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Giovedì, 28 Marzo 2024
Lo Stretto necessario

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A cura di Roberta Pino

Emergenza rifiuti a Reggio Calabria: risollevarsi è un’utopia?

Il presidente di Rifiuti Zero Reggio Calabria, Luca De Franco, illustra le proposte della rete per risalire dall’attuale degrado ambientale della città

La parola speranza associata ai rifiuti, a Reggio Calabria, potrebbe sembrare un accostamento azzardato se non fosse per chi veramente ancora crede ed investe le proprie energie affinché la città dello Stretto possa riscoprire la sua antica bellezza. Eppure la cittadinanza reggina, quella sana e costruttiva, costituisce la parte più rilevante della popolazione, vuole il bene di questa città e si adopera per restituirle la dignità ormai perduta.

de Franco-2Luca De Franco è tra coloro che, fattivamente, sta cercando di operare in tal senso. Crotonese di origine ma reggino di adozione dal 2000, De Franco è il presidente di Rifiuti Zero Reggio Calabria, la rete italiana di chi vive (quasi) senza rifiuti.

Un vero e proprio stile di vita lo Zero Waste che mira a generare il minor impatto ambientale possibile e a ridurre quasi totalmente gli sprechi e i rifiuti. Ingegnere meccanico, il cui lavoro non ha nulla a che vedere con i rifiuti, abbraccia la spinosa questione sin dalla prima emergenza che colpì la città nel 2014. “Da casa mia si vedevano impressionanti cumuli di immondizia ed ho pensato di andare via da qui, non volevo che i miei figli crescessero in questo contesto degradato”. Dopo la critica, ha osservato la realtà con sguardo costruttivo ed ha contattato l’associazione nazionale Rifiuti Zero, della quale ne ha, sin da subito, abbracciato la filosofia e, dopo aver riunito un gruppo di persone che vivevano lo stesso disagio, ha creato un suo braccio operativo a Reggio Calabria.

“Circa 311 comuni italiani hanno aderito alle linee guida di Rifiuti Zero - racconta De Franco - che si propone di affrontare il tema dei rifiuti da un punto di vista propositivo, affinché non sia solo un problema ma una risorsa anche dal punto di vista economico per la realtà locale. Oggi si dice che nei rifiuti c’è una miniera urbana.

Moltissimi materiali finiscono in discarica, quando potrebbero essere recuperati restituendo ad essi valore. L’obiettivo è mettere in atto una serie di pratiche per far sì che la parte che va agli inceneritori sia la più limitata possibile”. E Luca De Franco ricorda i dieci passi di Rifiuti Zero, per attuare la strategia perseguita dalla rete, tra cui rientrano l’organizzazione della raccolta differenziata, la realizzazione di un impianto di compostaggio e di piattaforme impiantistiche di riciclaggio, iniziative per la riduzione alla fonte dei rifiuti.

“E’ una tendenza, una linea da seguire per arrivare a questo risultato. Ci sono tante realtà in Europa e in Italia che seguono Rifiuti Zero. Non è una chimera - sottolinea l’ingegnere De Franco - uno degli aspetti che va approfondito è la presenza dell’inceneritore. Rifiuti Zero è contraria all’uso, essendo la strada indicata dalla Comunità Europea quella dell’economia circolare. La via da seguire è differenziare il più possibile, ma ciò richiede cultura ed educazione”.

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Cittadini istruiti e formati a differenziare correttamente, con un ritorno economico ad hoc. In alcuni comuni, poi, è stata introdotta la tariffazione puntuale, la Tari, cioè, non è calcolata sulla base dei metri quadrati e sul numero dei componenti familiari ma sulla quantità di rifiuto residuo che ognuno produce. Meno rifiuti indifferenziati si producono, meno si spende! “E’ un forte incentivo a differenziare a causa del riconoscimento economico - sottolinea De Franco - si raggiunge così, come in molti comuni, quasi il 90% della differenziata. Treviso, Livorno, Milano, Cagliari, Salerno ed alcuni piccoli comuni siciliani pagano, ad esempio, le tariffe più basse”.

Best practice frutto dell’impegno di un gruppo di cittadini attivi e propositivi che, però, si deve necessariamente incontrare o “scontrare” con la politica. “Abbiamo presentato il programma dei dieci passi di Rifiuti Zero in occasione delle elezioni comunali del 2014. I candidati sindaci dell’epoca, tra cui Falcomatà, hanno sottoscritto il programma con la promessa che avrebbero fatto parte della comunità RZ - ricorda De Franco - ma la convinta adesione iniziale si è persa per strada e la politica non ha ci ha più coinvolto nelle sue scelte”.

