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Venerdì, 29 Marzo 2024
Lo Stretto necessario

Lo Stretto necessario

A cura di Roberta Pino

Tra fede e devozione, il culto della Madonna in nome della comunità

Radici, realtà e popolarità, tre aspetti a confronto sul corteo religioso più atteso dell’anno. Ai microfoni di ReggioToday, lo storico Faenza, il presidente dei portatori Surace e l'assistente spirituale don Iannò

“Festa Madonna” è la ricorrenza religiosa più attesa e sentita dal popolo reggino. E dopo uno stop lungo due anni, a causa della pandemia, l’evento torna finalmente ad essere vissuto con la dovuta pienezza tra fede e devozione.

Il cammino processionale, come metafora della vita, sarà l’immagine più ricorrente e più aspettata: un fiume di gente che fluisce dalla Basilica dell’Eremo, al seguito della Vara con il suo preziosissimo “carico”, il Quadro raffigurante la Vergine, con il titolo speciale di Consolatrice, una tradizione che affonda le sue radici nei secoli passati.

La processione percorrerà il Corso Garibaldi fino a giungere in piazza Duomo, dove i portatori della Vara ci regaleranno il momento più suggestivo di tutto il percorso, la “volata”. Già è possibile immaginare le emozioni nei volti dei fedeli, con i riti legati al culto, espressione più immediata della devozione che non sempre è devozionismo. Non si tratta, infatti, di meri gesti esterni di religiosità, spesso sono accompagnati da un sentire più profondo.

Tuttavia, tra fede e devozione, la processione delle feste mariane riprenderà a manifestarsi nella sua interezza, una pratica religiosa, ormai usanza secolare, che trae origine dalla pietà popolare che vuole esternare la propria devozione verso (in questo caso) la Vergine Madre e mettere sotto la sua protezione la città e i suoi abitanti.

Processione sabato madonna 05

E sul culto della processione, osservata sotto il profilo storico e meramente popolare, ci soffermeremo in questo spazio di scrittura con lo storico dell’arte Pasquale Faenza e con il presidente dei Portatori della Vara Gaetano Surace, cercando di mettere in rilievo la devozione del popolo reggino, in linea con la più antica e conosciuta tradizione religiosa, per indagare sul perché, ad oggi, un rito plurisecolare generi ancora così tanto seguito.

Quali sono le aspettative del popolo reggino in occasione di Festa Madonna? 

Faenza Pasquale-4“Il programma dei festeggiamenti mariani proposti dall'arcidiocesi di Reggio Calabria- Bova è ricco e denso - esordisce lo storico dell’arte e direttore del Museo Rohlfs di Bova, Pasquale Faenza, (nella foto) - tuttavia le aspettative della comunità, il desiderio principale dei reggini, resta quello di ristabilire quell’intimo e accorato dialogo con la Patrona della città; ritrovarsi per rivivere insieme quelle dinamiche mediante le quali si è rafforzata in loro l’identità vocazionale; partecipare alla festa attraverso la loro storia personale, le proprie gioie, sofferenze, paure, condividendo tutto ciò con gli altri.

Sentirsi comunità nel rivedere le stesse gestualità, gli stessi sguardi, sentire le medesime invocazioni di sempre, i ritmi immutati dei tamburelli, degli organetti e delle zampogne; rivivere quell’intima e accorata sensazione dell’incontro con l’effigie della Vergine Maria, con in braccio Gesù, affiancata dal Poverello d’Assisi e da Sant’Antonio di Padova. Nei riti religiosi che scandiscono i giorni centrali del mese di settembre a Reggio si palesa infatti la plurisecolare confidenza che lega il popolo di questo ultimo lembo d’Italia alla Madonna della Consolazione”.

Quale funzione assolve oggi una processione religiosa? “Attorno alla festa della Madonna si “ricostruiscono” comunità frammentate. Le processioni contribuiscono a far incontrare l’intera collettività, il centro e la periferia, la città e il suo hinterland, quelli della Jonica e della Tirrenica, ma anche i residenti e gli emigrati, amici e parenti, cugini che oramai hanno stabilito legami con luoghi lontanissimi dalla Calabria.

Una incontenibile onda di emotività, intrisa di speranze, si infrange sul volto della Madre e su quello di suo figlio. L’inanimata pittura, opera di un ignoto pittore del Cinquecento di cui si conosce appena il nome, interagisce attraverso i filtri della pietà popolare con migliaia di persone, fedeli, pellegrini che vengono da tutta la provincia. La devozione trasforma la pittura in materia viva, tramuta i riflessi dell’imponente vara d’argento in luce divina, enfatizza i vincoli relazionali di un intero popolo.

