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Lo Stretto necessario

Lo Stretto necessario

A cura di Roberta Pino

La bellezza dei nostri luoghi nella visione futuribile ed appassionata di Domenico Guarna

Fondatore dell’associazione Il Giardino di Morgana, la guida escursionistica Guarna si sofferma sul fascino dei nostri luoghi e sull’importante connubio tra storia e natura

Ci sono luoghi di una bellezza incredibile, panorami mozzafiato che, anche se si osservano più e più volte, riescono sempre a regalare stupore. E la bellezza della nostra terra è davvero un dato oggettivo ed incontrovertibile e c’è chi di queste opere d’arte a cielo aperto ne ha fatto una risorsa a beneficio dell’intera comunità.

Sto parlando di Domenico Guarna, un giovane figlio dell’area dello Stretto rimasto qui, in questa terra, a volte difficile e respingente, con l’obiettivo di restituire a tutti la bellezza dei nostri luoghi, di farli conoscere, di prendersene cura. Giornalista pubblicista, con una laurea in giurisprudenza e laureando in storia, Domenico è il fondatore di un’associazione culturale, Il Giardino di Morgana, nata ormai cinque anni fa che si è trasformata, nel tempo, in una vera e propria attività lavorativa.

Il giardino Morgana Guarna-2

Già il suo nome richiama le nostre radici, “una sorta di crasi dei miti dello Stretto, la Fata Morgana e il Giardino delle Esperidi” racconta Guarna, oggi guida escursionistica e cultore di storia e turismo, che riesce, in modo straordinario, a coniugare l’aspetto paesaggistico e naturalistico con quello storico.

Il Giardino di Morgana ha subìto un’evoluzione, da associazione culturale che si è occupata di presentazioni di libri, di eventi, di premi di poesia, come quello dedicato a San Gaetano Catanoso, nel tempo si è concentrata sempre più nella realizzazione di percorsi turistici esperienziali “che vengono effettuati o nel circuito urbano, gli archeotrekking, oppure si tratta di trekking veri e propri immersi nella natura”.

Natura, paesaggio e storia. Ecco il leit motiv che ha spinto Domenico a restare in questi luoghi, a raccontarli, perché avere una storia significa avere un passato alle spalle che spinge a qualcosa di costruibile e non ancora costruito. Avere un presente che orienta al possibile. Avere qualcosa ancora da scambiarsi. E mentre si è in cammino, a passo lento, mentre gli occhi sono attratti da scenari incredibili, Domenico offre la narrazione storica di quei luoghi.

Quali sono le fonti da cui attingi la tua narrazione? “Esistono varie pubblicazioni - spiega Domenico Guarna - cerco di coniugare la storia locale con la macrostoria, attingendo dai testi universitari e archivistici. Spesso il nostro racconto è solo localistico, a volte privo di fonti, derivante anche da tradizione orale. Ma non può essere l’unico racconto, le fonti di eminenti studiosi sono le mie preferite”.

E cita Daniele Castrizio, Pasquale Amato, Pasquale Faenza e Saverio Verduci solo per ricordarne alcuni, ognuno per gli aspetti a loro peculiari. “Nel racconto cerco di coniugare questa storia con la macrostoria, di incastrare quello che succede alle nostre latitudini nel contesto mediterraneo ed europeo - spiega ancora - quello che riverbera dal punto di vista storico alle nostre latitudini ha una motivazione che è più ampia, può essere il Mediterraneo, il centro Europa. Cerco di realizzare questo connubio, un approfondimento della storia locale contestualizzato con quello che succedeva nel resto del Mediterraneo e dell’Europa”.

I Forti dello Stretto

Il giardino Morgana fortino-2

Ed ultimamente Il Giardino di Morgana si sta occupando dei Forti dell’area dello Stretto. “Insieme ad altri ragazzi e soprattutto ad Armando Donato, uno studioso che oggi vive a Londra e che studia i Forti da almeno venti anni, ci stiamo occupando di queste batterie costiere che vennero pensate all’indomani della costruzione del Regno d’Italia a difesa dello Stretto.

I Forti hanno scontato, nel tempo, una narrazione sbagliata, che li ha in qualche modo condannati. Sono stati costruiti per motivazioni importanti da uno stato giovane, quello d’Italia che doveva ricostruirsi un’ossatura, riorganizzare le proprie difese che erano vetuste, erano quelle degli stati regionali, spesso delle strutture medievali che dovevano invece reggere le sorti di una guerra moderna. L’impiego che viene realizzato poi non è localistico, è con accorgimenti nuovi, con nuovi sistemi d’arma che vennero impiegati nella II^ guerra mondiale.

Cerco di dare una doppia lettura, locale con una visione più ampia. Quest'area è stata sempre al centro del Mediterraneo e tante pagine di storia hanno visto questo luogo fulcro di importanti eventi. Stiamo cercando, attraverso un approccio semplice ed ecocompatibile per quanto riguarda le escursioni, di andare ad esplorare questi luoghi. Li stiamo facendo conoscere anche attraverso i social, un canale aperto a tutti ormai, con degli incontri su Facebook, divulgando le notizie, frutto degli studi di Armando Donato, sui Forti che rappresentano le ultime pagine della storia militare dell’area dello Stretto”. Nata come associazione culturale, come ho già detto, si è evoluta poi ad attività escursionistica.

Il giardino Morgana escursione-2

Il nostro è un territorio fecondo, quali sono i luoghi più visitati? “L’Aspromonte è una montagna libera adesso, ci si avventura con più tranquillità anche se merita sempre rispetto - racconta Domenico - uno spazio aperto che deve essere conosciuto per essere fruito. La nostra montagna offre tantissimo sia nel suo cuore più remoto, verso l’interno, sia verso le coste con questa sua diversità incredibile. La costa tirrenica, la cui montagna scende a picco sul mare, quasi si tuffa dentro e la costa jonica, più morbida, con le sue fiumare molto larghe. Io cerco di coniugare l’aspetto paesaggistico con quello storico, di fare un cammino che diventa propedeutico per arrivare in un punto per conoscerlo, per entrare nella sua storia, nella sua vita.

