Area Progetti e Programmi dell’Agenzia Nazionale dei Giovani, dopo un’esperienza come assessore regionale in Campania, assessorato ai Fondi europei, con delega ai giovani e alla cooperazione con il Mediterraneo, Serena Angioli ha sviluppato un interesse verso le politiche giovanili, maturato negli anni del suo incarico nella città dello Stretto, anche se la sua più lunga esperienza lavorativa ha riguardato, in primis, i fondi strutturali europei.

Un campo ampio in cui le politiche di coesione, per l’Italia, si traducevano con l’occuparsi del Sud e della questione
giovanile ma anche quella delle donne e dello sviluppo in generale sono stati i suoi temi costanti. Negli ultimi dieci anni la questione giovanile ha preso, però, uno spazio più importante di studio, di approfondimento, di impegno. Affonda in queste radici la genesi della pubblicazione che tocca il disagio giovanile (ma non solo), centrata sulla inadeguatezza generale delle Policy che impattano sui giovani.

“Quando si parla in generale della formazione, questa può investire teoricamente anche gli adulti - sottolinea Angioli - questo libro è più centrato sulla disattenzione che c’è in Italia rispetto al ruolo che la politica dovrebbe assumere per cambiare gli stili di vita e le politiche stesse”.

Il libro raccoglie spunti di carattere pedagogico, educativo, formativo, sociologico e politico attraverso gli apporti forniti da studiosi con lunghi anni di esperienza. E Serena Angioli ha messo insieme i loro contributi per un obiettivo culturale, per aprire un dibattito sui temi prima accennati. “Un libro scritto da più mani - racconta la curatrice del testo - che nasce dal desiderio di porre l’attenzione sulla necessità di cambiare passo verso le politiche, in particolare quelle giovanili”.

Dieci i contributi contenuti nel testo, di cui tre di essi scritti a due mani, e quindici sono gli autori, tra studiosi, professori universitari, sociologi e pedagogisti. “Persone esperte di ambiti specifici, con differenti idee politiche, non è, infatti, un libro politico - sottolinea Angioli - che può essere collocato a destra o a sinistra”. A riprova di ciò, il libro contempla la prefazione firmata dalla senatrice Paola Binetti, parlamentare in numerose legislature, notoriamente di centro destra ed anche un contributo della senatrice Vanna Iori la cui passione politica è prevalentemente focalizzata su tematiche educative totalmente a sinistra.

Cambiare il modello di sviluppo di una società in crisi ed ingiusta attraverso la conversione del metodo educativo “affinché i giovani siano più sensibili a questi problemi e siano loro a cambiare il passo, ma per fare questo non puoi parlare a destra o a sinistra, è il tema che accomuna tutti”.

Libro Angioli 02

L’ambizione del testo. “E’ un libro che ambirebbe a che qualche politico, con delle responsabilità di fare scelte e di prendere delle decisioni, possa ripensare il sistema che non funziona più”. E ritornano i temi già sciorinati, formazione, diritti umani, educazione, istruzione.

“Non è un libro che dà risposte a tutti i problemi dell’istruzione e dell’educazione, però solleva dei temi fondamentali. Chi dovrà riformare ciò che non funziona non dovrebbe trascurare i segnali che mirano a cambiare il modo di pensare su quel tema. Se la scuola non funziona non basta ristrutturare gli immobili e comprare computer, occorre incidere sugli insegnanti. Se il problema sta al Sud, occorre essere consapevoli che l’insegnante del Sud deve affrontare più problemi di quello del Nord” chiosa Angioli.

Qual è il messaggio del libro? “Insieme abbiamo voluto lanciare un messaggio: attualmente l’educazione ai diritti umani è già obbligatoria nel nostro paese, noi chiediamo di spostare la sfida sulla attuazione dell'educazione ai diritti umani che presuppone la valorizzazione delle esperienze educative.

La nostra proposta è ripensare al valore della formazione e dell’istruzione nel coniugare tutta la ricchezza che
viene dalle esperienze educative strutturate con il mondo dell’istruzione ordinario che deve sempre evolversi. La sfida è quindi della società intera, in particolare i giovani. Il dialogo intergenerazionale e quello all’interno delle stesse generazioni è viziato dalla grande crisi che stiamo vivendo, accelerata dalle tecnologie dell’informazione, dal gap di cultura digitale, ma soprattutto dal non aver posto al centro la persona.

Il centro del libro è che tutti andiamo nella direzione del voler ripensare il mondo con la persona messa al centro. La nostra è una provocazione alla politica che deve assumere questa sfida in modo interdisciplinare con delle proposte. Il libro, infatti, consegna un messaggio positivo, di proposte e di voler intraprendere delle responsabilità condivise dove la politica non può tirarsi indietro”.

E’ un libro che si pone più domande che risposte, quali sono le questioni più importanti su cui volete che la politica intervenga? “Ogni contributo del libro ha una sua autonomia, ma tutti hanno un punto in comune. Nel caso dell’istruzione, dell’educazione, tutti parlano della disattenzione che c’è in Italia sull’educazione, sull’obbligo dell’insegnamento dei diritti umani a scuola fin da bambini. Il punto è, che ruolo ha l’insegnante nell’insegnare i diritti umani?