Erano gli anni in cui partiva il sistema “porta a porta” nelle periferie, fine 2015 inizio 2016. Un sistema che è anche una delle dieci mosse di RZ e che richiede, perché funzioni, di mettere in atto una strategia organizzativa efficace. “E’ necessario che il cittadino sia formato, per avere chiarezza come attuare la raccolta differenziata - spiega l’ingegnere De Franco- noi, insieme ad altre associazioni del territorio, abbiamo proposto all'amministrazione di dare un contributo per la campagna di sensibilizzazione verso la cittadinanza, in modo capillare.

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Siamo stati inascoltati, tagliati fuori dalle decisioni, quando già avevamo individuato le criticità nella progettazione del sistema stesso. Si era interrotto il dialogo, ad ogni cambio di assessori sembrava esserci una ricucitura, ma poi niente”. Tra le criticità evidenziate c’è la mancanza dell’impianto di compostaggio, per il trattamento dell’organico, per cui Rifiuti Zero RC ha organizzato un apposito tavolo tecnico facendo venire in città il più grande esperto italiano in materia, Enzo Favoino, coordinatore del Comitato scientifico di Zero Waste Europe.

“Dopo il tavolo tecnico non se n'è fatto più niente”, chiosa De Franco. E intanto il “porta a porta” si allarga fino al centro storico, siamo alla fine del 2018. “La società di servizi non era pronta, ci voleva più personale, più mezzi, andava adattato alle caratteristiche di un centro cittadino”.

Il sistema, per l’ingegnere De Franco e agli occhi di tutti, non è mai decollato, “malgrado ciò, siamo arrivati ad una percentuale di raccolta differenziata pari a 42,69 nel 2019”. Diverse le cause che hanno determinato l’emergenza rifiuti a Reggio Calabria, dall’evasione fiscale, per mancati censimenti, ad un sistema porta a porta poco adattabile alla realtà, dalla mancanza di controlli ad una assenza di campagne di sensibilizzazione del cittadino su come effettuare la raccolta differenziata. Sono tutti aspetti messi a fuoco da Rifiuti Zero insieme ad altre associazioni, ai comitati no pap, che hanno generato iniziative fruttuose sul territorio.

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Gli incontri online di Comunità di Vita Cristiana della comunità dei gesuiti 

E’ emersa l’esigenza di incontrarsi, di confrontarsi per far affrontare i veri problemi che stanno alla base dell’emergenza in corso. Tra queste iniziative c’è, ad esempio, quella promossa dalla Comunità di Vita Cristiana della comunità dei gesuiti di Reggio Calabria. “Una città pulita” è il titolo degli incontri coordinati da padre Sergio Sala, responsabile della CVX reggina, che ha messo in evidenza il ruolo del cittadino in questa drammatica situazione. In occasione dei tre incontri, è intervenuto anche l’avvocato Giuseppe Mazzotta, AD di Hermes, la società di accertamento e riscossione tributi. Impressionanti i numeri illustrati in quella occasione per quanto riguarda il fenomeno di evasione fiscale.

Riscossione della Tari

Innanzitutto su un totale di nuclei familiari iscritti a ruolo pari a 55.455, da un incrocio effettuato con la banca dati dell’anagrafe comunale, non risultano essere presenti 20.778 nuclei, come se risultassero non occupanti di alcun immobile. Occorre considerare anche la quota di gente emigrata, come ha sottolineato lo stesso avvocato Mazzotta. Ed ecco alcuni dati di riscossione della Tari: per il 2019 è stato riscosso il 55,21% di acconto Tari ed il 43,53% di saldo. Per il 2020, la percentuale è pari al 45,87% di acconto e al 25,39% di saldo.

Hermes servizi metropolitani-2

E’ emerso, inoltre, che “dall’importante quantitativo di rifiuti abbandonati in determinate zone della città si presuppone che, in alcune aree, le discariche abusive siano alimentate da soggetti sparsi in tutta città o comunque in un ampio raggio abitativo. Pertanto è evidente che ad abbandonare i rifiuti non siano solo gli evasori TARI della zona, ma anche chi è iscritto regolarmente a ruolo”.