I miei percorsi sono orientati sul luogo che ha da raccontare qualche pagina di storia. I miei preferiti sono i luoghi dell’Area Grecanica, Gallicianò con l’Amendolea, Bova, Pentedattilo, percorsi in cui l’aspetto naturalistico entra nel vivo della storia di questi luoghi senza quelle incrostazioni che si sono incontrare nel racconto stantìo delle pagine del passato. Mi emoziona molto vedere negli occhi di chi segue le attività, la capacità di impossessarsi di una storia che spesso non si conosce.

Ci sono poi luoghi più caratterizzati dal punto di vista naturalistico come le cascate dell’Amendolea, le cascate Mundu e Galasìa, senza dimenticare il percorso del Tracciolino che, a mio avviso, è il percorso principe del nostro territorio, un lungo serpente che si snoda da Palmi fin quasi a Bagnara, il cui ultimo tratto prende il nome di Sentiero dei Francesi, con un panorama stupendo sullo Stretto, sulle Eolie. Anche qui, è stata scritta una grande pagina di storia per la canalizzazione delle acque che giungeva fino a Palmi”. Questi i luoghi più battuti nei percorsi de Il Giardino di Morgana, a cui sono stati aggiunti i Forti calabresi e messinesi. Ed i partecipanti sono spesso del territorio e di Messina, ma durante l’estate i visitatori sono anche forestieri.

Reggio e l’archeotrekking

Il giardino Morgana Guarna 02-2“L’associazione nasce attorno all’archeotrekking - chiarisce Domenico Guarna - per sensibilizzare sull’approccio ai nostri luoghi. Malgrado si trovino in centro storico, spesso sono siti marginalizzati. E mi riferisco, ad esempio, alla tomba ellenistica, alle mura greche, alle terme romane, al castello aragonese, al parco Griso Laboccetta, a via Giulia, luoghi che nel nostro intento volevano essere collegati all’interno di un percorso urbano, per dare la possibilità di conoscere uno spaccato di storia cittadina ad un fruitore di questo territorio, sia esso un turista o un escursionista, un percorso parallelo rispetto alla visita al museo.

Ed un’altra iniziativa è stata realizzata proprio in collaborazione con il MArRC, voluta dal direttore Malacrino, e cioè collegare la visita al museo con tutti gli altri siti della città, un percorso che si conclude al castello aragonese. Dopo la visita al museo c’era la possibilità di continuare la visita oltre le collezioni museali andando ad individuare i siti dove le collezioni erano state scavate, ecco l’intento dell’archeotrekking che, nel tempo, si è arricchito con una finalità naturalistica e paesaggistica”.

La nostra è una città da scoprire, gli stessi reggini non conoscono la storia dei siti, qual è il messaggio che vuoi inviare ai lettori? “Fare un giro su questi luoghi e chiedersi se il modello applicato da qualche decennio in qua ha funzionato o meno. Leggendo i vari comunicati giornalieri che sostengono la svolta di questi siti, ci si imbatte invece in una realtà che dice tutt’altro. E’ un modello che non ha funzionato, non è utile ai fini di uno sviluppo turistico, può essere utile per la fruibilità del luogo quando si organizzano degli eventi più o meno apprezzabili, ma questo non può essere la chiave di uno sviluppo turistico.

Perché ciò accada e per avere un’appetibilità turistica, un luogo deve attrarre il turista che deve avere una motivazione per venire in città. C’è la necessità di avere una narrazione dei luoghi. Un visitatore che entra nei nostri siti ha la difficoltà di capire la storia di quel luogo, perché non c’è nessuno o nulla che la racconti. Ammesso che il turista possa trovarlo aperto, e questo è un altro problema. Oggi non c’è un racconto, malgrado la tecnologia ci permetta di raccontare un luogo, ma non è il metodo migliore”.

Qual è il tuo suggerimento? “Andare oltre la gestione degli ultimi decenni, cioè la mera gestione del sito archeologico da parte di un’associazione. E non perché le attività delle associazioni siano poco meritorie, anzi, ma non può essere un modello di sviluppo economico, può essere un modello di socialità. Ci vuole piuttosto un modello economico di gestione, i siti della nostra città non hanno generato economia negli ultimi decenni; per generarla, devono essere messi in correlazione tra di loro, avere un’offerta unica, integrata, come avviene in tutte le città mature dal punto di vista turistico, magari integrando i siti col MArRC, per esempio, attraverso un biglietto unico. Renderli appetibili, con un approccio sinergico ed un racconto che sia moderno, con l’utilizzo del qr code, fatto di una  serie di servizi che permettano la comprensione del sito. Altrimenti il sito, per quanto importante per la nostra storia, non può essere compreso da chi viene da fuori. Noi scontiamo entrambi i problemi, la difficoltà di trovare i siti aperti e qualora fossero aperti, non si riesce a comprenderli.

L’affidamento alle associazioni può essere un modello importante dal punto di vista della socialità, della condivisione, della fruizione occasionale del sito ma non può essere un modello di sviluppo turistico - si avvia alla conclusione Domenico Guarna - non dimentichiamo, infine, che il turismo è una scienza sociale ed economica ed occorre una visione strategica che deve essere, quindi, anche economica”.

Il vero viaggio di scoperta non consiste nel cercare nuove terre, ma nell’avere nuovi occhi. Marcel Proust

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