Un immenso patrimonio di cultura orale torna puntuale sulle labbra della gente di queste latitudini. Nelle preghiere, nelle invocazioni, nei canti dialettali, appaiono delineate con grande semplicità i motivi profondi che hanno legato nel tempo i reggini alla loro Madonna. Composizioni dal tono dimesso, rivelano spunti di grande saggezza e di autentica fede, in cui meglio si palesano i problemi di sempre della gente che, per superare le ostilità trova conforto affidandosi nelle mani della Vergine”.

     Quadro Madonna Consolazione-2

Quali sono le origini della devozione alla Madonna della Consolazione? “La devozione dei reggini verso la Madonna della Consolazione ha origini molto remote ed è legata ad avvenimenti storicamente avvenuti. Sia nelle preghiere, sia nei canti e nelle poesie dialettali dedicate alla Patrona di Reggio si parla di pesti, guerre, carestie e terremoti.

All’origine del culto, il trasferimento negli anni trenta del Cinquecento di un piccolissimo gruppo di frati a Reggio da un antichissimo monastero italo-greco della Valle del Tuccio che nel 1525 era stato affidato a due frati reggini, promotori di un movimento di riforma dell’ordine francescano: padre Ludovico Comi e padre Bernardino Molizzi.

Il loro rientro nella città dello Stretto nel 1532 non segnò solo l’inizio di grande tradizione religiosa. Da Reggio mosse i primi passi anche l’ordine cappuccino, nato grazie alla divina ispirazione dei due frati reggini che riversarono nel culto della Madonna della Consolazione la secolare tradizione liturgica bizantina, la quale basava il perno della sua spiritualità proprio nella devozione mariana.

Un antico e atavico attaccamento alla figura della Madonna capace di mantenere viva in tutta la Città metropolitana di Reggio Calabria una venerazione speciale nei confronti della Vergine, intesa nel suo essere Madre di Dio, Regina dei Santi, Madre di Cristo, Madre di tutti”.

Processione Madonna-2

In attesa della processione, con l’entusiasmo e il vigore di sempre, anche i Portatori della Vara, più di quattrocento uomini riuniti nell’associazione guidata da Gaetano Surace che ha il compito “più difficile”, portare sulle proprie spalle il “prezioso” carico, il quadro della Vergine della Consolazione.

Una grande gioia, per la ripresa della processione dopo i due anni di pandemia, pervade don Nino Iannò, assistente dei Portatori insieme a don Gianni Licastro, anni di attesa in cui “le persone si sono sentite comunque consolate dalla Madonna- chiarisce il sacerdote - adesso aspettano questo abbraccio che c’è sempre stato, che si manifesta nel quotidiano.

La festa è un momento particolare ed è anche un’occasione per esprimere la gioia del cuore e la propria devozione. La gente aspetta questo evento con un rinnovato amore, con ancora più fede, provata da un momento difficile quale è quello della pandemia”.

Processione madonna don Ianno-2E don Nino, (nella foto), ricorda che quest’anno il 15 settembre ricorre il terzo centenario della prima incoronazione della venerata Effige della Madonna della Consolazione che risale al 1722. Non è il solo evento però che coinvolge la fraternità dei cappuccini e l'intera comunità di fedeli reggini. Ricorre, infatti, anche il 50esimo dell'erezione a Basilica minore dell'Eremo. “La Corona - sottolinea don Nino - è il segno dell’affetto dei reggini nei confronti della loro Patrona”.

E si avverte il fermento nell’aria settembrina, che porta con sé nuovi colori e nuovi inizi. Un nuovo inizio, pur se nel solco della tradizione, anche per la processione mariana che caratterizza, ormai, da secoli la nostra città. Ed innegabile è il ruolo fondamentale rappresentato dai Portatori della Vara, presieduti da Gaetano Surace.

“L’attesa è ancora più forte, perché si è sentita la mancanza del passaggio della sacra Effigie dalle strade cittadine. Riprendiamo il cammino interrotto due anni fa e prevediamo che ci sarà una grossa affluenza”.

La prima processione dopo il restauro della Vara

Madonna Surace presidente-2Un’attesa ancora di più trepidante perché è la prima uscita dopo il restauro della Vara, effettuato nella sala Monteleone del Consiglio Regionale della Calabria da un gruppo di esperti della Soprintendenza. In essa, come ci riferisce Gaetano Surace, (nella foto), sono state apportate modifiche importanti.