A tal proposito c’è un contributo specifico della senatrice Binetti che spiega perché a nostro avviso è importante lavorare su questo ambito. C’è il contributo di Bruna Grasselli, ricercatrice universitaria di Roma Tre, che sostiene che al di là se si insegnano diritti umani o un’altra materia, è necessario ripensare al ruolo dell’insegnante, che non può farlo chiunque. Lei ha scritto la teoria del Service Learning, l’approccio che pone il ruolo degli insegnanti al servizio del bene comune e della costruzione dei giovani”.

L’insegnante visto, quindi, come formatore di coscienze e non solo mero trasmettitore di conoscenze in termini di istruzione, ma in grado di entrare in empatia col discente.

Qual è la strada da percorrere per la trasmissione dei valori ai giovani? “Dare valore all’insegnamento. La conclusione a cui arriva la docente è se tutto questo è vero, l’affidamento dell’insegnamento non può essere neutrale, non basta avere il titolo di insegnante, bisogna essere capaci di trasmettere qualcosa”.

Cosa combatte questo libro? “Il metodo del progresso a tutti i costi che bypassa la costruzione della relazione.
Si cambia se le persone diventano più sensibili l’una con l'altra in una società. Se si cresce solo con l’obiettivo del successo, del risultato, della competenza, si è portati a non dare attenzione a certe cose. E questo, secondo gli autori, è la causa di molti mali della nostra società. C’è un autore, Luigi Caramiello, il sociologo della Federico II, che mette la lente sul diritto di cittadinanza dei giovani nella società.

Lui sostiene che la difficoltà di dialogo con i giovani c’è sempre stata ma ora è peggiorata a causa dei problemi di dialogo intergenerazionale ma anche dentro la stessa generazione e dell’accelerazione del progresso tecnologico che ha prodotto il distanziamento tra le persone”.

Il libro si sofferma, poi, sulla tematica della povertà educativa, sulla disabilità e sulla necessità di una ricostruzione del senso di comunità. “Il nostro libro mira a mettere a fuoco i problemi, mettere in luce che le politiche non stanno funzionando ma che non è vero che non ci siano esempi da cui partire, per cui di fatto ogni contributo propone una risposta e tutto quanto impatta sulla questione giovanile di un paese, per cui non è un libro dei giovani però impatta sui giovani a partire dagli adulti”.

Varie le tematiche trattate nel testo, in apparenza microcosmi isolati ma che, in realtà, camminano di pari passo e sono intrecciate l’una all’altra. Il fil rouge messo a fuoco dal libro curato da Serena Angioli è il rischio nel non intervenire sulla perdita di capacità relazionale che si sta affermando nella società.

Qual è la fotografia attuale della nostra società? “La perdita della capacità di relazionarsi tra persone accresce il malessere individuale perché l’uomo non è fatto per vivere da solo. Oggi c’è un malessere generale e le diseguaglianze sono aumentate, per cui si ha un indicatore di maggiore benessere complessivo, ma uno spaccato di malessere e di diseguaglianze crescente.

E il trend continuerà a crescere se non si inverte il modello di sviluppo. In questa ottica i contributi di Salvatore Patera e di Ezio Del Gottardo sono a sostegno della tesi che il benessere individuale dipende anche dal modo in cui ci si relaziona con gli altri. Per creare il benessere collettivo, occorre la capacità di relazionarsi con gli altri. Tutti gli autori affrontano il tema del malessere della nostra società, ognuno dal proprio punto di vista”.

Autori dei contributi, conclusioni e curiosità

Il libro si avvale anche dei contributi a cura di Roberto Flauto, Maria Teresa Russo, Maria Cinque, Carla Collicelli, Elisa Manna, Simona Rotondi, Raffaella Monia Calia, Giuliano Gaveglia e Maria Matilde Nera.

Le conclusioni sono tratte dalla curatrice del testo Serena Angioli, che mettono l’accento su una strategia per restituire il futuro ai giovani. Il libro è stato stampato il 10 dicembre, data in cui si celebra la Giornata Mondiale dei Diritti Umani. Un accenno particolare va fatto anche alla copertina del libro che mette in evidenza un altro contributo contenuto nel libro stesso, il linguaggio dell’arte dei giovani.

“Abbiamo deciso, insieme alla casa editrice, di valorizzare i giovani. Se si vogliono comprendere i giovani, si deve capire che le cose scritte sui muri non sono sempre scarabocchi, ma manifestazioni di impegno, di sostegno di diritti umani. Abbiamo individuato, così, un giovane artista talentuoso, Mario Carlo Iusi, 25 anni, che ha fatto già dei quadri molto apprezzati dalla critica contemporanea.

Dietro ai suoi quadri c’è la filosofia, Semeion, parte dal seme, che può andare in una direzione o in un’altra, e il seme che cresce, si sviluppa ogni volta che si supera un ostacolo. Una filosofia che ci ha colpiti, per cui gli abbiamo chiesto di prestarci un suo quadro per fare la copertina, piccolo gesto per valorizzare un giovane artista di talento”.

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