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Venerdì, 29 Marzo 2024
Lo Stretto necessario

Lo Stretto necessario

A cura di Roberta Pino

La città dello Stretto che celebra il passato ma che deve guardare con speranza al futuro

Sentimenti contrastanti animano lo sguardo dei reggini verso una città che contempla mille sfaccettature contrastanti

"Odio e amo. Forse mi chiedi come io faccia. Non lo so, ma sento che ciò accade, e ne sono tormentato". Il poeta Catullo riesce con efficacia a rendere la situazione emotiva di un amore lacerato da sentimenti contrastanti, e condensa in un epigramma travagliato un tremendo dissidio interiore.

Un attrito dell’anima che ben si applica anche ai luoghi, oltre che alle persone. La città dello Stretto suscita questa ambivalenza animica, è un dato di fatto. Si detesta perché non risponde alle aspettative di qualità della vita soddisfatte, invece, da molte città del Nord Italia. Si ama perché è una terra straordinaria, dagli aspetti inconsueti e dai lati sorprendenti, per la sua incantevole bellezza e perché no, anche per la difficoltà di viverci, che tempra i suoi abitanti più che in altre parti del paese.

Reggio panoramica-4D’altronde l’annuale indagine del Sole24ore ha inserito Reggio Calabria al 95° posto. Una scalata verso il basso per la città che perde quattro posizioni rispetto all’anno precedente, anche se si deve parlare di perdita contenuta.
La ricerca, per la cronaca, misura la qualità della vita attraverso parametri come “ricchezza e consumi”, “demografia e salute”, “affari e lavoro”, “ambiente e servizi”, “giustizia e sicurezza”, “cultura e tempo libero”.

Nell’anno della pandemia l’indagine ha inserito tra i parametri, anche l’indice dei casi Covid rilevati ogni mille abitanti. Sono dati che hanno una loro intelligibilità da cui poter desumere e sviscerare aspetti altrimenti celati e inerti. I numeri, diceva Platone, sono la via d’accesso alla dialettica. Numeri che diventano idee, spunti, analisi per ripartire, si spera, verso un rilancio pianificato e costruttivo.

Dati che rivelano, al momento, lo stato di salute della città e che danno il tormento perché raffigurano una realtà oggettiva imprescindibile. I problemi sono sempre gli stessi: rifiuti abbandonati ovunque con la conseguente creazione di micro/macro discariche anche nel centro storico cittadino, servizi essenziali schizofrenici, disoccupazione ormai allo stato cronico, sanità ridotta a barzelletta nazionale, cultura mai adeguatamente valorizzata, criminalità organizzata diffusa e capillare, atteggiamenti di rassegnazione e di afflizione del popolo reggino, il quale, spesso, dimentica che nel suo vocabolario esiste la parola “indignazione”.

Etna lungomare-2Una fotografia impietosa e perentoria, ma necessaria. Ma c’è un’altra visione della città, un altro sguardo, anch’esso obiettivo e reale. Reggio Calabria offre uno scenario unico per le sue innumerevoli bellezze, a partire da quelle naturali come la posizione strategica al centro del Mediterraneo, attraversata dal 38° parallelo al pari di San Francisco, Atene, Smirne, Seoul, Cordova; lo Stretto di Messina, candidato a patrimonio dell’Umanità, con l’eterno spettacolo offerto da sua maestà l’Etna; il lungomare Falcomatà, definito “il più bel chilometro d’Italia” (di dannunziana memoria secondo una leggenda metropolitana), con il fitto giardino botanico tropicale e gli alberi secolari, che si affaccia sulle azzurrissime acque che separano (o uniscono) dalla dirimpettaia Sicilia; le coste dei due mari, Jonio e Tirreno, con le lunghe e immense spiagge sabbiose o pietrose a seconda dei versanti preferiti; l’Aspromonte, selvaggio e affascinante, con i suoi boschi ed i paesaggi mozzafiato ed una pista da sci con vista mare.

Bronzi-3Ed ancora i numerosi borghi che, malgrado lo spopolamento, sono da considerarsi veri gioielli paesaggistici e culturali, Bova, Gerace, Stilo, Caulonia, San Giorgio Morgeto, Scilla solo per citarne alcuni. L’antica Rhegion offre, inoltre, molteplici attrazioni culturali quali il MArRC, Museo Archeologico Nazionale, riconosciuto tra gli istituti museali archeologici più prestigiosi d’Italia con gli internazionali guerrieri di Riace; le tre statue della scultrice romana Rabarama, che caratterizzano la via Marina alta sin dal 2007; “Opera”, la nuova installazione dello scultore milanese Edoardo Tresoldi, 46 colonne che ingentiliscono l’antica via dei Giunchi.

Pinacoteca reggio-2Ed ancora le terme romane e le mura greche; l’Arena dello Stretto con la statua bronzea dedicata alla dea Athena Promachos e la Pinacoteca Civica, dove sono riunite le opere più prestigiose del patrimonio artistico del Comune di Reggio Calabria comprese tra il XV e il XX secolo (Mattia Preti, Antonello da Messina, Renato Guttuso, solo per ricordare alcuni artisti). (foto sito TurisCalabria)

Tutto questo in uno spazio contenuto, in un colpo d’occhio che toglie il fiato. E poi, il bene più prezioso, il mare.
Quel mare che è parte integrante di un reggino, perchè ci sono cose che si possono capire solo se si nasce in una città lambita dalle acque. Il rapporto che si instaura tra l’uomo e il mare è veramente qualcosa di profondo, di viscerale che ci si porta dietro anche se ci si allontana da quella sublime visione.

Arena tramonto-2Non è facile spiegare cosa rappresenti per chi ci vive vicino, per chi ha la fortuna di vederlo giornalmente affacciandosi alla finestra, per chi sa che il mare è sempre lì ad aspettare. Le persone nate in una città di mare si riconoscono fra loro, è uno sguardo che trasuda malinconia e felicità insieme, è uno sguardo allungato verso l’orizzonte, sempre differente, che equivale a scrutarsi dentro. Chi ha vissuto l’esperienza dell’emigrazione sa che il mare è qualcosa che mancherà sempre e che si cerca ovunque, perché è una visione che appaga e pacifica lo spirito.

I reggini hanno nel loro Dna il mare e non ne possono fare a meno, lo porteranno con sé ovunque vadano.
Quanta bellezza in questa città tanto deturpata! E odio e amore continuano ad andare di pari passo, due facce della stessa medaglia, due sentimenti che, malgrado tutto, spazzano via l’indifferenza, il peggiore dei mali. Ciò che serve è proiettare sulla città uno sguardo costruttivo e lungimirante, guardarla come uno spazio aperto in cui si dilatano gli orizzonti della creatività. Uno sguardo umile, fattivo che comincia dalla cura per il bene comune e dall’impegno quotidiano di ciascuno dei suoi figli.

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