Candelieri in argento

Sono state ricollocate le due coppie di candelieri in argento, opera del napoletano Vincenzo Catello. “Due di essi hanno dieci bracci e base ottagonale in bronzo dorato sulla quale si erge una scultura raffigurante un Angelo reggicornucopia: sul prospetto delle due basi sono placche in argento recanti, rispettivamente, una raffigurazione di San Giorgio e il drago, stemma civico della città di Reggio, e l’iscrizione A Lei che la scampava dal colera nel 1884 questi candelabri offrì Reggio riconoscente il 1885, come si legge sul sito del Museo Diocesano.

Medaglia del pittore Vincenzo Cannizzaro

Ed ancora è stata rimessa al suo posto la medaglia d’argento del pittore Cannizzaro, “prezioso manufatto in oro e argento in origine incastonato in alto al fastigio della Vara: la Medaglia vinta dal pittore reggino Vincenzo Cannizzaro (1740–1768) partecipando nel 1767, con un dipinto raffigurante la Trasfigurazione di Gesù sul Tabor, a un concorso indetto dalla Regia Accademia di Belle Arti di Parma.

L’artista, gravemente malato, ne dispose immediatamente il dono quale ex voto alla Madonna della Consolazione”. “Tale medaglia, con i candelabri, erano conservati nel Museo Diocesano in attesa di riportare la Vara alla sua antica origine” ricorda Surace.

La bellezza riconquistata quindi ma nessuna novità invece per il percorso della processione, “l’unica accortezza è custodire e preservare il più possibile la Vara, infatti non ci saranno i fiori perché l’acqua fa deteriorare l’argento”.
E anche Gaetano Surace fa un salto nel passato.

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I primi Portatori della Vara

“La prima processione a Reggio è avvenuta ufficialmente nel 1693 anche se ci sono tracce di discese prima del 1600 in occasione di eccezionali eventi che accadevano in città, pestilenze, terremoti, carestie, assedi”.

E si testimoniano tracce anche dei primi portatori della vara, che risalgono ad almeno tre secoli fa, allorquando, per gratificare la Vergine per le sue intercessioni miracolose, si iniziava l'usanza del trasporto dell'Effige in corteo.

“I frati cappuccini furono senza dubbio i primi portatori di una Vara, che al tempo si presentava assai più semplice e povera, si trattava, infatti, di una barella improvvisata, la vara si chiamava “barella”, poi “bara” per giungere
all’attuale “vara”. Erano rappresentati da gente di Bagnara e da pescatori. Col passare degli anni, si sono uniti rappresentanti di altri mestieri, tutti i ceti della città.

In seguito, furono i pescatori, come offerta di ringraziamento, i primi laici ad avere l'onore di 'ncoddari. Erano scalzi così come quasi tutto il resto della popolazione che seguiva il rito, mentre i nobili partecipavano a bordo delle loro carrozze ben imbandite con nastri ed ornamenti. Ad oggi siamo in associazione circa 450 soci, al momento del trasporto ci sono 130 persone circa che si alternano lungo il percorso, quindi circa 350 persone gireranno sotto la vara. Il mio auspicio - conclude Surace - è che la processione si svolga nella normalità riacquistata dopo le restrizioni degli ultimi anni. L’attesa e la voglia di riprendere sulle spalle la Vara ci fa superare qualsiasi fatica”.

E Festa ‘i Maronna si prepara per essere celebrata con i suoi secolari riti, che cominciano nei sette sabati precedenti. Si giunge così al fatidico sabato della discesa, il secondo del mese di settembre; dopo la notte trascorsa in veglia davanti alla sacra Effigie, è il momento della processione dall’Eremo alla Cattedrale cittadina.

Un lungo e articolato percorso per le vie del centro, con le file di devoti pellegrini con le lacrime agli occhi e le preghiere mormorate sulle labbra, i piedi scalzi, i bimbi portati in braccia dalle mamme a vedere e baciare il Quadro, gli sguardi protratti e oranti, le labbra mormoranti desideri del cuore, i canti intrisi di pietà popolare e tante altre spontanee manifestazioni del ricco animo popolare, tutte espressioni di una religiosità antica ma che si rinnova anche oggi.

Ecco perché è difficile descrivere nella sua pienezza questa processione, si riesce solo a dare una lontana idea dello scenario mistico che si presenta a chi vi assiste: le emozioni, infatti, non si possono raccontare, occorre viverle.

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