Il porta a porta

“Il porta a porta ha messo in evidenza il fenomeno evasivo - afferma De Franco - con il cassonetto in città, chi è sconosciuto dal punto di vista fiscale/contributivo, può buttare tranquillamente la spazzatura, il pap era anche una fortissima occasione per risolvere questo problema, colta solo in parte. Alcuni sono stati individuati, la maggior parte ha continuato ad essere invisibile al fisco. E non essendoci più il posto dove confluire il rifiuto, si sono create micro discariche ovunque”.

Sistema porta a porta inceppato, impianti di compostaggio insufficienti, discariche funzionanti al 50%, la situazione non può che definirsi drammatica. Nel frattempo è in progetto un nuovo sistema di raccolta rifiuti, presentato ad inizio 2021 dal competente assessore comunale Paolo Brunetti. In sintesi il piano prevede sia la raccolta “porta a porta”, sia il sistema misto con cassonetti su strada per la raccolta differenziata.

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Ci saranno le ecostazioni ed un sistema di premialità, dallo scomputo della Tari al ticket per il parcheggio o trasporto pubblico, e spettacoli al Cilea, per gli utenti più virtuosi che faranno la raccolta differenziata in maniera più precisa.

“Abbiamo ripreso il dialogo con l’amministrazione - racconta l’ingegnere De Franco - ed abbiamo chiesto un confronto su questo nuovo progetto su cui crediamo ci siano enormi criticità. Cassonetti intelligenti in prossimità di centri commerciali, lasceranno il pap nel centro storico, nelle zone periferiche ci sarà il sistema misto, indifferenziato e umido da riciclare.

Qualcosa di buono c’è, però è un piano che accontenta solo una parte di cittadinanza che, non conoscendo bene le dinamiche, ha pensato che la causa di tutto fosse il pap. Noi non siamo tecnici, però nel circuito nazionale ci sono bravi esperti ed abbiamo chiamato uno di loro per darci una mano”.

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Il bresciano Stefano Ambrosini, specialista della gestione dei rifiuti e AD della Waste Management Specialist srl, su invito di Rifiuti Zero, è venuto a Reggio Calabria poco tempo fa. La situazione resta complessa per l’invocato esperto ma importanti aggiustamenti del sistema “porta a porta”, per aumentare la percentuale di raccolta differenziata e ridurre i costi e, last but not least, una capillare campagna di sensibilizzazione per una corretta raccolta differenziata, sarebbero le chiavi di volta per una soluzione efficace dell’emergenza rifiuti.

Una Calabria difforme sotto il profilo del degrado ambientale, che presenta eccellenze sul territorio. “Ci sono eccellenze nelle zona del cosentino e le altre province sono messe meglio di Reggio, hanno maggiori possibilità di conferire in discarica. Mentre a Reggio c’è una forte limitazione, ma è solo un problema economico”.

Censimento per recuperare le tasse evase, progettazione realizzata da professionisti che possano contribuire non solo a ideare un sistema di raccolta ma anche a farlo partire e portarlo avanti fino alla fine e necessità di un controllo sistematico sul territorio per i rifiuti abbandonati. Queste le linee guida proposte da Rifiuti Zero Reggio Calabria ed a proposito del controllo ecco, in particolare l’idea da mettere in campo.

“Ho calcolato che a Reggio ci vorrebbe una squadra di sei persone per un controllo a tempo pieno. Un controllo che parta dalla segnalazione di abbandono dei rifiuti attraverso dei sistemi già esistenti, esempio un computer palmare. La squadra di AVR preposta fa un giro sui punti segnalati, con il mezzo non solo prende il sacchetto e pulisce, ma con la delega del controllo, apre il sacchetto per trovare tracce e risalire al proprietario. Scatta, così, la denuncia per abbandono di rifiuti. Un presidio costante che rassicurerebbe i cittadini”.

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Un percorso virtuoso che Rifiuti Zero intende proporre all’amministrazione comunale, “l’idea è di chiedere un incontro pubblico perché i nostri suggerimenti siano presi in considerazione”. Illusione o disincanto? Vivere sprazzi di speranza o giacere nell’abituale costernazione?

L’attuale situazione produce sentimenti contrastanti ma Luca De Franco è convinto che, malgrado la scelta sia fondamentalmente politica, si possa investire in una buona programmazione e, finita l’emergenza, si possa pensare ad un piano per il futuro per andare sempre di più verso i rifiuti zero. “Forse è un’utopia - conclude- ma bisogna cercare di camminare e avvicinarsi sempre di più all’utopia stessa”.

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